Scott Snyder si intrattiene con la redazione di Games Radar per parlare un po’ di Dark Nights: Death Metal. Sulla saga che metterà fine, almeno per un po’, al suo impegno fisso presso la DC Comics e alla costruzione della visione del personaggio di Batman condivisa con Greg Capullo, avete già una montagna di notizie.

 

 

In questo caso in particolare, lo sceneggiatore si è soffermato, oltre che sull’analisi della trama e di alcuni personaggi in particolare, sugli aspetti metanarrativi di questa saga colossale, bizzarra e decisiva per il destino del Multiverso DC.

 

Death Metal #4, copertina di Greg Capullo

Snyder – Non sto mollando completamente la DC. Ho ancora un progetto in forno, ma voglio distanziarmi dalla graticola della continuity principale per un po’. Non sto progettando altri eventi né prendendo in carico testate importanti tipo Justice League. Voglio concentrarmi sulle mie cose per un po’ e dare ossigeno ad altre persone, spazio per raccontare grandi storie con questi personaggi che mi hanno davvero ispirato, lasciare che cresca una nuova generazione di narratori. Credo che faranno un lavoro spettacolare su questi personaggi iconici.

Ma il motivo per cui mi sembra il momento perfetto per mettere fine alla cavalcata mia e di Greg, e alla mia in particolare, è che Death Metal è una completa spiegazione delle ragioni per cui amo i super eroi e di quel che secondo me è importante della loro natura, in un momento in cui tutto quanto sta cambiando. La storia alla fine parla di Wonder Woman e di quel che realizza nel prossimo numero. Ovvero che è alla caccia di questo potere che scatena le Crisi, di questa abilità di far ripartire il Multiverso e di renderlo qualcosa di luminoso e pieno di speranza, forgiato dagli eroi in maniera da ispirarlo.

Quel che finalmente comprende è che non dovrebbe essere questo il compito degli eroi, in fin dei conti. Non si possono cancellare con una spugna gli errori che si sono commessi nel passato per ricominciare da capo. Bisogna farci i conti, invece, bisogna vivere secondo la propria storia ed accettare il rischio di essere giudicati male, come bene, che c’è la possibilità di trovare il proprio posto anche in situazioni impreviste, magari anche uno migliore di quel che si sperava. Ma bisogna lasciarsi andare ed essere in grado di fidarsi dell’avvenire, di fidarsi delle prossime generazioni. Tutto questo racconta come mi sento nei riguardi del mondo dei comics, sotto molti aspetti, e credo fortemente in questo messaggio.

 

Il tutto affidato a Wonder Woman, che nell’Universo DC incarna la custodia della verità, e all’interno di un mondo colorito e bizzarro come sa essere quello dei super eroi, senza rinunciare a nulla, anzi portando all’estremo il suo essere pazzesco e sopra le righe in Death Metal.

 

Death Metal #4, variant cover di David Finch

Snyder – Il mio motto in questi mesi di scrittura di Death Metal è stato “tutto conta”. Spesso, nella continuity, facciamo il tentativo di stabilire un punto fermo, di dire al nostro pubblico che siamo tornati al numero uno. Ancora e ancora. Ecco che le cose ripartono per gli eroi! Credo che in particolare noi, alla DC, siamo stati sin troppo sedotti da questa tendenza e abbiamo esagerato sotto molti aspetti, negando il passato per dare l’impressione che tutto fosse nuovo e brillante, per poi cercare di ripescare fin troppo da quel passato e finendo per soffocare il nuovo.

L’obiettivo di Death Metal, quando lo abbiamo pensato anni fa, non era di essere il seguito di Metal, ma una tesi altrettanto grande sulle stesse idee che vi erano contenute. Con Metal, si trattava di celebrare il passato, facendo in modo di confermarlo e dargli peso, mentre creavamo nuovo materiale narrativo, usarlo come fondamenta per costruire nuove storie che spingessero in là i limiti della narrativa a fumetti, con i nostri personaggi e in modi nuovi ed entusiasmanti.

