Robert Eggers è riuscito a diventare il regista del momento in pochissime mosse. Ha confermato il successo indipendente di The Witch con il successivo The Lighthouse raddoppiando le ambizioni e la difficoltà. Con The Northman, suo terzo lungometraggio, ha compiuto un salto importante in termini i di budget e di portata del film. È entrato (a fatica) nella logica degli studios, con il suo film più commerciale seppur distante da quello a cui il pubblico è abituato.

Un racconto mitologico travolgente, con set importanti, un cast nutrito di attori di serie A. Nonostante alcune insofferenze produttive da parte del regista, non abituato all’ingerenza degli studio sul cut finale, è comunque un’opera personalissima in cui lo stile non viene soffocato. Anzi, l’azione è elaboratissima: in un assalto al villaggio vediamo il protagonista afferrare una lancia al volo e rilanciarla uccidendo il nemico, per poi caricare le barriere di legno, scalarle, gettarsi dall’altra parte e compiere un massacro. Tutto con un longtake senza enfasi da blockbuster, se non quella che mette sulla pretesa di maggiore oggettività possibile. 

Lo stile di Robert Eggers

Come regista a 38 anni si è già affermato come una delle voci più influenti. È a capo di una nuova onda del cinema arthouse. Amici, voci nuove, capaci più di altre di proporre esibizioni di uno stile ben chiaro e rigoroso, con contenuti complessi da decifrare, carichi di riferimenti e di livelli interpretativi. A differenza di altre esperienze simili precedenti, Ari Aster, Jordan Peele, e Robert Eggers (a cui si potrebbe aggiungere anche David Robert Mitchell) non hanno solo un’idea chiara di cinema, ma fanno film anche godibilissimi. Usano la loro durezza per intrattenere. Sono formalmente così precisi e consapevoli che guidano anche lo spettatore meno preparato in un’esperienza prima di tutto sensoriale e in seconda battuta intellettuale.

Nessuno nasce con uno stile già chiaro in testa. Serve un periodo di prove e di errori per conoscersi dietro la cinepresa. Come molti anche Robert Eggers ha iniziato dai cortometraggi. Due di questi sono disponibili online. Potete vedere il primo in cima a questo articolo.

Hansel & Gretel

Il suo debutto alla regia è una trasposizione di Hansel & Gretel. Girato nel 2006 non anticipa ciò che il regista diventerà un decennio dopo. Lo stesso Robert Eggers si è detto inorridito dal fatto che il filmato si trovi online. I registi non sono mai teneri con il proprio lavoro e questo giudizio è decisamente esagerato. Proprio come devono essere le opere prime, il corto contiene infatti alcuni tratti della sua idea di cinema che prenderanno il sopravvento nei film successivi e altre scelte di regia poi non più replicate. Come ad esempio una cinepresa la cui presenza si sente in maniera eccessiva grazie all’uso della camera a mano, ai movimenti in avanti che entrano nella casa dei due bambini oltre le porte. Abbondano gli angoli distorti con un montaggio che sobbalza come ritmo, da un inizio eccessivamente lento a un finale troppo veloce.

Però c’è già tanto del Robert Eggers che verrà. Perché asciugata la direzione delle immagini, la fantasia che guida l’interpretazione della fiaba dei fratelli Grimm ha già in nuce quello che saranno i tre lungometraggi. L’elemento fantastico è sostituito da quello orrorifico. La strega, pur con i limiti del trucco, è plausibile e inquietante. La scelta del bianco e nero “anticato”, insieme alle didascalie, è potente. Sembra di guardare un film degli anni ’10 ma con la durezza del cinema di 100 anni dopo. Due percezioni contrastanti che creano un orrore sottile e interno al racconto, non costruito al montaggio, proprio come quello di The Witch. 

Nel 2008 continua a sperimentare cimentandosi con Il cuore rivelatore di Edgar Allan Poe. In entrambe le opere figura anche come scenografo, costumista e sceneggiatore. Ma è con il corto successivo che cambia tutto.

Brothers

Nel 2015 dirige Brothers. Ecco un regista completo. L’Eggers che conosciamo è già tutto qui dentro. Una storia di fratelli, non troppo diversa da quella di Hansel & Gretel. La strega cattiva è qui però solo suggerita. È una figura materna troppo ingombrante per entrare nel quadro. La differenza di età tra i due è solamente fisica, sembrano invece condividere la stessa maturità psicologica. Vivono in povertà. Il loro rapporto si consuma attraverso continue sfide. Una normale rivalità che incontrollata e non normata da una figura adulta diventa violenza animalesca: una natura allo stato brado in cui ancora una volta l’ambiente schiaccia le figure piccolissime protette dagli alberi giganteschi. 

Una trasformazione, quasi come quelle delle pagine horror da cui prende spunto, da un regista acerbo a uno completamente sicuro di sé. Diretto. Duro. Spiazzante. Insomma: Robert Eggers.

E voi cosa ne pensate? Fatecelo sapere nei commenti!

Fonte: The Film Stage

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