Rapalloonia giunge, riaprendo i battenti il primo ottobre, alla quarantaquattresima edizione della Mostra internazionale dei Cartoonists. Noi di BadComics.it seguiremo da vicino l’inaugurazione e gli eventi del prossimo fine settimana. Nel frattempo abbiamo contattato il presidente dell’associazione organizzatrice, Davide Caci, per qualche considerazione sul lavoro svolto quest’anno e su ciò che attende i fan e gli appassionati a Rapallo.

 

Ciao, Davide e grazie mille per la tua disponibilità. Cosa c’è di diverso dagli anni scorsi, nell’edizione 2016 di Rapalloonia e cosa, invece, verrà conservato tale e quale?

Rapalloonia 2016, manifesto di Emiliano MammucariFin dal primo anno in cui ho preso le redini della manifestazione, ho cercato, insieme allo staff, di mantenere un equilibrio tra la tradizione e l’innovazione. L’idea era quella di cambiare a poco a poco alcuni aspetti della Mostra, mantenendo però intatta la filosofia e il nucleo fondamentale che la accompagnano dalla fondazione: la centralità dell’autore.

Quest’anno, la Mostra al Castello sarà composta di sole tavole originali (superiamo il centinaio!), in un percorso ideato e curato da Giovanni Nahmias, che segue una chiave di lettura inusuale e, a mio avviso, efficace. Parallelamente, ci saranno altre piccole esposizioni in vari punti della città (alcuni alberghi, per esempio). Abbiamo deciso di ampliare ulteriormente le location, affittando Villa Devoto, una splendida struttura in centro città che sarà allestita per ospitare una sala conferenze, una parte delle esposizioni e quelle realtà a cui abbiamo dato uno spazio, come Cronache di Topolinia e Amys, solo per citarne un paio.

L’aspetto che personalmente però ritengo più interessante è il catalogo: rispetto alla “raccolta di saggi”, pur presenti, quest’anno la parte più importante del catalogo saranno… delle storie a fumetti! Con protagonisti Mister No, Zagor e Julia. Storie realizzate appositamente per la manifestazione.

Ritornando quindi alla tua domanda: lo spirito rimane lo stesso che anima la manifestazione da quarantaquattro anni, con eventi e ospiti in equilibrio tra il passato, il presente e il futuro.

Siamo in attesa di conoscere il programma e l’elenco completo che vedremo a Rapallo. Puoi farci qualche anticipazione su qualcosa a cui tieni particolarmente?

Bonelliana, litografia di Corrado MastantuonoIl programma è pronto, finalmente! Nel frattempo, posso dire che sono confermate (e decisamente potenziate) le sessioni firme degli ospiti: con più di cinquanta autori, ci aspettiamo una piccola invasione di pubblico per le stampe (generalmente illustrazioni realizzate apposta per l’occasione). Sempre a livello di eventi, abbiamo dato spazio ad alcuni dei fan club di personaggi “bonelliani”, penso agli amici dell’Amys e agli Zagoriani, e sfruttato qua e là qualche ospite per incontri più specifici. La parte del leone la farà comunque l’evento di inaugurazione della Mostra, presentato da Gianni Fantoni, che vedrà, oltre a vari interventi, la proiezione di alcuni episodi di The Editor Is In, serie prodotta da Sky Arte HD, TIWI e Sergio Bonelli Editore.

Dopo l’evento ci sarà il classico aperitivo (offerto da Parla Come Mangi) e la Cena dei Cartoonists a U Giancu: sono eventi solo per gli ospiti, ma a fine cena le porte del ristorante si aprono e inizia l’invasione dei fan che chiedono disegni e autografi. Un momento che mi emoziona sempre.

Rapalloonia non è una fiera del fumetto, ma una Mostra dei Cartoonists, cosa che la rende in qualche modo unica, per il focus non sul prodotto quanto sugli artisti. Sappiamo che l’idea è nata dal decano, Carlo Chendi, seguito da altri colleghi, tra cui il compianto Giorgio Rebuffi. Quanto è sentito dall’attuale comunità dei fumettisti questo particolare, secondo te? E qual è il contributo degli autori più giovani alla vitalità della manifestazione?

