Nel frattempo, pochi giorni fa, sempre oltreoceano, è stato pubblicato All-Star Batman #12, nuovo capitolo della saga First Ally, che, tra le altre cose, sta esplorando il passato di Alfred Pennyworth, fido maggiordomo del Cavaliere Oscuro.
All-Star rappresenta per me una continua conversazione tra ciò che amo del personaggio di Batman, il suo mito, e tutto ciò che non ho avuto ancora modo di esplorare. E il passato di Alfred è una di quelle cose che morivo dalla voglia di raccontare, ancor prima di cominciare a scrivere Batman. Avevo già sparso qualche indizio durante la mia run su Detective Comics, a dire il vero, ma poi non mi hanno concesso di portare avanti quella storia. Ora che ho un po’ più di libertà creativa, sono proprio queste le cose che voglio esplorare.
Questo numero in particolare ci fa comprendere che Alfred, avendo commesso diversi errori, in passato non si trovava in una posizione molto diversa da quella di Bruce, quando era più giovane, motivo per il quale ora è così protettivo.
Da giovane, Alfred era un uomo arrabbiato, e questo aspetto è già ben consolidato nella continuity. È stato nell’esercito e nel MI-5. Ma nessuno ha mai davvero approfondito il discorso. Quindi, ho fatto in modo di approfondire tutto ciò si potesse creare una connessione con Bruce. Cosa gli sarà mai capitato da cambiarlo tanto e renderlo un modello differente di genitore e alleato di Bruce rispetto a una persona “normale”?
Penso a lui quando, in quanto padre, mio figlio vuole fare qualcosa di molto pericoloso e io mi sento fiero di lui per questo. Come dovrei reagire? Dovrei dissuaderlo? O supportarlo? Dovrei farmi coinvolgere allo stesso modo di quanto fatto da Alfred? O sarebbe troppo? Quindi, questa storia è davvero l’esplorazione delle decisioni che Alfred ha preso e di come ha costruito la sua genitorialità, oltre al suo rapporto con Batman.
Inoltre, nel pieno spirito di All-Star, è l’occasione per portare nella storia elementi narrativi che non sono molto usuali per Batman. Quindi, abbiamo pirati della droga a Miami, signori del crimine, il Pinguino e Maschera Nera in camicia hawaiana, il Grande Squalo Bianco che beve da una noce di cocco mentre massacra della gente, ogni tipo di tesoro sommerso e casinò sottomarino e molto altro ancora.
All-Star è servito a due scopi. Mi ha dato lo spazio per provare cose nuove sotto il profilo artistico, con diversi disegnatori, esplorando aree della mitologia di Batman che non avevo mai potuto visitare prima, e inoltre mi ha dato la possibilità di sganciarmi da alcune pressioni che avverti quando scrivi la serie ammiraglia di Batman. Sapevo che Tom King avrebbe saputo fare un lavoro incredibile ed è stato un sollievo sapere che aveva delle idee grandiose a riguardo. Vedere quello che sta facendo è entusiasmante. Ma per me, All-Star Batman è stato un campo d’allenamento in cui, mentre qualcun altro raccontava la sua versione di Batman sulle pagine della serie principale, io potevo fare qualcosa di differente mettendomi alla prova, sperimentando cose nuove.
Con questa serie potevo scrivere dei personaggi in un modo un po’ più sopra le righe: un road trip truce e pazzo, un’avventura di pirati a Miami e Batman in ogni angolo della Terra. Di tutto. E si trattava anche di allenare i muscoli, preparandosi a ciò che faremo con Metal. Prendo tutti questi personaggi e li porto in luoghi dove non sono mai stati prima, cercando di fortificare il mio senso di sicurezza e identificazione con la Justice League e con Batman in un modo tale che mi consenta di rimanere elastico.
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Fonte: Newsarama
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