DARK EMPIRE – miniserie di 6 numeri bimestrali

Data di pubblicazione: 1991-92

Autore: Tom Veitch

Disegnatore: Cam Kennedy

Copertine: Dave Dorman

 

Dark Empire, una miniserie a fumetti dal taglio più “adulto” e cupo rispetto alle avventure pubblicate fino ad allora dalla Marvel, si proponeva l’intento di narrare gli eventi successivi alla trilogia cinematografica e avrebbe dovuto comparire nella linea della Marvel chiamata Epic. Ma dopo che nel 1985 la testata regolare dedicata a Star Wars aveva chiuso i battenti, complice anche l’incertezza sull’eventuale futuro della saga, il progetto non giunse mai a compimento. A tirarlo fuori dal limbo fu la Dark Horse, rampante casa editrice dell’Oregon che rilevandola dalla Marvel riuscì ad assicurarsi non solo un best seller e un fenomeno editoriale, ma anche quello che si sarebbe rivelato un franchise duraturo e di successo per i prossimi venti e passa anni.

Tutto ebbe inizio con il Dark Empire di Tom Veitch e Cam Kennedy, autore e disegnatore già “collaudati” su alcune opere passate ma per cui l’appuntamento con Star Wars costituiva la prova del fuoco. Una combinazione di fattori vincenti quali la “fame” di nuovo materiale stellare dopo anni di astinenza, l’audacia di esplorare con scelte e trame energiche il futuro ignoto dei protagonisti dei film e un tratto artistico molto particolare fecero di Dark Empire un successo senza precedenti che pose le basi per tutte le produzioni a fumetti successive firmate Dark Horse.

Rileggere Dark Empire oggi a distanza di venti e passa anni è ironico, specialmente in un’epoca in cui si parla di continuity appesantite da troppe contraddizioni e da una trama portante inesistente, in quanto ora come non mai risulta encomiabile ed essenziale quello che era stato all’epoca il tentativo di Veitch, vale a dire di dipingere un affresco galattico vasto e omnicomprensivo che potesse fungere da scenario ideale per una lunga serie di avventure e storie a tema stellare.

SWDE2-FCLa trama, per quanto arcinota, servirà meglio a descrivere i punti di forza della storia. Sei anni dopo la battaglia di Endor, Impero e Ribellione si contendono ancora la galassia, stavolta ad armi e forze pari. Coruscant è ridotta a un cumulo di macerie a causa delle lotte intestine tra le varie fazioni Imperiali rimaste senza una guida e un tentativo di salvare Luke Skywalker, rimasto intrappolato sul pianeta durante una di queste schermaglie, va per il verso storto quando Luke preferisce lasciarsi catturare per andare a fare luce su alcuni segreti oscuri di cui ha trovato traccia. La pista lo condurrà sul pianeta Byss, misterioso e opprimente mondo immerso nel lato oscuro della Forza, dove si troverà di fronte al redivivo Imperatore Palpatine, che ha ingannato la morte unendo le tecniche di clonazione ai poteri arcani del lato oscuro. Di fronte a un nemico apparentemente invincibile, Luke fa la stessa scelta di suo padre e si inginocchia dinanzi al maestro, con l’intento di apprendere come suo discepolo quanto basta per poterlo annientare. Gli altri eroi, capitanati da Han e Leia, partono per strappare Luke dalla morsa del lato oscuro ma il loro cammino si incrocerà con quello di un’altra nemesi tornata dalla morte con mezzi più terreni, il cacciatore di taglie Boba Fett (“il Sarlacc mi ha trovato alquanto indigesto”, sarà la sua laconica ma lapidaria spiegazione). A livello galattico, la Ribellione fa fronte a una flotta di nuovi veicoli, i devastatori di mondi, in grado di assimilare e trasformare in nuove macchine asservite all’Impero i mezzi nemici che sconfiggono. Queste tre trame si intrecceranno in una storia densa di colpi di scena, dai ritmi molto serrati che si concluderà con una parziale vittoria della Ribellione e il riscatto di Luke dal lato oscuro ad opera dell’intervento della sorella, ma con la promessa di ulteriori battaglie da combattere contro un Impero e un Imperatore rinato.