Bonelliana, litografia di Giacomo BevilacquaHai ragione: ciò che rende speciale la Mostra è proprio questo aspetto di centralità della figura dell’autore, che nasce dai fondatori (tra cui, oltre ai due che hai giustamente citato, Luciano Bottaro: quest’anno ricorre il decimo anniversario dalla sua scomparsa, e verrà ricordato). Non è un caso che il nome stesso della manifestazione metta in rilievo i cartoonist.

Gli autori che vengono a Rapallo si divertono, e, allo stesso tempo, il pubblico ha la possibilità di incontrarli in un contesto più informale e meno stressante rispetto a una fiera. Non dico che la nostra formula sia migliore rispetto alle classiche fiere italiane: è diversa. E, devo confessartelo, a noi piace un sacco. Dall’anno scorso in particolare, abbiamo cercato di bilanciare l’elenco degli invitati, implementando nomi di giovani autori (promesse o affermati): in tal senso, è nato il nostro premio, assegnato per il primo anno (nel 2015, appunto) a Sio. “Promesse” del mondo del fumetto, a prescindere dall’età anagrafica.

A proposito di Chendi, che ti ha affidato la presidenza dell’associazione ormai tre anni fa, qual è la cosa più preziosa che hai imparato da lui come organizzatore, aggregatore di energie e movimentatore di teste pensanti?

Bonelliana, litografia di Nico RubinIl rapporto che mi lega a Carlo è di quelli difficili da descrivere. L’ho conosciuto quando avevo quindici anni ed ero un ragazzino appassionato di fumetti. Quel barbuto signore (che fingeva di arrabbiarsi perché quando andava a tenere incontri nelle scuole lo soprannominavano “nonno fumetto”) mi ha accolto, mi ha dato fiducia, è stato un mentore. Mi ha introdotto in un mondo che prima potevo solo sognare. E, in tal senso, se oggi faccio il lavoro che faccio, lo devo anche a lui.

Ho imparato moltissimo dalla sua gestione della Mostra, soprattutto in termini di rapporti umani e pubbliche relazioni. A livello strettamente organizzativo, devo ammettere che siamo diametralmente opposti: lui è un creativo che si muove a proprio agio nel caos, io sono un ossessivo compulsivo e devo organizzare tutto per tempo.

Al di là delle battute (che poi non sono tanto delle battute…), la figura stessa di Carlo, che nasce sceneggiatore, ma si è reinventato organizzatore, editor e quant’altro, è stata di massima ispirazione per me: ancora oggi, Carlo è come uno squalo (in senso buono, sia chiaro!), deve “nuotare” senza mai fermarsi. Il suo essere poliedrico e sempre curioso e alla ricerca di novità è quanto di più prezioso mi abbia trasmesso, in questi anni.

Da poco sei presidente, ma da ormai parecchi anni sei uno dei membri attivi dell’organizzazione della Mostra. Quindi, col passare del tempo, hai visto la cittadina di Rapallo reagire alla manifestazione. Qual è, secondo te, il rapporto della città con Rapalloonia?

Bonelliana, litografia di Gigi CavenagoÈ un rapporto decisamente ottimo, che sta crescendo anno dopo anno. Grazie all’intuizione e al supporto dell’amministrazione, già da un paio di anni abbiamo deciso di portare la Mostra fuori dalle mura del Castello: la location principale dell’evento rimane l’Antico Castello sul Mare, ma i cartoonist invadono la città. In questo senso, siamo fortunati a poter contare su alcuni partner, come U Giancu (nostro sponsor storico), Parla Come Mangi, El Dòlz, e altri locali, ristoranti, hotel, che si danno da fare per aumentare il clima fumettoso che cattura Rapallo in quei giorni.

In questo senso, l’ispirazione è sempre Cartoons on the Bay: tutti, ma proprio tutti ricordano con affetto gli anni del festival a Rapallo, e quanto riusciva a movimentare e vivacizzare la città. Noi non possiamo competere con il festival Rai, ma lo teniamo come punto di riferimento e ispirazione. E, per fortuna, non ci sentiamo mai soli.

