Ci siamo. Finalmente, dopo mesi di attesa ha preso il via la prima stagione della seconda serie TV targata Netflix e Marvel Television, dopo il grande exploit di Daredevil. Lo show ha per protagonista un personaggio relativamente nuovo nell’Universo Marvel, apparso per le prima volta nel 2001 sulle pagine della serie Alias (principale fonte d’isprirazione del serial): da allora, però, Jessica Jones ha saputo crearsi il suo personale angolino in questo vasto mondo narrativo.

Il primo episodio di Jessica Jones è molto diverso da quello che solitamente sono gli episodi pilota di una neonata serie TV: invece che puntare sul colpo a effetto che possa piacevolmente segnare lo spettatore per spingerlo a proseguire nella visione, in questo caso la showrunner Michelle Rosenberg punta più a gettare delle solide fondamenta, presentandoci degnamente la protagonista e la maggior parte del cast di supporto, e ponendo tutti al loro giusto posto nella ideale scacchiera che questo show rappresenta. Occorre anche precisare che fin da subito si evince quanto il tono di questo show sia molto lontano da ciò a cui ci ha abituato il genere cinecomic, così come si discosta anche dallo stesso Daredevil: se dovessimo definire il genere di appartenenza di Jessica Jones, diremmo che è un thriller psicologico (anche se persino questa definizione ci appare un po’ stretta).

Il primo episodio di Jessica Jones, AKA Ladies Night (questo il titolo originale di Le signore bevono gratis), si apre in medias res, così come la serie a fumetti alla quale si ispira, e da questa “copia e incolla” una divertente sequenza, che mostra la protagonista, detective privata della Alias Investigations (della quale è fondatrice e unica dipendente), sistemare un cliente scontento e frustrato scaraventandolo sulla porta d’ingresso dell’agenzia (che è anche la sua abitazione) e mandando in frantumi la vetrata. Di certo, è stato così strappato il primo sorriso allo spettatore che ha letto Alias, e ci è stato dato un primo assaggio di quali sono le effettive abilità superumane della protagonista (che questa sarà fortemente restia a usare), che comprendono superforza e capacità di volare, o più precisamente di fare grandi salti come sottolinea la stessa Jessica.

In pochi minuti abbiamo dunque già un preciso quadro della protagonista, magnificamente impersonata da Krysten Ritter e della sua situazione emotiva e psicologica: Jessica appare come una ragazza turbata, con tendenze paranoico-ossessive e auto-distruttive e pochissimo attaccamento alla vita. Difatti, la ragazza vive in una situazione ai limiti della decenza, in termini di igiene della sua abitazione e dimostra subito di “avere fegato”, non tanto in termini di coraggio (anche se questo non le manca) quanto in senso alcolemico: la Jones, infatti, beve come una spugna e a qualsiasi ora del giorno. Questo aspetto è particolarmente accentuato rispetto alla serie a fumetti, nella quale però la protagonista fuma in maniera rilevante (nello show televisivo, invece, non la vedremo mai accendere una sigaretta, non sappiamo se per motivi di censura).

È facile intuire quanto la ragazza sia in crisi, per usare un eufemismo e quanto i motivi risiedano in un passato ancora molto oscuro, ma che ha un nome attorno al quale sembra girare tutto: Kilgrave. In alcuni momenti, senza alcuna avvisaglia particolare, la protagonista vive infatti dei momenti di forti crisi d’ansia, nelle quali appaiono nella sua mente (e agli occhi dello spettatore) alcuni brevissimi flashback che ci presentano (molto fugacemente) il villain interpretato da David Tennant. La ragazza riesce a vincere queste crisi di panico ripetendo come una sorta di mantra alcune misteriose parole, che sembrano essere i nomi di alcune strade.

Jessica, dunque, ha deciso di intraprendere la carriera di detective privata per sbancare il lunario, ed è “al soldo” di Jeryn Hogarth, aggressivo avvocato senza scrupoli interpretato da Carrie-Anne Moss: questa utilizza Jessica come una metaforica pistola da puntare dove più le aggrada, al fine di indagare su alcuni suoi personali casi. L’avvocato, che è omosessuale e legalmente coniugata, ha in realtà più di uno scheletro nell’armadio, dato che tradisce la sua consorte con una giovane assistente.

La Hogarth spinge Jessica a indagare sulla moglie di un suo cliente, sospettata di tradire il marito. Effettivamente, le indagini di Jessica mostreranno che è proprio così e la porteranno a incontrare l’uomo con la quale la donna ha una fedifraga relazione: Luke Cage, interpretato da Mike Colter. Cage gestiste un bar a Hell’s Kitchen, e i due, inaspettatamente, dimostreranno sin da subito una reciproca affinità che li porterà a consumare un “acceso” rapporto sessuale. Questa è un’altra (famosa) sequenza riportata in maniera speculare dalla fonte originale a fumetti. Il contenuto esplicito, in termini verbali e sessuali, di Jessica Jones è rilevante e molto presente sin dal principio. Stiamo parlando del prodotto più adulto sfornato dal dipartimento cinematografico e televisivo della Marvel, va chiarito sin da subito.

La seconda metà del primo episodio è un crescendo che porta a una drammatica conclusione. Jessica riceve in agenzia due genitori molto preoccupati dalla sparizione delle loro figlia modello, Hope, la quale da diverse settimane non dà più notizie. Le indagini porteranno Jessica a seguire una traccia che la porterà a scoprire che la giovane studentessa è stata effettivamente sequestrata da Kilgrave, il quale l’ha assoggettata al suo volere mediante quel potere di controllo mentale che gli permette di annullare la volontà di chiunque gli si pari davanti, costringendolo a seguire alla lettera i suoi dettami. La scoperta getta Jessica nel più totale sconforto, in quanto veniamo presto a sapere che Kilgrave era (erroneamente) dato per morto da circa un anno, quando rimase apparentemente vittima di un incidente stradale: fu proprio quell’episodio a liberare Jessica dal controllo del criminale su di lei.

In attimi di profonda drammaticità scopriamo qual è l’effettiva manifestazione e portata delle abilità di Kilgrave: il villain ha infatti ordinato alla giovane Hope di non muoversi dal letto di hotel sul quale giace, sveglia ma impotente. Jessica dovrà faticare non poco per riuscire a riportare la ragazza ai suoi genitori, in una sequenza sottilmente disturbante. La famiglia riesce, però, a ricongiungersi, proprio mentre la protagonista medita se darsi alla fuga o rimanere e affrontare il suo aguzzino. Mentre Jessica sarà impegnata in queste valutazioni, il reale piano di Kilgrave si manifesterà in tutta la tua metodica follia e violenza, in un finale di episodio che lascia lo spettatore incollato alla sedia, incredulo e a bocca aperta. Benvenuta, Jessica Jones!

 

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