La scorsa settimana abbiamo avuto il piacere di incontrare Koren Shadmi, fumettista israeliano autore del volume Love Addict – Confessioni di un seduttore seriale edito da BAO Publishing, che abbiamo recensito qualche mese fa. Shadmi, ospite della libreria bolognese Mondo Infoshop, ha parlato di quest’opera e di un altro suo lavoro più recente: Abaddon, uscito in Italia da qualche giorno per Nicola Pesce Editore.

Di seguito vi proponiamo un resoconto della chiacchierata.

 

Love Addict ha una componente autobiografica e anche il protagonista ti assomiglia nell’aspetto. Quanto delle esperienze che hai vissuto con gli appuntamenti online c’è nel libro?

Sì, c’è una percentuale di esperienze autobiografiche, ma molte situazioni le ho romanzate, per spingerle all’estremo. Ad esempio: a un certo punto il protagonista, in uno dei suoi momenti di maggiore depressione, inizia a sniffare cocaina, cosa che io non ho mai fatto. Devi spingere i tuoi personaggi a scavare una volta toccato il fondo per rappresentare il dramma.

All’epoca ero indeciso tra due idee su cui lavorare: una di queste era una storia autobiografica sul dating online, un argomento che consideravo strano e interessante, mentre l’altra era la biografia di un autore di romanzi di fantascienza. Per qualche ragione ho pensato che Love Addict fosse il progetto da sviluppare, anche perché era basato su esperienze che avevo vissuto da poco tempo ed erano ancora fresche nella mia mente.

Ma hai davvero incontrato le ragazze che vediamo nel fumetto?

Love AddictSì, molte delle ragazze che vedete nel libro le ho davvero conosciute, anche se la trama è un mix di diversi periodi della mia vita. La prima volta che mi sono dedicato agli appuntamenti online era il 2006-2007, quando era una pratica ancora tabù. Non potevi ammetterlo, perché era considerato qualcosa di imbarazzante da fare e, per quanto mi riguarda, all’epoca non avevo nemmeno molto successo nel campo. Mi sono capitati un sacco di strani appuntamenti. È passato molto tempo, quindi non ricordo tutti i particolari, ma una ragazza al primo appuntamento mi fece praticamente un colloquio per il matrimonio, chiedendomi quanto guadagnavo, come si erano concluse le mie precedenti relazioni, se volevo avere figli… ero terrorizzato.

Gli episodi più strani però succedono alle donne: le ragazze con cui ho parlato mi hanno raccontato di questi ragazzi che online sembrano normali, poi li incontrano dal vivo e improvvisamente questa apparenza crolla.

Il tuo stile è molto personale: il tratto è caricaturale, mi ricorda per certi versi Robert Crumb, e per la colorazione usi una palette cromatica limitata che dà un effetto particolare. Hai degli autori di riferimento da cui prendi ispirazione?

Penso che gli autori che ammiro cambino stile di volume in volume, così non sono mai uguali anche se riconosci la mano. Ho pensato che Love Addict dovesse essere più luminoso, visto che tratta il tema della sessualità, e vedere personaggi cartooneschi rende il tutto più leggero. Hai citato Crumb: lui è stato uno dei primi autori a fare questo genere di fumetti autobiografici. C’è una storia breve di dieci pagine, My Troubles with women, che è un po’ l’origine di queste storie-confessione. Per quanto riguarda i colori, mi piace usare una palette limitata, penso che caratterizzi in modo preciso un fumetto. Per Abaddon, ad esempio, ho optato per queste tinte che virano verso il verde e il rosa, rendendomi conto solo in un secondo momento che sono gli stessi colori del mio sito, quindi può essere considerata una citazione involontaria.

Nel libro non c’è una morale o un messaggio preciso per il lettore. Qual era il tuo obiettivo: raccontare la tua esperienza con il dating online o mostrare come le relazioni stanno cambiando nell’era di Internet?

