Qualche giorno fa Quentin Tarantino ha preso parte al podcast Joe Rogan Experience per promuovere il suo libro basato sul film C’era una volta a Hollywood. Ne è venuta fuori quella che probabilmente è l’intervista più lunga di sempre rilasciata dal regista (quasi tre ore) contenente tantissimi aneddoti, accuse al vetriolo e tutta la visione del mondo di Quentin Tarantino.

Abbiamo già riportato alcune notizie rilevanti emerse dal dialogo. In questo articolo vogliamo riassumere tutto il resto: le piccole curiosità e le idee spontanee emerse durante lo show. 

Iniziamo subito.

Gli anni ’80 in America sono stati gli anni della correttezza. Un inferno per Tarantino che ha cercato con i suoi primi film di cambiare questa tendenza alla ruffianeria verso lo spettatore. Diversamente dagli anni ’70 dove gli antieroi erano i veri protagonisti, ora negli ’80 tutti i personaggi dovevano piacere. Un esempio è la figura di Bill Murray in quegli anni contro quella di Chevy Chase. Il primo è sempre un personaggio ironico, arrogante e per certi versi detestabile, ma alla fine dei film cambia e chiede scusa delle azioni. Ma siamo veramente sicuri che il Bill Murray non cinico sia veramente migliore per la storia? Chiede Tarantino. Chase invece è riuscito meglio ad evitare questo aspetto della cultura dell’epoca, secondo il regista.

Inevitabile la domanda su Harvey Weinstein, storico produttore di Tarantino. Il regista, come ha già detto più volte, non era a conoscenza degli stupri, ma sapeva dei suoi atteggiamenti predatori “da capo che insegue la segretaria”. Vorrebbe avergli parlato e detto di fermarsi. Ha aggiunto però che quasi tutte le persone che lavoravano con lui sapevano, se non le cose più gravi, per lo meno dei suoi atteggiamenti molesti. 

Interrogato dai Joe Rogan sulla sua passione per le citazioni Quentin Tarantino ha spiegato di non vederla come una cosa molto strana. Ha detto che per la sua generazione, cresciuta con i film della New Hollywood, i film facevano parte della quotidianità. Far parlare i personaggi dei prodotti della cultura popolare sembrava quindi naturalmente la cosa più realistica e così è entrata nei suoi film. 

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Pulp Fiction è stato il film che ha rilanciato un John Travolta che sembrava a fine carriera. Tarantino racconta come è andata. Mentre stava ultimando la sceneggiatura gli venne chiesto di redigere un elenco delle persone che avrebbe accettato tra i possibili interpreti. Chi avrebbe accettato sarebbe entrato nel film. La produzione voleva però che togliesse William Petersen e John Travolta per la parte di Vincent. Il personaggio era scritto inizialmente per Michael Madsen. Poco prima di iniziate a girare Madsen accettò un altro ruolo. Tarantino sapeva della passione della critica Pauline Kael rispetto a John travolta. Sapeva di averla dalla sua parte. Andò allora da Weinstein e gli disse “devi vedere John Travolta in Blow Out e se non pensi che sia una grande performance allora non dovremo fare questo film insieme”. Ovviamente ebbe la meglio.

L’idea di Kurt Russel che uccide persone con la macchina deriva da una chiacchierata con Sean Penn. Egli voleva infatti cambiare la macchina per prenderne una più sicura. Non più bella, ma proprio attrezzata per minimizzare i rischi. Quentin Tarantino gli ha quindi detto di dare la sua auto in mano agli stuntman. Loro l’avrebbero modificata per essere a prova di morte (Death Proof). E così gli è venuta l’idea per il primo Grindhouse. 

C’era una volta a Hollywood cambia la timeline e quello che è successo con Manson. La scrittura di quel famoso terzo atto, dice Tarantino, viene dal fatto che se cresci a Los Angeles quei fatti fanno parte della cultura. Come ha fatto con Bastardi senza gloria ha voluto cambiare la storia mettendo gli assassini di fronte a Cliff, ovvero un duro capace di far fuori anche gli assassini più spietati.

