Nel 2001 la Marvel inaugura l’etichetta editoriale MAX, con la quale intende realizzare fumetti destinati a un pubblico adulto. L’obiettivo è di consentire agli autori di creare opere senza alcuna censura o restrizioni legate al target, con la possibilità di concentrarsi su uno scenario urbano più realistico e violento, anche raccontando vicende di personaggi secondari dell’Universo Marvel. Si tratta di un’operazione per certi tratti simile alle serie prodotte da Netflix, che si propongono come un canale parallelo ben caratterizzato, in grado di rivolgersi a una fetta di pubblico più matura rispetto alle platee dei blockbuster cinematografici.

Alias #1La prima serie regolare che raggiunge gli scaffali, e quindi funge da biglietto da visita, è Alias, scritta da Brian Michael Bendis e disegnata da Michael Gaydos. In origine lo sceneggiatore aveva pensato a utilizzare come protagonista Jessica Drew, alias la Donna Ragno, ma più la caratterizzazione del personaggio e la struttura della trama si definivano e più l’autore si rese conto che era necessario pensare a una nuova figura all’interno dell’Universo Marvel, libera da vincoli di continuity. Crea così Jessica Jones, un personaggio inedito idealmente ispirato a Jessica Drew e Carol Danvers (quest’ultima diventa poi una sua grande amica); è però un ex supereroina che ha fatto parte dei Vendicatori, e un po’ alla volta Bendis si divertirà a ret-conizzare importanti eventi Marvel per mostrare come Jessica Jones fosse presente, anche se lontana dai riflettori.

Identità Segrete
ci presenta una protagonista decisamente fuori dagli schemi per gli standard Marvel: una ragazza che non si frena dall’utilizzare un linguaggio volgare, spesso con una sigaretta accesa in mano e dell’alcool in corpo, disposta a vivere una notte di sesso occasionale con un supereroe senza farsi troppi problemi. Nonostante il suo passato in costume, Jessica preferisce una vita senza combattimenti e dopo il suo ritiro ha aperto un’agenzia investigativa con la quale si dedica a casi di basso profilo, come documentare tradimenti coniugali o ritrovare persone scomparse.

Ma come tutti i protagonisti di storie noir, si ritrova coinvolta in una faccenda più grande di lei, quando seguendo una donna riprende anche l’uomo con cui trascorre la notte… che se ne va da casa sua passando dal tetto, dopo aver indossato il costume di Capitan America.

Jessica Jones ha così tra le mani un nastro che rivela l’identità segreta di una leggenda vivente, il supereroe simbolo degli Stati Uniti; potrebbe distruggerlo, ma l’investigatrice capisce rapidamente che non si è trattata di una coincidenza: qualcuno ha voluto incastrarla. La conferma giunge quando si rende conto di avere dei contatti falsi che non le permettono di rintracciare la cliente per cui stava pedinando la donna; Jessica comincia a cercare delle risposte, per scoprire chi voleva che il vero volto di Capitan America venisse ripreso segretamente, ma l’indagine non è così semplice per una donna della strada.

Nella rappresentazione più realistica dell’universo Marvel tratteggiata in Alias, i supereroi sono delle celebrità che difficilmente si rapportano con le persone comuni; per questo, Jessica non riesce nemmeno a farsi aprire il portone della base dei Vendicatori e viene ignorata quando chiede aiuto a Luke Cage un paio di notti dopo averci fatto sesso. Bendis riesce a rendere molto bene questa distanza tra “classi sociali” e resiste alla tentazione di sfruttare al massimo i personaggi Marvel più celebri; li utilizza invece dosando con saggezza le loro apparizioni, perciò una chiacchierata con Carol Danvers o un consulto legale di Matt Murdock non occupano mai più di un paio di pagine, oltre a essere sempre scene ordinarie che esulano dai loro superpoteri. Così facendo questi cameo non spostano troppo l’attenzione del lettore dalla trama principale, rendendo ancor più affascinanti le strade di New York che possono solo osservare da lontano le vite e le vicende dei supereroi più famosi.

Alias #4L’unica scena che sembra contraddire questo approccio narrativo è il combattimento tra Jessica Jones e Marko, l’Uomo Montagna: si tratta di uno scontro violento, reso ancora più brutale dalle inquadrature ravvicinate e dalla cruda rappresentazione delle ferite disegnata da Gaydos. È però una sequenza necessaria per dimostrare la forza della protagonista, che altrimenti avrebbe potuto sembrare una vera disadattata con poteri limitati. Non è così: Jessica potrebbe risolvere molti problemi abbattendo fisicamente i suoi avversari, ma non le piace farlo e ricorre alla violenza solo se strettamente necessario, rivelandosi in questo modo un personaggio ancor più interessante.

Il complotto ordito alle spalle di Jessica aveva l’obiettivo di screditare il presidente degli Stati Uniti attraverso la diffusione del video di Capitan America, tenendo conto dello stretto legame tra i due. La ragazza però riesce a rintracciare il colpevole, ma realizza di non avere nulla con cui denunciarlo alle autorità; è costretta a lasciarselo alle spalle senza poter fare niente per incriminarlo, ma lo S.H.I.E.L.D. interviene agendo al di sopra della legge, dopo aver tenuto d’occhio le mosse della giovane detective.

In questo caso la parola fine viene scritta da un deus ex machina proveniente dall’Universo Marvel “di serie A”, quasi a decretare che sono le uniche figure di rilievo a potersi prendere carico di questi casi. Jessica Jones si è ritrovata a essere solo una pedina in questo inganno, dal quale però è riuscita a liberarsi e ha inconsapevolmente condotto gli agenti dal responsabile; non godrà degli onori delle prime pagine o di una ricompensa che la faccia star meglio, ma il suo stile di vita da reietto è anche questo e sembra essere molto più di suo gradimento rispetto all’essere sotto i riflettori.

 

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DIETRO ALLE QUINTE DI JESSICA JONES