Dylan Dog 74 - Il lungo addio (Mauro Marcheselli - Tiziano Sclavi - Carlo Ambrosini, novembre 1992

Il lungo addio (Mauro Marcheselli, Tiziano Sclavi, Carlo Ambrosini – novembre 1992)

Come vi abbiamo anticipato nel reportage di Cartoomics sull’incontro dedicato a Dylan Dog, nel futuro prossimo uscirà un Color Fest dedicato alla rivisitazione di quattro storie del maestro Tiziano Sclavi.

Roberto Recchioni lo conferma sulla propria pagina Facebook, cominciando a svelare titoli e autori coinvolti nel volume. Remake, oltre a contenere l’interpretazione sua e di Emiliano Mammucari de L’Alba dei Morti Viventi (Dylan Dog 1, ottobre 1986), proporrà Il lungo addio (Dylan Dog 74, novembre 1992), opera, all’epoca, di un dream team creativo con soggetto di Mauro Marcheselli, sceneggiatura di Sclavi e disegni di Carlo Ambrosini. I testi saranno affidati a una veterana nonché una garanzia per la testata come Paola Barbato. Quindi Diabolo il Grande (Dylan Dog 11, agosto 1987) sarà rivisitato da Fabrizio Accatino, mentre per Fabio Celoni non è stata ancora decisa la storia.

Le novità non finiscono qui. Viene ribadito l’arrivo di un’iniziativa editoriale ma la sorpresa è che non sarà targata Sergio Bonelli Editore. Sbizzarritevi pure sulle possibili alternative. Sarà la reintroduzione del personaggio attraverso “un nuovo punto di vista”. La scorsa settimana usammo un parallelo con la collana What if…? della Marvel per descrivervelo; rimanendo nei dintorni della Casa delle Idee ora appare qualcosa più in ambito Ultimate, con la versione aggiornata dell’Indagatore dell’Incubo. Il rifacimento de L’Alba dei Morti Viventi di 32 pagine, oltre che a guidare il Color Fest, varerà il nuovo progetto ancora top secret. E ora passiamo la parola a Recchioni.

 

Dylan Dog 11 - Diabolo il Grande (Tiziano Sclavi - Luca Dell'Uomo, agosto 1987

Diabolo il Grande (Tiziano Sclavi, Luca Dell’Uomo – agosto 1987)

Facendola brevissima:
– nel prossimo futuro ci sarà una nuova iniziativa editoriale legata a Dylan ma non facente parte delle pubblicazioni Bonelli. Nell’ambito di questa iniziativa ci serviva un modo per reintrodurre il personaggio. Da qui è nata l’idea di una storia remake di 32 pagine, a colori, del n.1. Che lo raccontasse nuovamente secondo un nuovo punto di vista. Rimanendo fedeli alla storia originale. Una volta deciso che quella storia si sarebbe fatta, abbiamo pensato di andare fino in fondo e mettere in cantiere un Color Fest tutto a tema remake. Visioni parallele di quattro storie classiche di Tiziano, raccontate da altri autori. A bordo ci sono Paola Barbato, che racconterà il suo Lungo Addio, e Accatino, che ci racconterà di nuovo la storia di Diabolo il Grande. Infine, Celoni, con una storia ancora da definire.
Quindi, cosa avrete nel fururo?
– una nuova iniziativa editoriale legata a Dylan (di cui non si può ancora parlare) che esordirà con una una storia inedita (il remake dell’Alba dei Morti Viventi, reallizato da me e da Emiliano Mammucari).
– un Color Fest a tema remake (che conterrà tanto la storia mia e di Emiliano, quanto altre tre storie).
Come al solito, tutto questo è realizzato con l’approvazione di Tiziano Sclavi.
Non è un attentato alle storie originali, ma è un tributo d’amore e un gioco.
Fatevi una risata ogni tanto.
Non stiamo operando al cervello la gente…

Dylan Dog 1 - L'alba dei morti viventi

L’alba dei morti viventi (Tiziano Sclavi, Angelo Stano – ottobre 1986)

Sto rileggendo per l’ennesima volta il primo albo di Dylan.
Che lo dico subito, non è la cosa migliore di Tiziano ma è, forse, la più sorpredente.
Infatti, ogni volta che lo rileggo, mi stupisco di alcune cose.
– Tempo di lettura.
Venti minuti al massimo. C’è un solo spiegone, breve. Per il resto, un mucchio di sequenze mute e tanto, tanto fumetto raccontato prima con le immagine e la sequenza di vignette che con i balloon.
– Plot.
Praticamente inesistente. La cliente arriva, dice a Dylan il nome del collega del marito ritornante, Dylan si reca al laboratorio del collega, scopre che è Xabaras, scontro con gli zombi, fine.
– Le 94 pagine sono “riempite” grazie a una dilatazione temporale che diventerà propria del fumetto popolare solo molti anni dopo. Sequenze ultracinematografiche nella frammentazione delle immagini e nella scelta delle inquadrature. Roba che solo Berardi aveva provato a fare prima e mai con questa intensità.
– Continui riferimenti al presente del lettore. Dylan va al cinema a vedere un film in sala in quel periodo e parla di film fa riferimento a film realmente esistenti. Lo stesso trucco referenziale usato da Tarantino ma con una ventina d’anni d’anticipo.
– Ogni sequenza è derivata da qualcosa (film, in genere) ma smontata e rimontata in forma nuova. Non c’è una singola scena “inedita” eppure è tutto inedito.
– Angelo Stano. I disegni di Stano sono modernissimi ancora oggi, e ostici. Ci sono alcune vignette che da sole valgono l’albo. Non riesco a capire quanto possano essere state traumatiche queste pagine per il tradizionale lettore di albi Bonelli dell’86.
La verità, è che anche facendo del nostro meglio nel mini-remake, io ed Emiliano non potremo mai essere più moderni di questo albo.

 

Fonte: Roberto Recchioni