Alla scorsa Lucca Comics & Games è stato presentato il 200° numero di Dampyr, celebrato da una splendida copertina variant di Simone Bianchi. Abbiamo approfittato della kermesse toscana per ripercorrere la storia del personaggio e scoprire cosa ci riserva il futuro insieme a Mauro Boselli, uno dei creatori del nostro ammazzavampiri preferito.

 

Ciao, Mauro e benvenuto su BadComics.it! Duecento numeri di Dampyr sono un gran bel traguardo. Celebriamo questo successo innanzi tutto ricordando le sue origini: com’è nata l’idea di questo fumetto?

Grazie a voi per l’ospitalità. Dunque, l’idea è venuta a me e a Maurizio Colombo lavorando sull’Almanacco della Paura, l’antesignano del Dylan Dog Magazine. Avevamo scritto un manuale del cacciatore di fantasmi e poi quello del cacciatore di vampiri. La cosa ci ha portato a scoprire che esisteva davvero una figura del genere nel folclore e nella storia dei Balcani chiamata “dampyr”, figlio di un vampiro e di una donna mortale. Abbiamo ritrovato documenti e testimonianze di dampyr operativi nella Serbia e nella Bosnia Erzegovina fino agli anni ’50 del secolo scorso.

Ecco spiegato il perché dell’ambientazione iniziale e delle origini del protagonista, giusto?

Esatto. Inoltre allora c’era una guerra civile in quell’area geografica. Era l’occasione per mettere in scena la nostra personale creatura, il Maestro della Notte: un arcivampiro, un super-predatore che riesce a rimanere nascosto agli occhi dei più mimetizzandosi attraverso le sciagure delle guerre. Abbiamo quindi mescolato le due cose e scritto i due albi d’esordio a quattro mani, poi disegnati da Majo. Sono due storie dure, potenti, riproposte proprio qui a Lucca in un bel cartonato.

Avete pensato subito come formula a una serie regolare?

No, in effetti Dampyr era nata come miniserie all’interno dell’antologica Zona X. Tuttavia, leggendo i primi numeri, in casa editrice si vide subito che il nostro fumetto si discostava dal genere della collana più improntato alla fantascienza e all’heroic fantasy. Il nostro Dampyr era molto più cupo, crudo e realistico. Sergio Bonelli pensò subito di farne un titolo a sé, e siccome allora era contrario alle miniserie, siamo stati fortunati [sorride] e partì tout court come serie regolare.

Avevate già in mente tutto l’universo variegato, o meglio il multiverso di Dampyr, fatto non solo di vampiri ma anche di demoni, angeli e fantasmi?

Dovevamo ampliare e arricchire le possibilità e le soluzioni narrative per garantire una certa longevità al titolo. Fondemmo l’idea centrale di Dampyr con quella di un altro fumetto su cui io e Maurizio stavamo lavorando, incentrato sull’angelo caduto che diede origine alla figura di Caleb Lost. È lui il mentore dei nostri eroi che vive a Praga, una città magica già di per sé. E come sua dimora abbiamo scelto un teatro immaginario, un’isola nel tempo collocata nella splendida città ceca.

L’antagonista per eccellenza, a cui hai già accennato prima, è il Maestro della Notte, parte essenziale e fondante del soggetto che ha avuto subito dai primi numeri un notevole impatto sui lettori. Da dove avete tratto ispirazione?

Dampyr 52: La maledizione di Varney, copertina di Enea RiboldiInnanzitutto la figura del vampiro classico, quella dell’800, viene ispirata dalla famosa epidemia di vampirismo dei Balcani – perché sempre lì si torna – del XVIII secolo. Ne parlarono anche Voltaire e altri studiosi e intellettuali del ‘700. Nel secolo successivo diventa materia letteraria grazie a Lord Byron e al suo medico di fiducia italo-britannico, John Polidori, che scrisse Il Vampiro. Da lì prese il via tutta una serie di romanzi sul tema, fino al famosissimo Dracula di Bram Stoker.

Tutti questi vampiri classici vivono benissimo di giorno, non hanno problemi con la luce del sole. La luce naturale diventa un pericolo solo con l’arrivo dei film di Hollywood, a partire da Nosferatu di Murnau e il Dracula di Bela Lugosi in poi. Quindi, per i Maestri della Notte, i nostri super-vampiri, siamo tornati alla tradizione. Si tratta di una specie diversa da quella umana, più potente, che vive tranquillamente alla luce del sole. Inoltre è mutaforma: si può trasformare in altri esseri e mostruosità.

Per non rinunciare all’immenso immaginario cinematografico ben presente in tutti noi, abbiamo pensato al concetto di non morto, ovvero la trasformazione generata in un umano da un Maestro della Notte. I non morti sono vampiri, si nutrono di sangue, sono totalmente asserviti al loro padrone e muoiono alla luce del sole. Ma solo un Maestro della Notte può creare un vampiro, un non morto.