Per noi, si trattava di assicurarsi di utilizzare tutti quegli elementi che la gente non si aspetta di vedere in una storia, o che il pubblico aveva dimenticato. Quindi personaggi come Superboy Prime, Sgt. Rock o il Jonah Hex zombi hanno ruoli importanti. Batman cavalca una motocicletta a forma di drago del Joker, diamine. L’Anti-Monitor è coinvolto e anche il Darkseid di Crisi Finale. Se conoscete queste storie, troverete un sacco di riferimenti nascosti.

Il tutto per celebrare questo folle, meraviglioso, difettoso universo della DC. In maniera da potervi confermare che tutto ciò a cui avete assistito conta, che tutto fa parte della storia. La ragione per cui il mondo dei comics continuerà a prosperare è che siamo tutti parte di una singola storia, spalmata su interi decenni, che ha creato l’Universo DC, ma che è anche la nostra storia di fan. Il che significa che tutto ha un valore. Se siete lettori che hanno appena comprato il proprio primo albo, contate. La storia che avete appena letto conta. Se avete ottant’anni, tutto quel che avete letto conta e voi contate. Andiamo avanti tutti insieme, consapevoli che siamo tutti parte di questa storia. Ecco il motivo della nostra passione per questo progetto.

 

Un progetto che, come sappiamo bene, è cresciuto moltissimo e si è arricchito di vicende tie-in nel corso del lockdown di questa primavera. In particolare, Snyder è orgoglioso della storia dedicata a Robin King, di Peter Tomasi. Ma, in generale è felice di aver dato a grandi fumettisti come Mark Waid, Gail Simone, Jeff Lemire e tanti altri l’occasione di raccontare il momento più oscuro delle vite degli eroi, la notte profonda prima del giorno in cui sono convinti di subire la loro sconfitta definitiva.

 

Snyder – Robin King è il personaggio di Death Metal che più ci tenevamo a creare e sviluppare, per darlo in pasto ai lettori che non ne potevano più di Batman che Ride. L’obiettivo era farlo a pezzi per creare qualcosa di completamente diverso. Nella seconda parte della saga, lui e i Darkest Knights prendono forma in maniera completa e, secondo me, stanno perfettamente insieme. Robin King fa paura perché è letteralmente Bruce Wayne, non qualcuno che sia stato cambiato da un evento in particolare. Non è un Batman che ha deviato dal proprio percorso perché qualcosa di grave gli è successo, come le altre versioni malvagie.

Robin King è nato malvagio ed è un Bruce Wayne venuto al mondo nella maniera sbagliata che decide di essere un Robin invece che l’Uomo Pipistrello perché, al funerale dei propri genitori, morti perché lui ha sparato loro, vede Alfred che lo guarda fisso. Alfred sente, nel profondo, che i pensieri di Bruce sono assieme ai pipistrelli che stanno sotto i loro piedi, non sa che quel ragazzino è l’assassino dei propri genitori. Il quale, invece, guarda un pettirosso tra i rami, che canta una canzone che sembra di allegria. E pensa che lui vuole essere proprio così, felice e libero. Perché essere un pipistrello quando puoi essere l’araldo della primavera?

I pettirossi, cosa interessante, sono tra gli uccelli più diffusi del nord America, ma vivono benissimo anche in luoghi devastati, in zone che hanno subito incendi, o in zone in cui altri volatili faticano a causa dell’eccessiva varietà di vegetazione. Sono animali quasi aggressivi, che cercano i luoghi distrutti o in difficoltà e ne prendono possesso. Quindi per lui sono un simbolo perfetto, quando decide di spendere tutto il patrimonio di famiglia nei gadget di cui ha bisogno per sconfiggere tutti gli eroi e mostrare alle prossime generazioni che devono riporre in lui la propria fiducia. Perché darà fuoco a tutte le vecchie regole. Il mondo è comunque spacciato, quindi facciamo festa e siamo spensieratamente malvagi.

 

 

 

Fonte: Games Radar