La scelta di riportare in scena nemici in apparenza già sconfitti come Boba Fett e l’Imperatore, seguita subito dopo dall’apparente caduta di Luke nel lato oscuro sono le cose che più fanno storcere il naso ai lettori puristi, che non amano vedere sconvolte le certezze stabilite sullo schermo cinematografico. Andrebbero invece interpretate come scelte mirate a costruire quello scenario di “ampio respiro” organico e coerente che all’epoca sembrava possibile costruire in un futuro starwarsiano che era di fatto una tabula rasa, e la cui assenza avrebbe invece portato allo sfaldamento dell’expanded universe di cui tanto si parla in questi giorni. La scelta di fare dell’Impero un nemico ancora forte e combattivo, a connotazioni più dichiaratamente sinistre e soprannaturali, nonché quella di restituire a Han Solo la sua nemesi per eccellenza erano palesemente mirate a porre le basi per numerosi scontri e avventure future che mostrassero una coerenza e una continuità globale, nonché di approfondire personaggi e situazioni che erano subito apparse come intriganti e meritevoli sul grande schermo, ma erano poi state liquidate troppo rapidamente lasciando lo spettatore con l’acquolina in bocca.

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A torto o a ragione che sia, i punti sopraelencati sono quelli che più spesso vengono associati a Dark Empire, al punto di far passare in secondo piano quelli che sono i molti altri punti di merito di questa storia. Solo per citarne alcuni:

– Sviluppare e approfondire il ruolo di Leia come “altra speranza” e accentuare il suo retaggio jedi, aspetto sui cui poi sarebbe stata fatta una precipitosa e fastidiosa marcia indietro con la brillante giustificazione “ha da fare in politica, non ha tempo”.

– L’iniziativa straordinaria di dotare Star Wars di un passato, una scelta che avrebbe poi aperto un intero filone, spesso contenente alcune delle più belle saghe dell’expanded universe. Se sul periodo delle Guerre dei Cloni e della caduta della Repubblica allora vigeva ancora il velo/veto lucasiano, non c’era motivo perché non si potesse dare alla galassia di Star Wars una storia più arcaica e remota. L’introduzione delle antiche cronache dei jedi e il legame a doppio filo tra il passato e il futuro della galassia è un’iniziativa essenziale che segna un punto di svolta nella storia della saga, e di cui Veitch e Dark Empire raramente vengono accreditati come dovrebbero.

– Il recupero e l’uso di stilemi e tratti tipici della trilogia cinematografica classica, dall’inizio in media res agli inseguimenti ad alta velocità, fino allo scambio di battute e nel corso di situazioni concitate di combattimento (tutti elementi che tendiamo a dare per scontati ma che spesso nel corso di produzioni successive risulteranno drammaticamente assenti).

– L’uso e l’introduzione di mezzi e tecnologie visivamente coerenti e ottimamente inseribili nel campo dei mezzi e dei veicoli cinematografici, dai caccia ala-E ai devastatori di mondi, fino all’imponente Star Destroyer Eclipse (anche in questo caso, forse può apparire il minimo sindacale, ma molte altre produzioni successive risulteranno drasticamente sterili da questo punto di vista).

Eclipse

Lo stato di grazia, tuttavia, non poteva durare: il risveglio delle produzioni di Star Wars era appena iniziato e presto le molte altre iniziative messe a cuocere avrebbero finito per ingombrare e alterare gli sviluppi della saga concepita da Veitch (già il secondo capitolo di Dark Empire inizierà ad avere seri problemi al riguardo). Il volume di esordio della gestione Dark Horse rimane comunque un grande classico energico, ricco di stile nell’aspetto e audace nella storia e può tranquillamente essere posto ai piani alti delle classifiche non solo dell’expanded universe starwarsiano, ma dei sequel cinematografici a fumetti nel senso più ampio del termine.

Equilibrio della Forza

Lato Chiaro:

– Trama incisiva e scelte forti, e il ritorno in scenda dei fan-favorite Boba Fett e Palpatine.

– Si inizia ad esplorare il passato remoto di Star Wars con l’holocron e le cronache dei jedi

– I nuovi veicoli e ambienti introdotti sono in ottimo spirito starwarsiano, dalla luna di Nar Shaddaa ai devastatori di mondi all’Eclipse.

– Lo sviluppo di Leia come Jedi e “altra speranza” impartisce dignità e significato a una trama che nel film non trovava sbocco.

Lato Oscuro:

– Scelte come quella di negare la morte di Boba Fett e Palpatine fanno storcere il naso ai puristi. Idem dicasi per il passaggio al lato oscuro di Luke, male accettato da alcuni.

Giudizio finale: un classico dove i molti pregi sovrastano in abbondanza i pochi difetti, abile nel raccogliere l’eredità cinematografica e nell’esplorare un territorio all’epoca ignoto. Un pilastro che porrà le basi per molte delle produzioni a venire.

 

 

 

Si ringrazia il gruppo Facebook Star Wars Club Perugia per la collaborazione