Non esiste nelle nostre storie la possibilità di un’epidemia vampiresca; lo abbiamo deciso per non incappare nel rischio di una ripetitività delle trame e dei soggetti. Per cui nella nostra serie, come ben sapete, esistono due tipologie di vampiri: i Maestri – che sono circa un centinaio e ne abbiamo eliminati solo una trentina finora, in 200 numeri [sorride] – e i non morti, il branco di un Maestro.

Al di sopra dei Maestri della Notte e dei protagonisti esistono due schieramenti molto più ampi, che potremmo identificare come il Bene e il Male, in lotta in questo e in altri universi. Di loro cosa sappiamo veramente?

Dampyr 65: L'angelo ribelle, copertina di Enea RiboldiCome dicevo abbiamo varie tracce di soggetti mai sviluppate appieno, relative a questo angelo decaduto, Caleb Lost, il quale combatteva contro entità demoniache. Da subito pensammo a due tipologie di esseri superiori che si contendevano il dominio del Multiverso. Caleb Lost chiede spesso l’aiuto di Harlan e dei suoi amici per combattere; non solo i vampiri, ma anche le file dei suoi nemici, queste potenze oscure che da noi, nel nostro universo, nel nostro spazio-tempo, si identificano con le creature infernali.

Come nella mitologia e nelle leggende dell’umanità i Maestri della Notte hanno dato luogo a divinità e culti particolari, così queste potenze sono state identificate con i nostri diavoli. Loro sono altro, ma sulla Terra accettano di venire identificati con i demoni dell’Inferno. Non conosciamo nella loro lingua come si chiamano veramente, mentre i buoni sono detti “amesha”.

Nel nostro mondo li conosciamo come Inferno, o l’Altra Parte. Poi ci sono figure come Nergal, grande avversario di Draka e della sua stirpe, che è un Maestro della Notte ed è alleato con l’Altra Parte, oppure Samael, fratello di Caleb, un amesha traditore.

Fin dai primi numeri, nella nostra mente perversa Dampyr si avviava a diventare una serie estremamente complessa.

Un’altra figura di non facile interpretazione, ma molto affascinante e amata dai lettori, è quella di Nikolaus.

Nikolaus deve il suo aspetto e alcune delle sue caratteristiche al clima della letteratura praghese ed ebraica di cui io sono un grande appassionato. Nikolaus stesso, come personaggio, è uno scrittore ebraico, amico di Kafka e di altri letterati del primo ‘900. C’è molto in lui di quei personaggi ambigui che appaiono in alcuni episodi di The Twilight Zone, o magari interpretati da Broderick Crawford.

Anche il romanzo Good Omens [Buona Apocalisse a tutti! – NdR] di Neil Gaiman e Terry Pratchett mi ha influenzato, perché ci sono un angelo e un demone che si combattono, ma sono al contempo buoni amici. Caleb e Nikolaus sono sì su opposti fronti, ma si rispettano e in fondo si vogliono bene. È una delle nostre figure preferite e mi fa piacere che sia entrata anche nel cuore dei lettori.

Un’altra fonte di estremo interesse, nonché occasione di ulteriori potenzialità narrative, è il nesso che la trama ha spesso e volentieri con episodi storici, o curiosità del folclore di tutto il mondo. Avevate progettato sin dall’inizio soggetti di così ampio respiro?

Dampyr 141: Rosalinda delle zagare, copertina di Enea RiboldiDiciamo che il viaggio diacronico attraverso le epoche era insito nella serie dell’angelo, mentre quello sincronico nei vari paesi del mondo attuale era presente fin dall’inizio in Dampyr. Inizialmente avrebbe dovuto seguire un percorso geografico dettato dalle guerre, ma per una serie mensile si rischiava di cadere nella ripetitività e nella monotonia. Abbiamo quindi fuso ancora una volta i vari elementi.

Io sono un fan dei fumetti di avventura in giro per il mondo, come Tintin e Martin Mystère. Con Maurizio abbiamo concepito Dampyr come “una serie in viaggio” con un eroe vagabondo che ci desse la possibilità di indagare i costumi, la mitologia, i paesaggi, la letteratura, il cinema – e chi più ne ha più ne metta – dei vari paesi del nostro pianeta.

Di volta in volta, che sia la Bassa Padana, il Sud degli Stati Uniti o un’epoca storica, attraverso le varie vicende andiamo alla scoperta di quello che io chiamo il “Genius Loci”, cioè lo spirito del posto dove viene ambientato l’episodio. Dove abbiamo fonti e documentazione a disposizione, cerchiamo di essere il più fedeli possibile; quando mancano ci affidiamo all’immaginazione.

