Future State è al centro dell’attenzione in casa DC Comics. I lettori americani stanno per dare un’occhiata al futuro dell’universo narrativo, per poi tornare a un presente che promette grandi cambiamenti e novità interessanti. Tra queste, una delle più attenzionate è certamente la presenza di un nuovo Batman. A portare il mantello, il personaggio di Tim Fox.

 

 

John Ridley, autore della serie The Next Batman, disegnata da Nick Derington, parla dell’iniziativa e dei suoi progetti in mezzo a questo personaggio in una recente intervista, di cui vi proponiamo i passaggi più salienti.

 

Future State: The Next Batman #1, copertina di Ladronn

Ridley – Tim è stata la nostra prima scelta. Quando abbiamo iniziato a discuterne, o meglio quando sono stato invitato a far parte di questo progetto, ai tempi in cui tutto questo avrebbe dovuto chiamarsi, come sapere 5G, si è percepita fin da subito la convinzione che Batman avrebbe dovuto essere rappresentato da un nero. Se ne parlava già prima delle recenti vicissitudini attraverso cui siamo passati noi neri in America. Sembra una vita fa che abbiamo iniziato a discuterne, ma c’erano molti elementi che gli editor volevano mettere in prospettiva. Volevano parlare di famiglia, di privilegi, in modi che, devo riconoscere, non si vedono molto nei media di massa.

Una delle cose che per me è sempre stata importante era poter trattare questi argomenti in una maniera che non riprendesse da vicino quanto già visto su altri personaggi, che magari sarebbero stati una scelta più ovvia nei panni di Batman. Volevamo connetterci in maniera potente alla natura della famiglia Fox, una delle più importanti, se non la più importante in assoluto nel panorama di Gotham, per poi colmare i vuoti che ci sono nella sua storia e trovarci con un personaggio che avesse un orientamento narrativo molto preciso e godesse di una specifica narrazione.

Alla luce di tutto questo, Tim era per me la scelta più ovvia. Ben Abernathy, editor e supervisore con cui ho lavorato in passato, è un tipo grandioso e un genio vero. Ha spinto per questa soluzione e ha fatto in modo che avesse perfettamente senso. Quando mi ha ingaggiato io la ritenevo perfetta e sono molto felice di questa scelta, perché ci permetterà di raccontare grandi cose.

La differenza fondamentale tra Tim e Bruce è che il primo ha sempre avuto la propria famiglia in vita. Anche lui è spinto ad agire dalla propria storia familiare, ma in maniera molto diversa e lo vedremo riconciliarsi con molti aspetti del suo passato in maniere che mi entusiasmano, come uomo, padre, marito e scrittore che vorrebbe tanto vedere famiglie nere raccontate in maniera più tridimensionale dalla cultura popolare.

 

Uno degli scopi principali della storia che Ridley vuole raccontare è sfuggire al senso di finto rischio che l’implicita immortalità dei personaggi dei comics impone.

 

Future State: The Next Batman #2, variant cover di Francesco Mattina

Ridley – Sappiamo tutti che a un certo punto bisogna resettare le storie, procedere a dei reboot. Bisogna farlo per permettere ai personaggi di entrare in una nuova era, per permettere agli eroi di continuare ad esistere. La mia prospettiva è quella di esplorare la possibilità di inserire degli elementi della storia che rendano i rischi che corrono più reali, di raccontare le cose in maniera che non sia possibile dare per scontato che i personaggi continueranno ad esistere. L’anno che abbiamo passato, per quanto difficile, spero abbia insegnato alla gente che il domani non è garantito e che vale sempre la pena mostrare apprezzamento per le persone che abbiamo intorno.

Non è che Batman non abbia mai perduto, attenzione. La sua intera identità è costruita sulla perdita dei suoi genitori. Ma per me, riportare l’attenzione su questi aspetti significa riconnettere il personaggio al mondo reale in maniera riconoscibile. Il che non significa replicare quel che accade nella realtà, perché una parte fondamentale de fumetti sta nell’escapismo che concedono ai lettori. Ma il punto è che la morte dei ricchi genitori di Bruce, raccontata negli anni della Grande Depressione, era profondamente connessa con la realtà dell’epoca. La storia di Superman, per quanto fantastica, è ancora la vicenda di un immigrato, connessa alla realtà di un sacco di famiglie di immigrati che volevano adattarsi al tessuto sociale americano. Wonder Woman, per quanto creata da un uomo, raccontava di una donna che insegnava ai maschi come essere migliori durante una guerra. Altro concetto legato alla realtà.

Chi ha letto The Next Batman sa che sembra esserci una chiara separazione tra la polizia di Gotham e il personaggio del giudice, sia nel loro approccio agli eroi in maschera che in quello alla popolazione in generale. Le forze dell’ordine sono state messe sotto il microscopio, ultimamente, e le cose ci hanno spinto a chiederci quali siano e debbano essere i rapporti tra la polizia e la magistratura, cosa dovrebbe cambiare in quell’ambito.

 

Ridley promette una storia fortemente politicizzata per Batman: Future State, che parla di militarizzazione delle forze dell’ordine, delle organizzazioni private, dei gruppi di opinione. Una storia che non vuole venir meno al compito di raccontare una bella avventura di Batman, tuttavia.

 

Ridley – So perfettamente che le storie del personaggio trattano sempre il tema del crimine, di come si affronta la paura nelle strade, della corruzione del sistema, della condizione delle aree più povere delle città. Ma se rendi quel personaggio nero e parli di militarizzazione delle forze di polizia, il contenuto politico diventa ancora più evidente ed esplicito. E nelle storie su Tim che abbiamo letto ci sono degli elementi fortemente radicati nel reale, che contribuiscono, oltretutto a farci percepire come reali i rischi che egli corre.

 

 

Fonte: ComicBook.com