Nel 1977 esce al cinema Corri più che puoi, Charlie Brown, terzo lungometraggio dei Peanuts destinato al grande schermo e primo prodotto animato a non avvalersi delle composizioni musicali di Vince Guaraldi. La differenza si percepisce già dai primi minuti, con una colonna sonora rockeggiante e una canzone che finge da sigla d’apertura decisamente meno ispirata rispetto alle melodie jazz di Guaraldi; purtroppo però non sono le musiche il principale difetto di questo film.
Infatti la trama, oltre a partire da uno spunto fin troppo simile a È Stata una Breve Estate, Charlie Brown, non approfitta della lunghezza maggiore per offrire un prodotto più elaborato di uno special televisivo, ma si limita a mostrare una serie di quadri ambientati al campeggio, che si concludono con una fin troppo lunga gara in gommone.

Race for your life, Charlie BrownLa gang dei Peanuts si trasferisce in un campo estivo, dove appena arrivati si rendono subito conto che le difficoltà della vita all’aria aperta faranno presto rimpiangere le comodità di casa loro; nessun bambino sembra abituarsi alla tabella di marcia di stampo militare, oltre ad essere costretti a sopportare i soprusi dei ragazzi più grandi.
Il potere esercitato da questi tre bulli è legato alla loro vittoria nelle precedente edizione della gara a bordo di un gommone, che però hanno vinto imbrogliando sfruttando un motore nascosto. Per fermarli quest’anno si formano tre squadre: i maschi guidati da Charlie Brown, le femmine capeggiate da Piperita Patty, Snoopy e Woodstock.

Inizialmente Charlie Brown ha problemi di insicurezza nel gestire il suo ruolo, mentre Piperita Patty è molto determinata, nonostante sottoponga al suo gruppo una votazione democratica per la più piccola decisione. Dopo aver superato ostacoli di ogni tipo, compresi sabotaggi da parte dei bulli, le ragazze e i ragazzi si ritrovano e formano un unico gruppo, guidato da un Charlie Brown forte di una ritrovata autostima; il loro mezzo purtroppo affonda quando, passati in vantaggio e vicini alla vittoria, iniziano a festeggiare troppo presto.
L’avanzata verso il traguardo dei bulli viene però fermata da Snoopy e Woodstock, che in un rush finale riescono a respingere gli attacchi scorretti dei loro avversari e vincere la corsa.

Charlie Brown ha imparato da questa esperienza a essere più sicuro di sé e credere nelle sue potenzialità, ma proprio quando realizza tutto ciò si rende conto che il bus dei suoi compagni è ripartito senza di lui, costringendolo a farsi dare un passaggio verso casa da Snoopy, che tornerà assieme a Woodstock guidando la moto.
Non c’è molto da dire su un film che racconta una vicenda lontana dal fascino discreto dei Peanuts, ma imbastisce una gara fracassona come se ne sono viste tante in molti altri cartoni animati. Una perfetta sintesi di questa atmosfera quasi fuori luogo è il personaggio di Brutus, il gatto dei bulli, una nemesi per Snoopy e Woodstock che è protagonista di bisticci fuori luogo per lo stile della serie, risultando anche poco coerente e grossolano anche dal punto di vista della realizzazione grafica.