Oltre a muoversi nello spazio e nel tempo, Dampyr sfrutta l’immenso serbatoio di spunti fornito dalla letteratura e dalle leggende. L’esempio più straordinario è il lavoro fatto sui vari frammenti della saga arturiana, che con pazienza e fantasia hai ricucito in un continuum narrativo coerente e molto affascinante, legandolo strettamente al mito di Tristano e Isotta e introducendo il primo dampyr della storia: Taliesin. Hai in mente di creare qualcosa di simile con altre grandi epopee letterarie, oppure il ciclo arturiano è qualcosa di specifico e connaturale a Dampyr?

Dampyr 186: Taliesin Il Bardo, copertina di Enea RiboldiFin dai primi numeri avevo deciso che Taliesin sarebbe appartenuto a quell’epoca. Amber Tremayne, sorella di Draka e zia di Harlan, appare nel terzo albo, Fantasmi di sabbia. A quel punto avevo già pensato di riportarla all’epoca di Artù per farla interagire da vicino con Taliesin.

L’impresa di ricostruire e integrare il mito arturiano cercando di renderlo più realistico attraverso i pochi dati storici a disposizione, ma introducendo l’elemento vampiresco, mi ha subito affascinato e coinvolto. Per cui, sì, è qualcosa di insito nell’intreccio di Dampyr.

La materia è molto complessa, forse abbiamo perso qualche lettore per strada [sorride]. La saga merita tuttavia di continuare e stiamo pensando a una serie parallela, più snella e incentrata proprio su Taliesin. Comunque il suo ciclo vitale è di oltre 400 anni, per cui lo vedremo ancora in azione, in futuro, fino a prima dell’anno 1000, dove si concluderà il suo percorso.

Nell’ultimo Speciale, La porta dell’Inferno, abbiamo visto Moreno Burattini trasformare gli inferi danteschi in una delle dimensioni del Multiverso. Abbiamo dunque scoperto che non c’è limite alla fantasia e all’ispirazione per le storie di Dampyr: possiamo davvero aspettarci di tutto.

È vero ma il concetto del Multiverso, presente nella serie fin dall’inizio, ad alcuni non piace e proprio perché rende tutto possibile. È d’altra parte un’occasione del narratore per divertirsi e far divertire il lettore. Burattini ha avuto quest’idea che a me è piaciuta moltissimo e che ho subito assecondato. Il risultato direi che è stato egregio, grazie anche al contributo del disegnatore Fabrizio Longo.

Io ho un pallino anche per i romanzi di Emilio Salgari, ed Emil Kurjak – amico fraterno di Harlan – condivide con me questa passione. Il “soldatino” si sta chiedendo se esiste una realtà parallela in cui vivono veramente Sandokan e Yanez de Gomera. Lo scopriremo prossimamente. Marco Villa, il figlio di Claudio Villa, sta iniziando a disegnare questa storia che si intitolerà I vampiri della Malesia o I vampiri di Mompracem.

Veniamo dunque al 200° numero, La legione di Harlan Draka. È il primo capitolo di una triplice storia che si svolge tutta in una notte.

La storia si sviluppa su tre fronti: il Medio Oriente, dove è ambientato il numero 200, in cui Harlan e compagni affrontano Erlik Khan; Londra, su cui verte il numero 201 intitolato Black Annis!, coinvolge Draka e la sorella Amber; infine nel 202, disegnato da Alessandro Bocci, Nel mondo dei maestri, la scena si sposta in quella dimensione trovata dal padre del protagonista, che riproduce più o meno l’antica realtà ormai perduta dei Maestri della Notte, in cui si è costruito una nuova vita e in cui la sua progenie non è un pericolo per la stirpe, come accade invece sulla Terra. Draka ha un figlio che non è un dampyr, ma è in pericolo, minacciato insieme alla madre dal suo mortale nemico Lord Marsden, alleatosi a un conoscitore del Multiverso come Sho-Huan.

Dopo il numero 202 alcuni dei cattivi, se non proprio morti, saranno in pessime condizioni. Alcuni avranno perso il proprio grado nella gerarchia infernale o vampiresca…

La lotta multidimensionale tra le fazioni opposte, quelle che noi chiamiamo nella nostra realtà il Bene e il Male, nella tua concezione è infinita, oppure prima o poi vedremo l’una prevalere sull’altra?

No. La lotta dura da moltissimo tempo ed è infinita. Si svolge su molteplici universi e la nostra Terra ne rappresenta solo una briciola, anzi dovrebbe rappresentare un campo neutrale. Le vicende a cui assistiamo qui posso definirsi solo “scaramucce”. La storia non finisce. Finisce quella degli attori in gioco, compresa quella dei nostri eroi.

Ci sarà posto per racconti che non riguardano Harlan, Tesla e Kurjak?

Ne vedremo dei flash, ma non abbiamo intenzione di fare spin-off senza i protagonisti originali, a meno che non si parli degli altri dampyr. Per ora ne abbiamo due: quello del passato, Taliesin, e quello del futuro, Charles Moore.

Mauro Boselli