Brian Michael Bendis e Michael Gaydos hanno lanciato Pearl, la loro serie indipendente pubblicata dalla DC Comics, il primo di una serie di progetti creator-owned che la casa editrice produrrà assieme allo sceneggiatore. Per ora, sarà composta da sei numeri che sanno molto di prima stagione.

Come sappiamo, c’è molto che bolle in pentola da questo punto di vista, per Bendis, che ha stretto accordi molto vantaggiosi con i suoi nuovi datori di lavoro, per quanto riguarda l’etichetta Jinxworld.

Pearl #1, la storia di una tatuatrice che è anche un’assassina della Yakuza, è uscito settimana scorsa negli Stati Uniti, ed ecco cosa dichiarava Bendis, ai microfoni di Newsarama:

 

Pearl #1, variant cover di Alex Maleev

Ultimamente mi sono trovato affascinato dall’arte dei tatuatori, parlando con miei amici che creano tatuaggi o sono imbevuti di quella cultura. Una delle loro frustrazioni sta nel fatto che le persone che non ne sono appassionate non sanno molto del simbolismo, della storia che sta dietro al loro lavoro. Lo vedono semplicemente come una cosa carina da fare, ma è molto di più, e ha significati diversi in diverse parti del mondo. Ho visto una connessione tra quel che fanno loro e quel che faccio io, due forme d’arte tanto particolari da essere spesso incomprese. Ho voluto scriverne.

Mentre facevo ricerche, ho sentito di storie criminali in quell’ambiente e ho iniziato a ridere, perché io avevo l’intenzione di ragionare sul concetto di creatività. Ed eccomi qui, sorpreso da incredibili personaggi e appassionanti storie criminali. Mi sono trovato a pensare, eccoci qui, sto per scrivere l’ennesimo giallo, vero? Ma me ne sono innamorato e non ho potuto lasciarmelo scappare. C’è qualcosa nella giustapposizione di creatività e intimità da un lato e violenza improvvisa dall’altro, che appartengono entrambi all’ago da tatuaggi. Qualcosa che spesso viene paragonato alla violenza del nostro mondo e che mi ha condotto a questa storia.

Pearl #1, copertina di Michael Gaydos

Ci sono in giro un sacco di fumetti e io voglio assicurarmi che Pearl sia unico per voce e spirito, tanto quanto Jessica Jones, ma senza ripercorrerne la strada. Mike e io ce lo siamo detti molto chiaramente: non rifacciamo Jessica Jones. So che, quando si dà vita a un successo, si rischia sempre di ripeterlo con piccole variazioni. Noi volevamo distanziarci da quel che abbiamo ottenuto con Jessica e fare qualcos’altro, di diverso, che ci permettesse di non cadere nei cliché.

Ecco perché Mike ha pensato che la nostra protagonista dovesse essere albina. Ben pochi lo sono, e se ne trovano ancor meno nei comics. Inoltre, è un personaggio che si distanzia dal classico albino spaventoso e sinistro. Un luogo comune che raramente è stato contraddetto nella cultura popolare.

Mike mi ha confessato che suo figlio ha una malattia della pelle che gli provoca dei segni molto visibili quando è arrabbiato o eccitato. Il sangue fluisce alla pelle, la riempie. Mi ha raccontato che, chi ha la malattia di suo figlio, se inciso con un ago da tatuaggi senza inchiostro, ottiene un “tatuaggio vivente”, che appare quando il suo umore è alterato. Da qui uno degli effetti visivi interessanti di Pearl, i cui “tatuaggi viventi” sono un tema che esploreremo. Appaiono solo quando sta per uccidere qualcuno.

 

Bendis è a caccia di qualcosa di originale anche per stanchezza nei confronti della tendenza della cultura popolare a cannibalizzare se stessa. Viviamo dentro Ready Player One, dice Bendis, e pare che non ci si possa liberare di riferimenti e citazioni. Bene, ma c’è bisogno di raccontare qualcosa di nuovo, che rifletta su parti inesplorate del mondo. Inoltre, ha parlato di una storia alla Romeo e Giulietta che trova spazio in Pearl.

 

C’è un amore molto forte tra Pearl e Rick, cresciuti in un mondo che non avrebbero voluto per se stessi. A volte, bisogna incontrare la persona giusta, che ti possa aiutare a realizzare che la vita che fai non è quella che vuoi, a capire la tua stessa grandezza. La loro storia è figlia della volontà mia e di Mike di non cadere in luoghi comuni in alcun modo. E non esagero se dico che questi due personaggi mi hanno affascinato e sorpreso ad ogni passo della loro vicenda. Per la fine dei sei numeri, vedrete una storia d’amore che mi ha lasciato a bocca aperta e che non somiglia a nulla che abbia raccontato in passato.

 

Anche lo sguardo sulla Yakuza non vuole essere stereotipato o già visto. Bendis si è immerso in grandi ricerche per eliminare la prospettiva occidentale sulla mafia giapponese e critica anche se stesso: rivedendo oggi la sua interpretazione della Yakuza nelle storie di Daredevil, la trova inadeguata. Inoltre, rivendica il proprio romanticismo e cita Kelly-Sue DeConnick, che un tempo lo prendeva in giro perché, nelle sue storie, c’erano otto o dieci scene di bacio al mese. Ci sarà molto romanticismo e ci saranno molti baci, in Pearl. Bendis non ha intenzione di rinunciarvi.

 

Michael si è davvero preparato a questa serie comprando una macchina per tatuaggi e facendo pratica su varie superfici. Nessuno dei miei collaboratori può lavorare con me senza fare approfondite ricerche. Micheal si è sempre più innamorato delle dinamiche dei tatuaggi. E mi ha reso felice, perché, se inizi a provare affetto per i contenuti della storia nella fase di ricerca, allora anche i lettori si innamoreranno del tuo lavoro. Ha comprato una vecchia macchina e ci ha dato dentro.

 

In Pearl #1 c’è anche una sorpresa. C’erano un paio di pagine libere nell’albo e Bendis e Gaydos hanno deciso di utilizzarle per pubblicare Citizen Wayne, la prima storia di Batman mai scritta dallo sceneggiatore. Si tratta di una sorta di adattamento di Citizen Kane, noto in Italia con il titolo di Quarto Potere. Il che rende Pearl #1 l’unico fumetto indipendente che contenga una storia di Batman di sempre.

 

 

 

Fonte: Newsarama