Mentre prepariamo, proprio per oggi, la recensione del primo numero di Lukas, la nuova serie targata Bonelli, ecco cos’hanno raccontato a Cartoomics i suoi due papà: lo storico sceneggiatore Michele Medda e il disegnatore e supervisor grafico Michele Benevento.

L’incontro si è svolto sotto la moderazione di un terzo fuoriclasse del fumetto italiano, nella persona di Diego Cajelli, che ha introdotto la serie come il vero ritorno dell’horror nelle collane bonelliane, definendo Lukas una favola oscura dalle tematiche dark, con un protagonista alla ricerca di se stesso, impegnato a ricostruire il proprio passato. Interessante che il punto di vista del protagonista e quello dello spettatore tendano a coincidere eppure a distanziarsi: Lukas ricostruisce la propria identità perduta, è ignaro del proprio passato proprio come il lettore. Ma è lontano dal lettore perché è un essere mostruoso, un ridestato, un ex-umano che vive in un contesto sovrannaturale.

Michele Medda ha chiarito che il progetto Lukas è in lavorazione dal 2010, sin dalla conclusione della serie Caravan, che non era strattamente un’avventura. Proprio il richiamo di un personaggio forte, di una vicenda avventurosa e di una storia narrativamente piu classica su cui innestare elementi di modernità sono stati la molla per l’ispirazione di Lukas. Una serie nata dall’immagine improvvisa e casuale, balenata alla mente di Medda, di un uomo che si ritrova in una tomba senza sapere perché e chi sia. Da qui, la costruzione della vicenda attorno a questa semplice idea iniziale e la formulazione della natura di ridestato del protagonista: un non-morto lucido mentalmente come un vampiro, in un corpo affamato di carne umana come quello di uno zombie.

Un’avventura classica richiede una nemesi classica: Vilda, l’elefantiaca donna in cerca di Lukas per regolare conti che appartengono al suo misterioso passato, è proprio questo. Ma a Medda non interessano i personaggi monodimensionali come non gli appartengono i cattivi troppo polarizzati, impareremo a conoscere anche le debolezze e fragilità di questa villain e dei suoi scagnozzi, il braccio violento della sua vendetta.

Interessanti anche le notazioni di Michele Benevento per quanto riguarda il lavoro sulla parte visiva del fumetto: il team di disegnatori è composto di ben sette artisti, selezionati per capacità di adattarsi allo stile richiesto dalla serie e coordinati dallo stesso Benevento. Il quale ha parlato del processo creativo dei tantissimi mostri che faranno parte dell’universo di Lukas. Partire dallo studio minuzioso dell’elemento realistico, dall’osservazione del lupo nei minimi particolari (ad esempio), per distanziarsene e creare un licantropo che non abbia precedenti. Soprattutto, lo sforzo è stato quello di non fare riferimento a nessuna scena di film, nessun particolare, nessun’immagine troppo riconoscibile nella storia del cinema o della letteratura horror. Paradossalmente, il lavoro di documentazione maniacale è stato compiuto per segnare la distanza, per essere sicuri di non ripetere, non citare nulla e nessuno. Anche la città in cui Lukas si muove ha una fisionomia inedita. Ispirata, per stile di architetture, alle metropoli mitteleuropee, non certo a quelle statunitensi, non ha però nessun rapporto con la realtà. Così come l’epoca in cui il fumetto è ambientato è certamente contemporanea alla nostra, ma appartiene a un mondo separato, totalmente altro.

Per sapere se le nostre opinioni su Lukas coincidono con la visione dei suoi autori e per una valutazione qualitativa del suo esordio, ci sentiamo più tardi per la recensione di Lukas #1.