Be’, ho raccontato un processo che continua a cambiare nel tempo: si è partiti da quando questi siti non erano popolari fino a oggi, in cui siamo arrivati al binge dating, un fenomeno per cui una persona arriva ad avere cinque o sei appuntamenti alla settimana, a volte anche programmandone due nella stessa sera. Il personaggio del coinquilino del protagonista è basato su un mio amico, che ogni sera beveva un bel po’ e poi andava a un appuntamento. Questo è interessante per me dal punto di vista psicologico, perché diventa come una dipendenza a metà tra il gioco d’azzardo e il desiderio di scoprire quante persone ti accettano. Cambia le relazioni di tipo sessuale, è come avere in mano una pistola e vedere quanti bersagli riesci a centrare. Lo trovavo bizzarro. Avevo perso il controllo e mi sentivo come in mezzo a un tornado, volevo raccontare questa situazione e magari fare un commento su di essa, ma di sicuro non dare un giudizio.

Passiamo ad Abaddon, che è nato su Internet. Quant’è importante per te il web e quanto lo trovi utile per il tuo lavoro?

La maggior parte del mio lavoro è realizzare illustrazioni e in questo settore è indispensabile avere un sito personale. Non è come per la musica, dove ogni volta che passa una canzone in radio l’autore percepisce un guadagno; quando qualcuno guarda le tue illustrazioni ti conosce, parla di te e magari ti assume per una commissione. Per i fumetti è più problematico e non so ancora bene come la penso a riguardo. Quando pubblicavo Abaddon online, ogni episodio veniva letto da 3.000/4.000 persone, mentre quando ho pubblicato il volume cartaceo… ha venduto bene, ma non così tante copie, perché immagino che alcune persone non abbiano voluto comprare qualcosa che avevano già letto gratuitamente.

Gli artisti che realizzano fumetti online di successo devono spesso realizzare del merchandising e sul loro sito vendono cose come t-shirt, tazze… ed è così che fanno soldi, ma io non ho le energie per produrre i mousepad di Abaddon. Però vedere che le persone leggevano il fumetto su Internet mi ha spinto a continuarlo, fino al punto di poter realizzare un volume, ma non di sostentarmi grazie a esso. So che per qualche fumettista invece funziona, per altri no… Ciò che mi dispiace è vedere fumetti di bassa qualità, perché non essendoci un editor a dirgli cosa migliorare per poter essere pubblicati, alcuni disegnatori raggiungono comunque una buona popolarità pur senza un filtro artistico.

Abaddon, anteprima 07

Ci vuoi parlare un po’ di Abaddon?

Abaddon è liberamente ispirato al testo teatrale A porte chiuse di Jean-Paul Sartre, uno spettacolo esistenzialista dove tre persone sono chiuse in una stanza, ed è una metafora dell’inferno. È stato il primo a immaginare l’inferno in modo differente dal classico luogo pieno di fiamme e dannati che ti torturano. L’unica tortura in questo caso è la personalità degli altri. Io ho messo cinque coinquilini in uno squallido appartamento di New York e il protagonista, Ter, cerca di uscire da questo circolo vizioso.

 

Su cosa stai lavorando al momento? Quali tuoi fumetti potremo leggere in futuro?

Il mio prossimo progetto è la biografia di Gary Gygax, il creatore di Dungeon & Dragons. Da teenager ero un grande giocatore, facevo il dungeon master e scrivevo storie che continuavano per settimane, a volte mesi. I miei amici mi chiedevano quando sarebbero finite, ma io li zittivo dicendo che io ero il master e decidevo io! Per un maniaco del controllo come me era fantastico poter essere un dungeon master.

Il fumetto è basato su famoso articolo pubblicato su Wired, scritto dall’ultimo giornalista a intervistare Gary prima della sua morte. L’autore dell’articolo ha curato la sceneggiatura, utilizzando Dungeon & Dragons in un modo unico, visto che il lettore entrerà a far parte della storia e prenderà decisioni per proseguire. Sarà un volume divertente, racconterà com’è nato questo gioco e come mai ha avuto questo incredibile successo.

Abaddon, copertina di Koren Shadmi