Al suo esordio a fine anni 70, nessuno poteva immaginare che la saga di Star Wars avrebbe attraversato i decenni a venire travalicando la semplice natura di film di intrattenimento per diventare un caposaldo della cultura pop, un marchio che avrebbe dato origine a infinite storie raccontate attraverso tutti i media, e per molti una fonte di ispirazione, di divertimento e di socializzazione, se non addirittura una sorta di ‘fede’!

Registi, attori, autori, artisti, compositori e sceneggiatori si sono avvicendati da un capitolo all’altro della saga, accompagnandoci attraverso molti anni e ognuno, a modo suo, ha lasciato il segno sulla stagione cinematografica in cui è comparso. Stilare una classifica che ordini i capitoli di Star Wars dal peggiore al migliore può essere tutt’al più un bel gioco: sono una miriade i fattori che decretano il favore di una pellicola rispetto a un’altra, e quasi sempre sono tutti estremamente soggettivi. Posta questa premessa, e aggiungendo che la classifica che segue vuole essere appunto un gioco, basato sui personalissimi gusti di chi scrive, abbiamo deciso di proporvi quella che riteniamo la nostra graduatoria. Certi che ogni lettore abbia la propria, e nella speranza di indurvi magari a riesaminare qualcuno dei capitoli da un punto di vista diverso, eccovi la classifica dei film di Star Wars proposta da Badtaste!

11 – Star Wars: Episodio II – L’attacco dei cloni

Il capitolo centrale della trilogia dei prequel porta il fardello degli elementi meno riusciti di quell’arco di storia. L’intrigo che sta alla base della creazione dell’esercito dei cloni della Repubblica potrebbe essere interessante, ma è impelagato in troppe deviazioni superflue. Si alterna a una storia d’amore essenziale per la trama, ma sceneggiata, concepita e realizzata con difficoltà. Non mancano i momenti entusiasmanti, dalla carismatica figura del Conte Dooku di Christopher Lee alla battaglia finale nell’arena di Geonosis, che rendono comunque il film godibile e divertente sul fronte dell’azione e dell’avventura, ma dialoghi, sceneggiatura e recitazione dei peraltro validi attori sono i meno bilanciati in questo capitolo. Una fetta di pubblico, già non del tutto convinta dalla prestazione di Episodio I, teme il peggio dopo l’altalenante prestazione de L’Attacco dei Cloni, che fortunatamente può contare sullo spirito benevolo della serie animata The Clone Wars per approfondire e sviluppare appieno quello che non ha trovato spazio sul grande schermo.

10 – Star Wars: Episodio IX – L’Ascesa di Skywalker

Chiudere allo stesso tempo la trilogia dei sequel e l’intera saga era un’impresa titanica ed Episodio IX soffre forse il peso di questa eccessiva responsabilità. Sul fronte dei difetti, pesa una sceneggiatura eccessivamente e immotivatamente contorta e frenetica nella prima parte, ma soprattutto pesa una storia che sembra dettata dall’obiettivo impossibile di soddisfare le pretese degli appassionati sui social, di correggere il tiro rispetto all’episodio precedente e di strizzare l’occhio al pubblico con una pioggia di citazioni, comparsate, riferimenti e allusioni, piuttosto che raccontare una storia genuina che vada per la sua strada. Brillano qua e là alcune intuizioni visive molto potenti, come l’oscurità del pianeta Exegol e il relitto della seconda Morte Nera scosso dalle tempeste, l’impatto emotivo degli addii e delle ultime parole dei protagonisti storici e una chiusura toccante che intreccia i destini dei due protagonisti indiscussi, Kylo e Rey, a discapito però del resto del cast, che sfuma in secondo piano. Episodio IX diverte, a tratti commuove, a volte irrita, ma il capitolo finale dell’intera saga doveva probabilmente volare più in alto.

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9 – Star Wars: Episodio I – La Minaccia Fantasma

Nel 1999, il ritorno di Star Wars sul grande schermo dopo 16 anni di attesa era carico di aspettative e speranze che col senno di poi era impossibile soddisfare in toto. La storia della caduta di Anakin Skywalker inizia con un episodio dai toni molto solari e con una trama particolarmente favolistica dove il pubblico privilegiato è quello di giovane età. Episodio I barcolla su alcune di queste trovate più ingenue (i Gungan, dopo gli Ewok, falliscono una seconda volta nel trattare il pur suggestivo tema della lotta tra natura e tecnologia, e del famigerato Jar Jar è stato detto di tutto e di più). Regala però scene d’azione memorabili come la corsa dei podracer, il frenetico duello a tre contro Darth Maul e personaggi che bucano lo schermo come lo stesso Maul o Qui-Gon Jinn, il Jedi poco ortodosso che ha il volto di Liam Neeson. Rivisto col senno di poi, è anche il film dove si compie il grosso dell’ascesa di Palpatine in sordina, cosa che ne fa una storia molto meno favolistica e solare di quanto possa apparire a prima vista.

