In occasione di Cartoomics, abbiamo avuto modo di fare una chiacchierata con Fabiano Ambu e Francesco Abrignani, le due menti principali dietro il progetto editoriale It Comics, di cui vi abbiamo già parlato recentemente. La loro avventura sta per iniziare, ormai, nel tentativo di proporre ai lettori italiani un nuovo tipo di fumetto e di farlo secondo la filosofia del creator-owned che domina sul mercato e nelle opinioni della critica al di là dell’Oceano Atlantico, ma che da noi è sinora relegato a piccole realtà editoriali che stentano a progredire. Gli obiettivi e le strategie di It Comics? Scopriteli nella nostra intervista.

 

Definite in poche parole il progetto It Comics. In un’epoca in cui le piccole etichette del nostro Paese hanno cercato di organizzarsi per fare sforzi comuni e raggiungere dimensioni e mezzi produttivi maggiori, voi avete deciso di correre da soli. Come mai? E cosa vi differenzia dagli altri protagonisti del fumetto indipendente italiano?

It Comics, LogoAmbu – Ci connota il fatto che noi tutti siamo autori. In realtà una fusione c’è. Tra autori che si incontrano sotto un’unica etichetta. Di solito chi fa il nostro mestiere lavora da solo e fatica a creare gruppo. Invece noi siamo riusciti a coinvolgere altri come noi che hanno l’esigenza di raccontare quelle storie che perlopiù rimangono nei nostri cassetti. In Italia è complicato trovare realtà editoriali che possano supportare una libertà creativa totale, quindi è nata l’esigenza di crearla da parte nostra. Ci sono delle linee editoriali per cui certi progetti non troveranno mai patria. Ecco che ce la siamo creata noi, una patria, anche per prodotti sperimentali o che non trovano mercato.

Abrignani – Esattamente, sottoscrivo. In questo momento noi sentiamo di avere principalmente due ruoli: quello di coordinatori, o tra virgolette editori, e quello di autori. Io avevo un progetto da tempo in tasca e, parlando con Fabiano, ho deciso di seguirlo in quest’avventura della fondazione di un’etichetta che potesse produrlo. Anche perché sono molto pigro e non mi andava di andare in giro a bussare agli editori.

Ambu – La questione è di creare uno spazio per dare voce a quei generi e personaggi che di solito nel nostro Paese non trovano casa, dal respiro più internazionale. Cerchiamo un’altra strada, che permetta libertà creativa.

Vi sentite quindi di fare concorrenza diretta a quei prodotti stranieri che già funzionano, proponendo formule già note, ma realizzate da autori italiani? Oppure pensate che invece riempirete una nicchia di pubblico esistente ma dormiente?

Ambu – Con il tipo di progetti che abbiamo, sicuramente andremo a riempire degli spazi vuoi. I lettori hanno ovviamente voglia e bisogno di leggere qualcosa di diverso dal realistico bonelliano e dall’umoristico disneyano che vanno forte da noi, altrimenti non arriverebbero prodotti dall’estero molto differenti. Non parlo solo di fumetti di genere. Noi vogliamo fare lo stesso discorso che fanno alla Image Comics negli Stati Uniti: lavorare con gli autori che già sono affermati presso le case editrici, ma non solo con loro, per dar voce alle proposte creative che esulano dalle linee editoriali delle etichette per cui lavorano. Vogliamo essere utili agli autori, ma anche ai lettori, perché il prezzo che stiamo proponendo è piuttosto ridotto e a portata di tasche.

Abrignani – Io non mi sento di fare concorrenza a realtà già esistenti, perché trovo sia una follia, come quella degli occidentali che tentano di fare manga. Noi non vogliamo fare concorrenza agli americani, ma rientriamo nello stile occidentale internazionale, nelle sue diverse formulazioni. Semplicemente proponiamo la nostra visione di etichetta e con il nostro pubblico che speriamo formi presto uno zoccolo duro importante.

Assieme a voi, l’altro nome noto ai lettori è quello di Davide Barzi.