Ha parlato anche della passione per il personaggio di Kwai Chang Caine interpretato da David Carradine nella serie Kung Fu e, ovviamente, ha affrontato nuovamente le controversie su Bruce Lee.

Continua chiarendo la posizione sulle controversie in generale: ci sono le vere controversie e poi ci sono gli articoli sui giornali in cui qualcuno scrive un pezzo su un quotidiano importante. Queste vanno contro il film dicendo che è una visione retrograda o che “Quentin sta diventando un estremista di destra”, dice Tarantino a Rogan. Si lamenta poi del fatto che qualcuno lo associ ai suoi personaggi. “Perché non parli di più del Vietnam e non ci sono più neri? Perché il film è ambientato in due giorni” risponde riferendosi alle critiche di C’era una volta a Hollywood. “Come mai parla così poco Margot Robbie? Il motivo è che ha passato la giornata da sola!”.

Rapporto con le critiche: gli piace leggerle e dice di prenderle cum grano salis. Conosce i critici ed è interessato però di più a leggere i critici che sa che amano il suo stile e che magari non gradiscono un suo film. È il caso di The Hateful Eight.

Non sa quale sarà la sua storia finale. Non arriverà troppo presto dal momento che vuole scrivere due libri prima. Ha pensato anche di rifare Le iene per vedere come è cambiato come regista, ma non vuole finire così la sua carriera cinematografica.

Tra Kill Bill 1 e il 2 Tarantino si è rimesso in forma, ha iniziato a performare così bene ai Talk Show che molti registi (anche di alto calibro) gli hanno offerto delle parti nei loro film. Inizialmente era anche propenso ad accettare ma Sofia Coppola, la fidanzata dell’epoca, gli impedì di perdere tempo prezioso per la coppia sui set altrui. Ancora oggi è questo che tiene lontano il regista da una carriera di attore, non è più il tempo per lui di occupare i suoi giorni su film altrui.

Film dei supereroi. Si è stufato di molti cinecomics, ma dice anche: “sarebbe stato fantastico se queste cose della Marvel fossero arrivate quando avevo 20-30 anni. Quello che è accaduto ora è quello che volevamo succedesse negli anni ’80. Ma hanno aspettato fino ai miei 50 anni e quindi ora non me ne frega più molto.” 

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Curiosità varie raccontate durante il podcast.

  • Uno dei comici preferiti di Quentin Tarantino? Sam Kinison!
  • Nega di avere una versione di 12 ore di C’era una volta a Hollywood. Se proprio volesse fare una versione estesa, senza preoccuparsi del ritmo e del tempo, potrebbe arrivare a 3 ore e 20 minuti. Il libro è stato scritto dopo aver girato il film, ma contiene alcune di quelle idee scartate dal montaggio finale.
  • Sulla scrittura: pianificare la storia va bene fino a metà. Poi lo scrittore conosce così tanto i personaggi che il finale lo scrivono loro.
  • Possiede quasi tutte le macchine dei film che ha fatto 
  • 10 film non era previsto sin dall’inizio Kill Bill va contato come un film solo, ma avrebbe contato 2 se avesse voluto chiudere con C’era una volta a Hollywood. Il motivo del ritiro? “Conosco la storia del cinema e so che i registi non diventano più bravi”. I piani per dopo coinvolgono ovviamente il figlio che è da poco nato e vorrebbe scrivere libri di cinema, romanzi e un’opera teatrale.
  • Non avrebbe voluto cambiare niente della sua carriera cinematografica. È perfettamente contento con quello che ha fatto e sopratutto per il fatto di averlo potuto fare per molto tempo. Per molti più anni rispetto agli altri registi che debuttarono con lui al Sundance. 
  • Non ha visto Alita di Rodriguez perché non ha potuto vederlo in 3D ma, nonostante la sua antipatia per la CGI trova che per il tipo di prodotto che è sia inevitabile il suo uso. Però, dice Tarantino, alla fine il cinema è riprendere quello che succede veramente sul set, non fare inseguire due macchine che non esistono.
  • Robert Rodriguez è un grande fan di Conan e vorrebbe rifare il film.

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