Dopo anni di esclusiva con la Distinta Concorrenza, come sappiamo, Dan Jurgens è tornato a lavorare alla Marvel, per siglare una storia tie-in di Heroes Reborn, il ciclo di storie con cui Jason Aaron immagina un Universo Marvel che si è evoluto in assenza del super gruppo più rappresentativo: quegli Avengers di cui, da qualche anno, scrive le storie.

 

 

Jurgens ha rilasciato alcune dichiarazioni in merito a Heroes Reborn: Marvel Double Action, ovvero l’albo che ha disegnato, su sceneggiature di Tim Seeley. Una storia che racconta la morte di Sam Wilson e che, sin dalla copertina, cita il leggendario albo che narra invece la scomparsa di Gwen Stacy.

 

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Jurgens – Innanzitutto, ricordo ancora il giorno in cui ho letto la storia della morte di Gwen Stacy e l’impatto che ha avuto su di me. Quindi ho iniziato a disegnare questo albo partendo dal senso generale di quegli eventi nell’esperienza di un lettore, in particolare la mia. Dopo aver letto la sceneggiatura di Tim Seeley per avere un’idea generale di quel che volesse fare, sono tornato a ripassare l’originale, per potermi riavvicinare con la storia e costruire una visione quanto più coerente nella mia testa.

Tornare a disegnare i personaggi della Marvel è stato facile come tornare a guidare una bicicletta. Vedere nuovamente il materiale della Casa delle Idee sul mio tavolo da lavoro è stato molto divertente. Cosa strana, credo che l’ultima cosa che avevo disegnato per la casa editrice prima di lasciarla sia Supreme Power: Hyperion, la miniserie del 2005. Decisamente appropriato, dato che stavo per prendere in mano un personaggio come Nighthawk.

Probabilmente, da allora il mio modo di lavorare è cambiato parecchio. Sono passati quindici o sedici anni dalla mia ultima collaborazione con la Marvel e penso si possa dire che l’approccio di un creativo alla propria opera sia sempre in cambiamento ed evoluzione. Dato che ho scritto molte storie, quando disegno cerco sempre di comprendere quali siano gli aspetti che l’autore vuole enfatizzare, sia nella vicenda in generale che nelle singole pagine.

La sfida, in questo caso, era duplice: innanzitutto quella di cercare di recuperare l’essenza visiva della storia che citiamo, così brillantemente caratterizzata da Gil Kane all’epoca. La seconda stava nel riuscire ad ambientare gli eventi negli anni Settanta senza esagerare con la caratterizzazione. L’albo originale non è che avesse simboli della pace tracciati ovunque, per esempio. Se si eccede con queste cose, diventano un ostacolo.

E poi devo dire che è complicato disegnare il Goblin. Non lo avevo mai avuto sottomano sinora e mi sono divertito un sacco. Ha un design splendido e ho voluto restare fedele il più possibile, nel conferirgli la personalità malefica che incarna.

 

 

Fonte: Marvel