8 – Solo: A Star Wars Story

Se la vicenda delle origini di Han Solo fosse stata proposta sulla piattaforma di Disney + come serie televisiva, probabilmente sarebbe stata accolta con entusiasmo pressoché universale. Messa sul grande schermo si rivela un’avventura divertente e dignitosa ambientata nell’underworld di Star Wars che può contare su bravi attori (Paul Bettany, Emilia Clarke, Woody Harrelson e Donald Glover rispettivamente nei ruoli di Dryden Vos, Qi’ra, Beckett e un ispirato Lando Calrissian) ma che manca di quel quid che riesca a imprimere la storia nella memoria degli spettatori con qualche evento grandioso, un colpo di scena iconico o uno spirito tutto suo. Questo è innegabilmente il frutto delle correzioni di rotta in fase di realizzazione della pellicola, che hanno costretto a reimmaginare una storia concepita su altri toni. Resta un po’ di rammarico per quello che avrebbe potuto essere, ma chi cerca un’avventura starwarsiana onesta, divertente e ben fatta sarà accontentato.

7 – Star Wars: Episodio VII – Il Risveglio della Forza

Come La Minaccia Fantasma quindici anni prima, anche Episodio VII deve soddisfare delle aspettative smisurate, spalancando le porte del futuro narrativo di una saga che sembrava ormai consegnata al passato. Il Risveglio della Forza è un puro film di J. J. Abrams, nel bene e nel male. Imbandisce un banchetto ricco di nuovi elementi, ponendo una miriade di domande e rimandando le risposte ai futuri capitoli. Il tema del passaggio a una nuova generazione di eroi è qui ben gestito e alcune intuizioni visive sono affascinanti, come il pianeta Jakku, dove i protagonisti si muovono in senso metaforico e letterale tra le rovine di un passato leggendario più grande di loro. Anche la scelta di un villain diametralmente opposto a Vader, l’instabile Kylo Ren interpretato da un bravo Adam Driver, incuriosisce. La posta in gioco è il futuro stesso del franchise, cosa che spinge il regista a non osare e a percorrere binari iper-sicuri, al punto che i rimandi alla trilogia classica diventano a volte smaccati. Ma al netto di qualche ripetizione di troppo e di sottotrame aperte senza sapere con certezza che sviluppi avranno, Il Risveglio della Forza porta a casa il risultato di riaccendere la passione che si era assopita e ci lascia con la voglia di saperne di più.

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6 – Star Wars: Episodio VIII – Gli Ultimi Jedi

Dopo che J.J. Abrams ha “disposto i pezzi” sulla scacchiera col suo primo capitolo, tocca a Rian Johnson muoverli. Il regista mette assieme un episodio audace e “autoriale”, che tenta di portare Star Wars verso orizzonti inesplorati e di traghettarlo verso le nuove generazioni. Non tutto va per il verso giusto: Johnson ammacca o ignora buona parte dei personaggi ereditati dal capitolo precedente che non deve amare troppo (Hux, Maz Kanata, Snoke, Phasma), ma traccia archi narrativi solidi e forti per i protagonisti, ponendo sviluppi che probabilmente avrebbero meritato più rispetto nel capitolo conclusivo. Ci offre inoltre un Luke Skwalker controverso negli esordi, ma che si riscatta e assurge a leggenda nello scontro finale. Il risultato è un episodio che divide il pubblico tra sostenitori e detrattori, ma che resta il più elegante dei sequel a livello visivo, di regia e di cuore.

5 – Star Wars: Episodio III – La Vendetta dei Sith

Il tassello finale della trilogia prequel soffre più per gli errori pregressi dei due capitoli che vengono prima di lui che non per difetti suoi. Avendo temporeggiato eccessivamente nell’affrontare i temi portanti in precedenza, si trova ora a compattare pezzi narrativi da novanta come la caduta della Repubblica, lo sterminio dei Jedi, il destino di Padme e dei gemelli e la corruzione di Anakin Skywalker in una sequenza di eventi tumultuosa e appassionante, ma che forse avrebbe meritato più spazio. Qua e là affiorano ancora alcune defaillance dei prequel (dialoghi rugginosi, qualche sbavatura a livello di trama), ma stavolta i temi sono così potenti e le emozioni così intense che i difetti passano in secondo piano: specialmente nella seconda parte del film, il crescendo emotivo funziona a meraviglia, e anche con la complicità delle musiche di un John Williams particolarmente ispirato, la trilogia prequel si congeda con uno slancio lirico che tocca il cuore dei fan.

