Grant Morrison, Heavy MetalLo scrittore scozzese Grant Morrison è ormai consacrato a vera e propria leggenda vivente del mondo del fumetto contemporaneo. Dopo circa trent’anni di attività nel campo della Nona Arte, e dopo aver realizzato titoli seminali quali Batman: Arkham Asylum, Animal Man, Doom Patrol, JLA, Batman, The Invisibles, All Star Superman, New X-Men, Crisi Finale e Multiversity (solo per citarne alcuni) è diventato un personaggio a dir poco influente.

Recentemente, Morrison ha rilasciato un’intervista a Nerdist, nella quale ha parlato a cuore aperto della sua attività e aggiornando i lettori sulla lavorazione di Wonder Woman: Earth One, che vede impegnato l’artista Yanick Paquette, non lesinando commenti in merito alle scelte della DC per la versione cinematografica del personaggio:

 

Abbiamo appena finito di lavorarci, e uscirà presto in fumetteria. Quando mi sono deciso a realizzare questo progetto, ho pensato: “Non voglio raccontare la solita storia della donna guerriera”. Posso capire perché il personaggio sia sempre rappresentato da questa prospettiva, ma questo non è ciò che il creatore di Wonder Woman, William Marston, voleva. Non avrebbe mai voluto tutto questo! La sua idea originale di Wonder Woman era da intendersi come una risposta alternativa ai fumetti dell’epoca, che riteneva fossero pieni di immagini sature di sangue e testosterone.

Wonder Woman: Earth One, interni 01Se guardate alle immagini [del trailer di Batman v Superman: Dawn of Justice] di Gal Gadot in costume, è tutta una cosa di spada e scudo e lei con lo sguardo aggressivo verso la telecamera. La Diana di Marston era una dottoressa, una guaritrice, una scienziata. Così, nella mia storia, sono tornato alle origini, alle radici del personaggio. Cosa avrebbe potuto realizzare una società composta da sole donne che esiste da circa 7000 anni? Di certo, non starebbero continuando a decapitare uomini. Avrebbero sviluppato dell’arte, architettura, filosofia, poesia. E niente di tutto questo avrebbe avuto a che fare con gli esseri umani di sesso maschile.

Dunque, Yanick Paquette ha realizzato dei disegni fantastici, dove non ci sono riferimenti fallici. L’unica cosa che può ricordare un fallo sono alcune torri greche, una sorta di eco della cultura dalla quale le protagoniste provengono. Persino l’aereo invisibile di Wonder Woman adesso avrà la forma di una vagina: è una cosa incredibile. Il portellone di ingresso è situato sul retro di questo e ha questo tetto che ricorda un clitoride. Ogni cosa ha un design esclusivamente femminile. È tutto basato su conchiglie e altre componenti della natura. Yanick ha creato questo nuovo mondo progettato solo in funzione della Amazzoni. E, per le prime 48 pagine, non c’è traccia di uomini, ma solo donne che si relazionano fra loro.

Poi, a metà del racconto, avevamo pensato a questa grande battaglia, ma improvvisamente ho esclamato “No, questo no”. Questo fumetto non avrà nulla a che fare con battaglie o scontri, non vi sarà niente di tutto questo. Abbiamo impostato nuove regole, diverse dal canone classico del fumetto d’avventura o supereroistico. Si tratta del progetto più eccitante al quale ho lavorato da molti anni a questa parte e ha cambiato il mio modo di vedere il futuro.

Morrison ha poi detto la sua sull’attuale continuity di Wonder Woman:

Be’, penso che ci stia il ritrarre le Amazzoni come un popolo un po’ strambo e dissociato dal resto del mondo. Inoltre, magari potrebbero davvero sconfiggere il “mondo degli uomini”, se davvero volessero, immagino, perché la loro scienza è molto avanzata. Ma, allo stesso tempo, la loro cultura sembra quasi essere congelata, ed ecco perché Diana decide di andare via dalla sua isola e vedere cos’altro le riserva il mondo. Questo, perlomeno, è come la vedo io. So bene che la mia visione potrebbe risultare controversa.

Wonder Woman: Earth One, interni 02

Lo sceneggiatore ha anche parlato dalla sua recente nomina a Editor-In-Chief dello storico magazine sci-fi Heavy Metal.

Ho fatto amicizia con Jeff Krelitz un paio di anni fa, e parlavamo di fare questa cosa da molto tempo. A un certo punto, Jeff mi ha finalmente chiesto se volessi diventare editor del magazine, per portare una ventata di aria fresca sulla rivista. Io ho pensato che fosse qualcosa di folle, di certo non è questo ciò che qualcuno solitamente si aspetta da me: questo è stato il motivo sufficiente a farmi accettare la proposta. Come ho già detto in passato, il primo vero lavoro che ho fatto, quando avevo 17 anni, fu scrivere per il magazine scozzese Near Myths: in redazione eravamo un gruppo di ragazzini hippie che provavano a realizzare la loro versione di Heavy Metal. Così ho pensato che questo è una sorta di revival di quello che ho fatto all’inizio della mia carriera di scrittore, tutta quella roba strana e sci-fi degli anni ’70, roba scritta da Michael Moorcock e J.G. Ballard, e ho realizzato anche che questo è ciò che poi mi ha fatto appassionare al mondo dei fumetti, a titoli come Conan il Barbaro e Vampirella.

Ho dunque capito che è grandioso avere la possibilità di tornare a quel tipo di estetica, il mondo nel quale ho iniziato a scrivere, e vedere come poter rendere tutto questo contemporaneo, costruendo qualcosa di nuovo, ma facendo affidamento sulle mie radici. Si tratta di un punto della mia vita professionale simile a quella di alcune leggende del rock che decidono di realizzare album sperimentali. Sono stato sempre attento a una rivista come Heavy Metal, mi piaceva l’arte contenuta in essa, amavo Moebius. Ma non ho mai letto le storie del magazine con assiduità, prima che Richard Corben cominciasse a pubblicarvi il suo Neverwhere. Ma negli anni ’80 lasciai perdere tale titolo, perché mi sembrava troppo sullo stile Sunset Strip/porno/Motley Cure, e io ero un ragazzino punk, all’epoca: quei contenuti non si sincronizzavano con i miei gusti. Inoltre, da lì a poco avrei cominciato a scrivere i miei fumetti.

Ora è tempo di tornare alle origini. E ci sono un po’ di persone che ho intenzione di coinvolgere. Voglio sicuramente lavorare ancora con Frazer Irving, con il quale ho appena terminato Annihilator per la Legendary. Lui è perfetto per lo stile che voglio dare a Heavy Metal. E poi c’è Chris Burnham, che ha già lavorato su questa rivista, con il quale ho collaborato su Nameless e Batman. Lo voglio con me, sicuramente. Voglio far fare qualcosa anche a Bryan Talbot, per tornare assieme ai tempi di Near Myths. Senza dimenticare Brendan McCarthy, perché cerco anche qualche artista in grado di realizzare qualcosa di più psichedelico.

 

 

Fonte: Nerdist