Rapalloonia, per le sue caratteristiche molto particolari, è sempre stata una discreta cartina tornasole delle tendenze interne al movimento del fumetto italiano. Non a caso, quest’anno il focus è sulla Bonelli, che sta facendo grossi sforzi di cambiamento e di – forse potremmo dire – ammodernamento. Quale pensi possa essere la ricaduta su tutto il resto dell’ambiente dell’evoluzione della nostra massima editrice?

Bonelliana, litografia di Marco NizzoliOggi la Bonelli è molto diversa rispetto a quella di un anno fa, ancor più diversa rispetto a quella di cinque anni fa: da fuori credo che non siamo in grado di percepire tutto il lavoro che c’è dietro i (grandi) cambiamenti che sono in atto.

Quanto alla ricaduta sul mercato, francamente, credo sia molto complesso a dirsi: Bonelli è il principale attore del nostro mercato, e per la prima volta, dopo anni, ha cominciato a lavorare direttamente su due canali che prima non affrontava. Già questo singolo particolare spariglia totalmente le carte.

Onestamente credo che siamo solo all’inizio dei cambiamenti, e che la SBE possa dare una “scossa” a un mercato che è frammentato, complesso, ma fondamentalmente più vivo che mai.

Parliamo di evoluzione: l’anno scorso, il premio a Sio come fumettista dell’anno ha fatto discutere molto e ha diviso le opinioni di commentatori e di lettori. Del resto, premiare un artista che accetta con modestia ricordando a tutti di non saper disegnare sul palco è una scelta di un certo tipo. Giusta, secondo me, e in accordo con quel che è accaduto negli ultimi dieci anni nel mondo del fumetto, con chiara influenza del web. Tu come inquadri la scelta fatta l’anno scorso? In quale ottica? E come è cambiata l’idea stessa del concetto di “qualità” del fumetto, ad oggi?

Bonelliana, litografia di Andrea FrecceroAnzitutto, vorrei chiarire un aspetto: Simone non ha vinto il “premio U Giancu” (ogni anno ne vengono assegnati tre: a due disegnatori e a uno sceneggiatore), ma la prima edizione del premio “Rapalloonia!”, che viene assegnato a persone ritenute meritevoli in quanto “promessa” del mondo del fumetto (quindi possono essere diciottenni come quarantenni). Sio ha dimostrato, in pochi anni, di essere un eccellente e poliedrico narratore e di sapersi rivolgere più di ogni altro autore italiano (è altisonante a dirsi, ma credo sia così) a un target giovane. Il premio non era per il “miglior disegnatore”, perché come ha ricordato Sio (e giustamente citi tu), ci sono sicuramente molti disegnatori più meritevoli. L’idea era: qual è quell’autore che ha iniziato a esprimersi ad alto livello – in termini di pubblico, anche – e che secondo noi potrà essere una voce importante nel mondo del fumetto nei prossimi anni? In questo senso, mi sento di difendere la scelta fatta, e la rifarei domani. Non credo che il premiato di quest’anno farà discutere, comunque.

Se poi parliamo di qualità, francamente il discorso diventa ancora più complesso. Charles Schulz disegnava bene (penso soprattutto all’inizio)? Non so se riuscirei a rispondere di sì. Charles Schulz era un grande narratore? Assolutamente sì. Non vorrei entrare nella diatriba “bei disegni” contro “bei testi”, ma, se da un lato il successo di pubblico non è automaticamente un indicatore di qualità, dall’altro ho sempre mal sopportato le graphic novel chic e intimiste il cui unico scopo è guardarsi l’ombelico, che poi vendono venti copie. Ma, davvero, è un discorso complesso, non so nemmeno quanto io sia titolato a parlarne.

