Il grande assente dell’Universo DC è tornato finalmente in scena: nelle ultime pagine di Batman #35, la grande nemesi di Batman si è rivelata in carne e capelli verdi, ma si tratta di una “rivelazione” fasulla: il Joker in realtà si è sempre nascosto in piena vista, assumendo l’identità fittizia dell’infermiere Eric Border, in circolazione fin dal numero #2 della testata, che in varie occasioni ha perfino aiutato Batman nel corso delle sue missioni.

La vera mente criminale dietro a questa diabolica manovra è Scott Snyder, l’autore che ha orchestrato la scomparsa, l’identità fittizia e la ricomparsa del criminale. In un’intervista con Newsarama, Snyder rivela come ha pianificato le macchinazioni del Joker e cosa ha in serbo il principe clown del crimine per Batman e per il resto del mondo. Eccone i punti salienti.

L'anteprima della copertina di Batman 37 lascia pochi dubbi sulla natura letale della storia

L’anteprima della copertina di Batman 37 lascia pochi dubbi sulla natura letale della storia

Eric Border è stato introdotto nell’Annual 2 di Batman, scritto assieme a Marguerite Bennett, che lo ha usato nella storia della Figlia del Joker. È stato divertentissimo proporre l’idea di utilizzarlo in quel modo mentre lavoravamo su “Death of the Family”, inserirlo in quel modo affinché i lettori poi vedano che c’è un secondo grado di lettura in quella storia, e che avevamo pianificato tutto da molto tempo. Eravamo io, Marguerite e James Tynion IV, lo sceneggiatore di Batman Eternal gli unici a sapere che in realtà Eric era il Joker. Ero terrorizzato dall’idea che qualcuno lo capisse dal nome. Mi dicevo: okay, capiranno immediatamente che è il Joker, e sarà la fine, dovrò cambiare la storia o trovare un altro modo per raccontarla.

 Nella storia della Figlia del Joker, il Joker le passa un bigliettino, probabilmente il più grosso indizio che abbiamo inserito, perché accade subito dopo che lei incontra Eric Border. Poi fa capolino in Eternal, e ovviamente in Batman 34 per preannunciare ciò che sta per accadere. In Arkham Manor è uno dei protagonisti principali e anche Gerry Duggan, l’autore, era tra i pochissimi a cui lo avevo detto, per dare un senso alla storia.

 Il tema visivo ricorrente delle mosche era inizialmente un’idea di Greg. In passato era dovuto alla questione della sua faccia, ma ora… non voglio rivelare troppo, ma tutto ciò che il Joker dirà su di sé nel prossimo numero, ciò che rivelerà su Batman su dove è stato, cosa ha fatto, e quanto sa su tutti quanti… tutto questo per me ha degli echi di qualcosa di diabolico, quindi abbiamo deciso di raffigurarlo come qualcuno che ha fatto ritorno dalla tomba.

 Anche il titolo di questo ciclo di storie, Endgame”, indica che si tratta soprattutto del Joker che dice “È finita. Stavolta morirai, e tutto quanto crollerà. Volevo fare qualcosa per mettere della vera pressione addosso a Bruce, che è nel fiore dei suoi anni. È ben lontano dal Batman di Dark Knight Returns, e ciò che mi affascina di Batman, della sua relazione con Gotham, è la sua mortalità, quindi ho voluto legare questo tema al ritorno del Joker. Assieme alla sensazione che Batman sia diventato qualcosa di più grosso della sua vita, del suo corpo e della sua psiche: una leggenda, un mito… anche questo è parte di ciò che lui è. Ed è importante.

 A fare da controcanto a questo c’è il Joker che torna in scena per dirgli: questa è la fine. Sta per finire tutto. Tu non capisci quanto sei piccolo. Sei solo un uomo. E tutto questo, e anch’io, siamo molto più grandi di te. Tu non fai altro che lanciare sassolini in un fiume, ma è tutto inutile. Ti dimostrerò che sarai dimenticato molto presto, mentre io sarò ricordato, e tutto ciò che hai fatto non vorrà dire nulla. La barzelletta più grande del Joker, in questa storia, è il fatto di credere che la propria vita possa significare qualcosa.

 

Fonte: Newsarama