Ci ricorderemo a lungo questa edizione del Grand Prix del Festival di Angoulême, non solo per le polemiche scatenatesi dopo l’annuncio dei trenta candidati. Lo faremo sopratutto per il successivo imbarazzo e l’assoluta mancanza di coerenza e di fermezza dimostrate dall’organizzazione della manifestazione.
Uno dei più autorevoli riconoscimenti fumettistici al mondo, ne esce piuttosto malconcio a livello di immagine. La formula finale scelta poi, quella di eliminare le nomination e andare a un voto libero, sembra aver portato a un risultato che è ben lontano dall’aver appianato ogni discussione, anzi…
I tre finalisti infatti, voluti dai 1.216 autori iscrittisi e aventi diritto a esprimere il proprio parere, saranno Alan Moore, Claire Wendling ed Hermann, in rigoroso ordine alfabetico. Ma emergono riflessioni da questi nomi e principalmente due domande.
Dopo averle trascurate nella lista iniziale poi cancellata, una donna compare in lizza addirittura per la vittoria e non figura neppure tra le autrici proposte per andare a porre rimedio alla gravosa lacuna. È difficile credere a una preferenza esente da qualsivoglia condizionamento, ma ora è lì solo come palliativo e vittima predestinata?
Altro dato inconfutabile e ingombrante è la presenza in finale dei due perdenti dell’anno scorso. Per Moore si tratta della 13° consecutiva occasione di aggiudicarsi il premio. Anche questa volta il Bardo di Northampton riceverà una “delusione”?
Solo una cosa pare ormai certa: sarà una decisione tormentata che porterà quantomeno a un verdetto con qualche pecca di eleganza. In fin dei conti è una qualità che non ha mai brillato lungo la strada verso il Grand Prix 2016.
Fonte: Bodoi
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