Ai molti paradossi che l’anno appena conclusosi ci ha abituato possiamo aggiungere anche questo: il caso di una serie a fumetti nata per essere estrema e surreale, e che alla prova dei fatti si è rivelata più realistica e attinente del previsto. Stiamo parlando di Department of Truth, miniserie pubblicata dalla Image Comics e realizzata da James Tynion IV e Martin Simmonds.

Nata come esasperazione surreale e critica delle varie teorie del complotto – tema portato alle estreme conseguenze nello sviluppo della serie – ha scoperto di avere colpito inaspettatamente nel segno lo scorso gennaio quando gli attivisti di QAnon e i contestatori di varie estrazioni hanno cinto d’assedio il Campidoglio statunitense, facendo vivere ore di fibrillazione e di paura alla popolazione statunitense e non solo.

Tynion fa il punto della situazione sulla serie, sui suoi intenti, le sue origini, e l’inaspettato confronto con la realtà che si è trovato a vivere:

 

Department of Truth #1, variant cover di Martin Simmonds

Tynion IV – Penso che nella maggior parte dei casi, il danno peggiore delle teorie del complotto sia il fatto che la gente faccia dei piani concreti e agisca in base a esse. Per contro, molto spesso chi sta al potere agisce per mantenere e proteggere il potere che detiene. Questo spesso mette le persone comuni del mondo in una posizione di svantaggio, di questo sono convinto. Ma non credo che ci sia una cospirazione dietro a questo, credo che sia un una conseguenza naturale di come abbiamo costruito la nostra società.

Penso che sia un disastro il fatto che abbiamo una società costruita in questo modo, penso che nella nostra società ci siano molti elementi concepiti per celare il fatto che non sia fatta per pensare al bene della maggior parte della gente. E credo che sia questa contraddizione intrinseca a spingere la gente a credere alle teorie del complotto, perché ciò che il governo dice e ciò che fa spesso è diverso. Quando accetti questo, puoi tuffarti in qualsiasi tana del Bianconiglio generata dalle tue ansie e dai tuoi pregiudizi. Questo è ciò che fanno molte persone.

Department of Truth #1, anteprima 01Alla Image non esiste un reparto editoriale vero e proprio, ma mi sono consultato con Steve Foxe, che è qualcuno di cui mi fido, e che ha una certa sensibilità, per assicurarmi di non esagerare. C’è un’etica alla base della serie, e specialmente quando ne parlo ad altre persone… quando se ne discute, non vorrei mai che qualcuno la brandisse dicendo: “Ecco il motivo per cui ci credo!”. Questo è il motivo per cui volevo che il Department of Truth avesse un sostrato molto teatrale, un sostrato costituito dal concetto di realtà soggettiva. Quando vedrete che vasta portata abbia la realtà soggettiva, capirete in che modo gli UFO, i criptidi e tutto quel genere di cose sia riconducibile a questa mitologia.

Questo ci permette di fare un passo indietro. La serie diventa qualcosa di diverso dai personaggi che si chiedono: “Qual è la vera storia segreta del mondo?”. È una serie dove la gente dice: “Oh, mio dio, così tante persone credono a queste cose, è pericoloso.”

Department of Truth #1, anteprima 02Non volevo rifuggire dalle teorie del complotto contemporanee, perché penso che una cosa che rende così difficile alla gente venire a patti o rifiutare del tutto le teorie QAnon che si diffondono così rapidamente è il fatto che le teorie del complotto vengono da lontano, dal passato. Molta gente fa un discorso del tipo: “Oh no, no, questa non è una teoria del complotto. Non cascherei mai in una teoria del complotto; quella è roba del tipo Elvis che in realtà è ancora vivo, le Weekly World News, Bat Boy e tutta quella roba. Non credo a nessuna di quelle assurdità. Però guarda qua! Qua viene a galla la verità!”.

Si parte dalla diffamazione razziale, si passa al panico satanista e si arriva direttamente a QAnon. Vanno in sequenza: 1, 2 e 3. È un concetto che rispunta praticamente con ogni generazione assumendo una forma diversa. È importante ricordare quante di queste teorie hanno questa componente razziale fondamentale, ed è un tema che affrontiamo nella serie, man mano che, strato dopo strato, ci spingiamo verso il nucleo.

Department of Truth #1, anteprima 03L’assalto a Washington di questo gennaio mi ha spaventato a morte, in tutta onestà. Ricordo di aver avuto alcune conversazioni con degli amici quella settimana, perché avevo esplorato il mondo dei complotti, avevo fatto ricerche sulle teorie del complotto e sulle persone che ci credono. Avevo inoltrato la mia proposta per Department of Truth nel 2017, è da allora che sto sviluppando la serie… ma ho letto molto su ogni aspetto di QAnon. Anzi, in realtà QAnon nella stesura iniziale di Department of Truth avrebbe svolto un ruolo più importante, perché pensavo che si sarebbe ristretto come fenomeno culturale. Ma poi, dato che tutti sono dovuti restare a casa, attaccati al computer, hanno ridato vita al tutto, con le elezioni ad amplificare ulteriormente la cosa.

È stato davvero, davvero spaventoso. Perché non si tratta solo di QAnon. Ho letto molto sui gruppi di milizie degli anni 90, soprattutto sui collegamenti tra l’attentato di Oklahoma City, gli eventi a Ruby Ridge, Waco e i principali gruppi suprematisti bianchi dell’epoca. Culturalmente, quei gruppi sono caduti nel dimenticatoio per quasi vent’anni, ma hanno continuato a esistere e ora sanno di poter cogliere la loro opportunità. Quindi ti ritrovi con questo assortimento di persone al Campidoglio, e tutti tendono a pensare: “Oh, è solo un gruppo di quegli sbandati di QAnon”, ma in mezzo ci sono anche persone che hanno vissuto accampate nei boschi e che da vent’anni si allenano per rovesciare il governo.

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Alla fine, la cosa più importante è che questa è una serie che gioca con la realtà contemporanea e la politica contemporanea, ma non volevo che sembrasse una serie di parte, perché gli argomenti toccati trascendono l’antagonismo tra destra e sinistra C’è qualcosa di più universale in gioco e le minacce sono più grandi di quanto si creda.

Penso che le mie idee politiche personali siano abbastanza ovvie, ma lanciare una serie sulle teorie del complotto nel bel mezzo di un’elezione presidenziale e nel bel mezzo di una pandemia… temevo che sarebbe sembrata troppo cupa, o troppo politica in un periodo in cui nessuno voleva leggere qualcosa di politico. Non ci ho mai creduto davvero, ma alcune persone mi hanno chiesto subito: “E se Trump perde e le teorie del complotto si spengono? Pensi che la gente sarà ancora interessata alla tua serie?”. Ho risposto: “Non credo che tutto questo si fermi perché alla Casa Bianca ci sarà questa o quella persona”. È diventato un fenomeno culturale troppo vasto e conta mille sfaccettature.

 

 

Fonte: AIPT