4 – Star Wars: Episodio VI – Il Ritorno dello Jedi

Il capitolo finale della trilogia classica è oggi considerato un caposaldo a tutti gli effetti, anche se va probabilmente collocato una o due tacche più in basso rispetto ai suoi capitoli precedenti. Affiora qua e là qualche vena di ‘infantilismo’ nella trama (là dove Episodio IV e V si mantenevano scrupolosamente “all ages”) specialmente nell’introduzione degli Ewok, che ammiccano a un pubblico di giovanissimi ma che magari avrebbero dovuto avere un ruolo meno incisivo nella risoluzione della guerra civile galattica. Inoltre, l’agnizione di Leia come sorella di Luke sembra più una comoda via d’uscita per risolvere il triangolo amoroso tra i protagonisti che non una trama ponderata a priori. Detto questo, la parte finale del film rimane anche a distanza di decenni un culmine esaltante: la lotta su tre fronti sulla luna boscosa di Endor, nello spazio tra le due flotte nemiche e nella sala del trono dell’Imperatore ha un ritmo e un’intensità che molti film odierni possono solo sognare, e la risoluzione del dramma che lega Luke, Vader e Palpatine è perfetta dal punto di vista narrativo, eroico ed emotivo.

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3 – Rogue One: A Star Wars Story

Più passa il tempo, più ci si rende conto che il regista Gareth Edwards ha catturato il proverbiale “fulmine in bottiglia” con Rogue One. Allo stesso tempo fedelissimo ai temi e alle atmosfere della trilogia classica, ma innovativo e coraggioso nel raccontare la propria storia su registri e vie diverse, è la dimostrazione di quanto l’universo starwarsiano possa avere ancora da raccontare con l’approccio giusto. Rogue One ci presenta un gruppo di protagonisti a cui la trama “non fa sconti”, testimoni di un eroismo stoico e tenace, un villain, Krennic, che riesce a essere spietato e simultaneamente a suscitare una certa empatia, e il finale più tragico di tutti i capitoli cinematografici mai prodotti. Eppure si conclude con la parola e con il concetto di speranza, e lo spettatore esce dal cinema esaltato ed esausto come se avesse combattuto in prima linea al fianco di Jyn Erso e compagni.

2 – Star Wars: Episodio IV – Una Nuova Speranza

Il Big Bang, la scintilla da cui tutto ha avuto inizio. Forse si meriterebbe di stare ai vertici di questa classifica, e se non c’è non è per demeriti suoi, ma solo perché il suo successore riesce a essere perfino meglio. In ogni caso, lo Star Wars originale non solo è un ottimo capitolo della saga, ma è un film che ha segnato la storia del cinema e ha definito la cultura pop americana e mondiale forse come nessuno è mai più riuscito a fare. L’archetipale viaggio dell’eroe mitologico, riproposto in uno scenario a metà strada tra il futuribile e il fantasy, in una mescolanza di generi che va dal film di guerra al western, dai serial pulp degli anni 50 alle leggende d’armi e cavalieri, il tutto condito con un pizzico d’umorismo e il genuino desiderio di divertirsi e divertire. Da quel lontano 25 maggio del 1977 in poi, i nomi di Luke Skywalker, Leia Organa, Han Solo, Darth Vader e compagni sono entrati nell’immaginario collettivo di tutto il mondo, destinati a rimanerci per l’eternità.

1 – Star Wars: Episodio V – L’Impero Colpisce Ancora

L’Impero Colpisce Ancora è la “tempesta perfetta” di Star Wars. Lo è in primis grazie a un’azzeccata formula di produzione che qui funziona al meglio: c’è il demiurgo George Lucas, custode della trama, della continuità e della visione originale, ma c’è anche Irvin Kershner, il regista che sa valorizzare i contributi creativi di sceneggiatori, attori e cast per fare del tutto un risultato superiore alla somma delle parti. In un’epoca dove i sequel erano rari e quando c’erano erano generalmente un “more of the same”, Episodio V porta avanti quanto inaugurato dall’episodio precedente ma non ha paura di sondare nuove strade, di approfondire i protagonisti e di scrivere un altro pezzo di storia del cinema tra effetti speciali, scene d’azione e colpi di scena narrativi. Tutto gira con la precisione di un orologio: attori, sceneggiatura, ritmo e musica, e anche il più secondario dei personaggi, dal filosofico generale Ribelle al maldestro ammiraglio Imperiale, ha una sua caratterizzazione che lo definisce con efficacia.

E poi c’è “il” colpo di scena per antonomasia. Molti altri, nella saga e nel resto del cinema, tenteranno di ripetere il sovvertimento epocale di “io sono tuo padre”: nessuno c’è riuscito e forse ci riuscirà mai. Tematicamente e perfino numericamente al centro perfetto della saga, è il cuore di tutta la narrazione, il momento in cui Star Wars ascende da pur ottimo film d’azione a quel qualcosa in più che lo rende così speciale.

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