Ambu – Lui per noi fornirà soprattutto una cura redazionale dei prodotti, in particolare lavorando sui testi, anche in termini di controllo delle sceneggiature che ci arrivano come proposte. Rosa Puglisi farà art direction e grafica e abbiamo un ufficio stampa che ci darà una mano con la promozione del progetto. Siamo andati in cerca di figure professionali che potessero garantirci qualità del nostro lavoro, creando una struttura vera e propria.

Abrignani – Infatti si parla di autoproduzione fino a un certo punto del percorso, perché poi si entra nel letto della struttura vera e propria.

Ovviamente l’ispirazione è quella del fumetto creator-owned, in modo che i diritti rimangano agli autori. 

Ambu – Esattamente, anche perché noi siamo autori in prima istanza. Vogliamo lasciare la piena proprietà di storie e personaggi a chi li crea, in maniera che possa proporsi anche all’estero, se vuole.

Ma c’è anche una voglia di porsi come struttura verso il mercato estero, facendosi facilitatori anche da questo punto di vista per gli autori che si rivolgono a voi? Oppure da questo punto di vista volete lasciare libertà ai singoli?

Ambu – Ci interessa eccome anche esportare, anche perché siamo stufi, in Italia, di importare e basta i nostri fumetti. Noi siamo orgogliosi dell’ottimo lavoro che alcune case editrici fanno qui da noi, ma è chiaro che il nostro rapporto con l’estero è monodirezionale. Non riusciamo a vendere granché fuori dai nostri confini, ed è un nostro sogno fare da tramite direttamente per proporci anche ad altri mercati. Poi, la libertà rimane. Se uno dei nostri autori riuscisse a proporre da solo un suo progetto in Francia, in USA o dove vuoi tu, saremmo solo contenti.

Abrignani – Non ci saranno obblighi per gli autori che collaboreranno con noi, tranne uno: concludere gli archi narrativi già iniziati presso It Comics. Per una questione di patto con i lettori e di rispetto degli impegni con il pubblico. Al di là di questo, ognuno sarà del tutto indipendente.

Alla luce di tutto questo, troveremo nei vostri prodotti, nella scelta dei titoli che proporrete, una linea editoriale riconoscibile, oppure a prescindere dai generi avrà patria qualunque cosa e l’unica discriminante sarà la qualità del lavoro?

Ambu – Non ci saranno limiti di genere. Ogni autore potrà sottoporci ogni tipo di prodotto per qualunque target di pubblico possibile, dai bambini agli adulti. Totale libertà. Invece vorremmo essere riconoscibili dal punto di vista di grafica e formati, perché i nostri lettori devono avere immediatamente l’idea che quello che vedono sugli scaffali è un prodotto It Comics, sia che si tratti di formato comic-book, come quelli che vedrete a Lucca, sia che si parli dei volumi stile graphic novel che pubblicheremo successivamente.

Abrignani – Una cosa a cui saremo attenti è la fruibilità del prodotto. Non possiamo permetterci, attualmente, di proporre qualcosa che sia troppo difficile da digerire per il nostro pubblico. Il che non significa che non vogliamo sperimentare, anzi. Ma diciamo che gli estremi dobbiamo evitarli, almeno inizialmente, perché c’è bisogno di coinvolgere i lettori ad ogni livello possibile, per farci conoscere e riconoscere. Ci ha fatto molto piacere, per ora, vedere che sono giunte molte proposte da parte di professionisti affermati da anni, perché significa che c’è voglia e fiducia da parte loro.

Ambu – Una cosa che ci tengo a sottolineare è che, se ci seguiranno, i lettori potranno leggere tanti fumetti, uno diverso dall’altro, ed essere curiosi, stimolati a frequentare generi diversi, letture che magari non avrebbero preso in considerazione. Oggi un problema importante è spingere il pubblico a uscire dai compartimenti stagni. Mantenere sotto un singolo cappello editoriale prodotti così diversi, significa promuoverli tutti quanti e proporli in modo più organico.