Nella tua carriera di giovane professionista del fumetto, hai ricoperto moltissime posizioni: sei stato autore, traduttore, oggi sei CEO e coordinatore degli sforzi dello Studio Arancia e Publishing Manager presso Star Comics, oltre che uno dei volti degli incontri di Lucca Comics & Games e, potremmo dire, agente di artisti come Mirka Andolfo. Tutte queste esperienze confluiscono nel tuo lavoro di responsabile di Rapalloonia? E quanto rendono più facile il tuo lavoro?

Bonelliana, litografia di Sergio GiardoAl momento credo che il mio lavoro sarà la causa della mia prematura scomparsa. Ma non ci badare, sono i deliri del periodo pre-Rapallo, pre-New York, pre-Francoforte, pre-Lucca (questo per darti un assaggio della mia agenda per i prossimi venti giorni). Battute a parte, come dicevo prima, ho sempre cercato di essere poliedrico e non fermarmi mai, anche se prima o poi un passetto indietro dovrò farlo. Diciamo che i vari ruoli che ricopro sono alla fin fine meno distanti di quanto possa sembrare: quando mi ritrovo in una fiera, in Italia o all’estero, cambio veste molto spesso, ma la soddisfazione di vedere una persona e parlare a 360 gradi di progetti che magari coinvolgono più di una delle realtà in cui sono coinvolto è enorme.

E comunque, la mia carriera è stata una sorta di domino, cominciata a Rapallo: l’esperienza in termini di eventi mi ha permesso di entrare nello staff culturale di Lucca Comics (quest’anno sto co-curando con Antonio Amatulli l’esposizione di quel genio di Frank Cho), per esempio.

In generale, al di là della follia dei periodi particolarmente densi (come questo), il mondo del fumetto è davvero molto piccolo e alla fin fine ci conosciamo tutti. Aver avuto a che fare con una persona in quanto agente, magari, mi permette di sapere (da editor) quali sono i suoi punti forti, per esempio.

Però c’è anche un forte svantaggio: un po’ per carattere “savoiardo”, un po’ perché mi manca il tempo, dovrei imparare a promuovere meglio me stesso. A proposito, dopo anni di black out, ho finalmente ripreso a scrivere: un progetto in Italia (che verrà annunciato durante la prossima edizione di Lucca Comics) e un albo per il mercato francese, che sto scrivendo a quattro mani con un amico e collega.

A proposito di Star Comics, visto che ti abbiamo fra le mani, hai qualcosa da raccontarci sul catalogo Valiant? Negli Stati Uniti abbiamo visto almeno due grandi eventi crossover in stile Marvel e DC. Come li assorbirete nelle vostre testate? Ci dobbiamo aspettare sforzi promozionali, dato che sarebbero forse l’occasione di far conoscere l’universo narrativo al pubblico italiano più generalista?

Bonelliana, litografia di Fabrizio MazzottaL’ultima parte della tua domanda è la sfida più grande che sapevamo di dover affrontare, quando abbiamo acquisito la licenza. In generale, con l’evento Armor Hunters, quest’estate, abbiamo iniziato a fare un po’ di pratica, e stiamo pianificando proprio in questi giorni i due maxi eventi del 2017, che ci impegneranno molto anche in termini promozionali. Stiamo ragionando sulle formule migliori per promuovere i titoli, che avranno comunque la solita veste che stiamo dando alle pubblicazioni (il classico trade paperback).

In questi mesi abbiamo fatto comunque degli esperimenti, preparando degli spillati gratuiti per le fumetterie con le anteprime di alcune serie, tra cui i recenti “numeri 1” che abbiamo pubblicato e stiamo pubblicando: Divinity, Imperium e Faith. In particolare, Faith è un vero e proprio caso editoriale: negli Stati Uniti la miniserie è andata benissimo, tanto da rendere il personaggio titolare di una serie ongoing.

Pare banale a dirsi (è normale che un editore punti a vendere i libri che produce), ma sono convinto che la grande qualità dei titoli Valiant meriti l’attenzione del pubblico generalista italiano. Noi ci crediamo, e i lettori sembrano seguirci sempre più numerosi.

Bonelliana, litografia di Matteo De Longis

 

Bonelliana, litografia di Stefano Biglia