Dopo 3 anni dall’esordio di Paperinik New Adventures, la Disney decide di tentare un sentiero simile, rendendo anche Topolino protagonista di una testata rivolta a un target più maturo. Se per il papero mascherato la fonte d’ispirazione erano i comic-book supereroistici, Mickey Mouse Mystery Magazine riprende le atmosfere e gli elementi del genere hard-boiled, trasportando il protagonista da Topolinia a Anderville, una città più realistica e meno cartoonesca.

Sonny Mitchell, un compagno d’università di Topolino, è scomparso lasciando all’amico un’agenzia investigativa di cui lui ignorava di essere socio; appena arriva nella nuova città per indagare, scopre però che avrà più difficoltà del solito a risolvere il mistero; la polizia, ad esempio, non lo lascia agire indisturbato come avviene a Topolinia.

AndervilleQuesto primo numero sembra volerlo urlare ad ogni occasione, esplicitando anche più del necessario le differenze con l’universo Disney classico: “Questa è una delle cose che non avrei mai fatto a Topolinia” o “Questo piano avrebbe avuto successo a Topolinia”. È evidente che siamo in un mondo più adulto, meno disincantato, ma Tito Faraci lo vuole dichiarare in più occasioni, temendo che il lettore possa non comprendere quanto si stiano prendendo le distanze dallo status quo a cui è abituato Topolino.

Per Paperinik era stato sufficiente introdurre la Ducklair Tower, e da lì sono arrivati nuovi alleati, avversari e attrezzature tecnologiche; qui invece si sposta il protagonista in un nuovo setting, così da farlo interagire con un cast completamente diverso. Il primo numero di MMMM soffre forse della sovrabbondanza di elementi da presentare al lettore: l’autore vuole mettere già in scena tutti i comprimari, quasi a voler dimostrare che è in arrivo un universo narrativo elaborato come quello di PKNA, ma considerando che bisogna familiarizzare anche con il nuovo scenario e una parte della storia è dedicata alla risoluzione del caso, si tratta di un albo decisamente affollato.

I singoli personaggi, per quanto ben caratterizzati e interessanti fin dalla loro prima apparizione, non hanno tutti lo spazio necessario per essere introdotti a dovere, per cui in molti casi è semplicemente una promessa rinviata al futuro, visto che nei numeri successivi ognuno avrà modo di essere delineato a dovere.
La figura dell’ispettore Clayton è quella che riesce a imprimersi da subito nell’immaginario del lettore, il poliziotto tutto d’un pezzo che ha un atteggiamento decisamente diverso dal gioviale commissario Basettoni: la presenza di Topolino ad Anderville e la sua spinta a indagare su casi che non lo riguardano non lo entusiasma, ma è incuriosito da lui e nel finale dell’episodio gli impedirà di lasciare la città. Nonostante la ridotta visibilità si familiarizza in fretta anche con la gang di Little Caesar, gli avventori del locale situato sotto lo studio investigativo ereditato da Topolino.

Ancor più di PK, MMMM ha una trama orizzontale che lega tutti i numeri e infatti il lettore rimane con la curiosità di scoprire che fine abbia fatto Sonny Mitchell, mistero che chiaramente sarà sviluppato in seguito. Nonostante qualche passaggio caotico e una frenesia di dover mostrare più novità possibili che traspare dalla struttura dell’episodio (il confronto con PK, vero e proprio fenomeno editoriale, doveva chiaramente intimorire), Anderville ha l’inevitabile pregio di mettere in piedi un setting affascinante e definire i toni della serie.

Il merito di tutto ciò va anche a Giorgio Cavazzano, che trova un modo per sfruttare il formato comic-book dell’albo e trova nuove soluzioni grafiche, tenendo conto della differenza del genere narrativo e non scimmiottando ciò che già aveva avuto successo sulla testata del papero mascherato. A chiusura dell’albo come contenuti extra vediamo studi preparatori dei personaggi e dell’ambientazione, oltre ad articoli di giornali che contribuiscono a far apparire viva la città di Anderville e spiegare le dinamiche che definiscono la sua popolazione.