Grant Morrison torna a parlare del suo Superman & yhe Authority, incontro tra l’incarnazione del super eroismo classico e uno dei gruppi che più hanno contribuito, nei decenni scorsi, alla decostruzione di quell’idea di giustizia e di superomismo narrativo. La storia uscirà nel corso dell’estate negli Stati Uniti, per le matite di Mikel Janin.

 

 

In una recente intervista, Morrison ha spiegato come mai, secondo lui, il personaggi di Superman sia particolarmente adatto al mondo di Authority. Ecco le sue dichiarazioni più interessanti.

 

Superman & The Authority #1, anteprima 01

Morrison – Non ero tanto interessato a tornare ai personaggi di Authority, quanto al concetto, a quel che hanno significato alle fine del Ventesimo secolo, a un’epoca in cui le persone al potere non erano percepite come dei nemici, ma gente dalla nostra parte, per osservare come quel concetto oggi appaia tragico e commovente. Come vedete non ci sono molti personaggi dell’Authority, nella storia, tranne Midnighter e Apollo. Quel che volevo fare era prendere delle figure della DC che avrebbero potuto un ruolo nel gruppo. Al posto dell’Ingegnere c’è Natasha Iron, la nipote di Steel, al posto del magico Doctor c’è Enchantress, la strega della DC. E così via.

Portare Superman nella storia cambia tutto quanto, perché quando mi hanno proposto il progetto mi hanno chiesto di raccontare una vicenda in cui lui diventasse in qualche modo autoritario. E a me non piace l’idea che lui possa diventare un dittatore, che possa guardare morire le persone che ama senza sapere come affrontare la cosa, come chiunque di noi. Volevo mettere in scena un Superman più vecchio e che ha fatto delle scelte molto diverse da quello che conosciamo, qualcuno che apparisse come autoritario, ma che in realtà fosse molto di più, una versione più fantascientifica.

Superman non ha un grammi di cinismo dentro di sé, ma se si torna indietro al primissimo Action Comics, lo vediamo dipinto come il difensore degli emarginati e degli oppressi. Io credo che Authority abbia portato lo stesso concetto a un livello superiore e abbia cercato di coinvolgere la politica del mondo reale, almeno sul piano metaforico. Avevo ventotto anni la prima volta che ho scritto una scena con Superman, in Animal Man. Ora ne ho sessantuno e questo rende molto interessante vedere come un Clark più anziano ricalibrerebbe la propria missione, per farla funzionare in modo diverso, pur mantenendo la promessa iniziale: essere il campione degli oppressi e degli emarginati.

Il Superman della Golden Age è un uomo del popolo che combatte chiunque dia problemi agli indifesi. Poi c’è il Superman degli anni Sessanta, immerso negli anni della corsa allo spazio, delle utopie fantascientifiche tipiche dell’America di allora. Per me, Kennedy esemplifica quel periodo: un uomo normale con i problemi di tutti, che rappresentava la Nuova Frontiera dell’America di domani. Avere un Superman che incarna quegli stessi ideali e che si chiede dove diavolo siano finiti, come sia stata possibile la loro scomparsa è la base filosofica della serie.

 

Dall’altra parte dello spettro c’è il personaggio di Manchester Black, che secondo Grant Morrison rappresenta per Superman ciò che il movimento Punk ha rappresentato per i valori precedenti: qualcuno che mette in luce, con rabbia e a voce urlata, il fatto che i begli ideai del passato non vengono realmente applicati nella realtà.

 

Superman & The Authority #1, anteprima 02

Morrison – Avere nella storia questi due personaggi crea un’opposizione grandiosa, come quei buddy movie in cui vediamo le coppie agli antipodi. Manchester Black cerca costantemente di valicare le difese di Superman, che però alla fine è davvero una brava persona che cerca di fare del suo meglio e che, a volte, ha combinato qualche casino. Ma non ragiona come fanno le persone normali. Questi due sono sempre in battaglia e se Clark può far ragionare Manchester Black, allora può farcela con chiunque. Sono la spina dorsale emotiva della storia.

La tendenza a rendere Superman autoritario è qualcosa con cui sono venuto a patti e che credo sia un lascito delle strutture patriarcali che ci hanno oppresso per tanto tempo, di cui il personaggio può diventare facilmente una rappresentazione, in quanto figura pseudo-paterna che veglia su di noi. Ma credo che sia un errore perché sono convinto che l’idea che egli possa reagire alla morte di Lois Lane diventando un tiranno sia ridicola. Mia madre e mio padre sono morti e io non lo sono diventato. Se ce la faccio io, ce la fa Superman.

Tuttavia, credo che esista la domanda: se è così potente non può cambiare le cose? Tendiamo all’idea che Superman sia una brava persona e che voglia il meglio per noi, ma non è un umano. Non vuole spezzare la nostra società ma è arrivato al punto di pensare che forse dovrebbe, che forse ne abbiamo bisogno. E questo pensiero è un po’ più spaventoso di quello di un Superman padre autoritario, perché rappresenta una prospettiva aliena, qualcuno che dice di averne avuto abbastanza di noi, che abbiamo fatto troppi casini e che, se non interviene, ci faremo del male.

 

Morrison dice di aver pensato al personaggio come a un padre che ama davvero i propri figli, i quali però non lo capiscono e che questo aspetto, il fatto che sia qualcuno che non è uno di noi ma veglia sull’umanità intera. Una figura onnisciente e consapevole di tutti i nostri problemi. E, in Superman & yhe Authority, ci avverte del fatto che siamo combinando un sacco di macelli e che toccherà a lui mettere a posto le cose.

 

 

 

Fonte: CBR