In occasione della presentazione di Red Rocket alla Festa del Cinema di Roma, abbiamo avuto l’opportunità di parlare con Sean Baker. Alla fine dell’intervista abbiamo chiesto al regista di Tangerine e Un sogno chiamato Florida se vorrebbe girare un film dei Marvel Studios, e con nostra grande sorpresa ci ha risposto che la cosa non gli interessa, ma che gli piacerebbe molto girare un film della saga di Fast & Furious.

Va detto che qualche tempo fa il regista aveva scritto una breve recensione dello spin-off Hobbs & Shaw su Letterboxd:

Adorato. Divertente e divertente. L’azione è, ovviamente, impressionante. Le scene con le controfigure e gli effetti speciali sono fantastici. L’intero cast è fortissimo, ma Ryan Reynolds è davvero esilarante. Potrei addirittura rivederlo al cinema.

Visto al Cineplex Odeon Park & Tilford Cinemas, Vancouver.

Potete vedere l’estratto della nostra intervista (che pubblicheremo completa nei prossimi giorni) qui sopra!

RED ROCKET: LA TRAMA

Dopo anni di carriera da attore porno a Los Angeles, Mikey Saber abbandona tutto e fa ritorno nella sua città d’origine, Texas City, dove però non sembra essere il benvenuto. Rimasto senza una casa, senza soldi e senza lavoro, è costretto ad andare a vivere di nuovo insieme alla sua ex moglie e alla madre di lei. Per riuscire a pagarsi l’affitto, Mikey finisce per riprendere certe sue vecchie abitudini, ma l’incontro con Strawberry, la giovane cassiera di un negozio di ciambelle con la quale trova una intensa affinità, gli donerà la speranza in un nuovo inizio.

NOTE DI REGIA

Mikey è un uomo-bambino che relativizza costantemente le cose per preservare la sua sanità mentale. È risolutamente ottimista perché è incapace di affrontare il brutto momento in cui si trova. Questo è l’unico modo che ha per andare avanti. Per lui è sempre colpa di qualcun altro. C’è molta America in lui. C’è indubbiamente una caratteristica americana: qualcuno che cerca di raggiungere il successo senza preoccuparsi dei danni collaterali. È un tratto che si trova anche in film come Il petroliere e The Wolf of Wall Street, con questi tipi spietati che sfruttano gli altri per arrivare in cima. In questo film ricorro alla commedia per addolcire Mikey, per mostrare che potrebbe essere affascinante. Ma non lo nobilito. Mi rifiuto di girare in studio. Non lo farò mai. Preferisco girare in un ambiente naturale, dove la storia potrebbe realmente svolgersi. Volevamo che il nostro film somigliasse a Sugarland Express, di Steven Spielberg. Quel film possiede atmosfere e ambienti classici dell’America. All’inizio ci interessava sapere come Vilmos Zsigmond, il direttore della fotografia, aveva trattato il paesaggio. Poi ci siamo interessati al suo linguaggio cinematografico.

 

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