I lettori Marvel e DC pensano subito a due titoli quando si parla di J. M. DeMatteis: Justice League International e Spider-Man: L’ultima caccia di Kraven (che Panini Comics sta riproponendo in formato tascabile). Ma sarebbe solo la punta dell’iceberg per uno sceneggiatore che è sulla breccia da più di quarant’anni e che ha spaziato dal Fumetto ai serial televisivi passando per le serie animate e perfino la musica.

 

 

Lo stesso DeMatteis si ferma a guardare la strada percorsa finora e racconta se stesso, dalle origini ai suoi incarichi più memorabili, fino a dare un’occhiata ai progetti futuri:

 

Justice League International #1, copertina di Kevin Maguire

DeMatteis – Non ricordo un tempo in cui non leggessi fumetti. Sembrava che ce ne fosse sempre qualcuno in giro, e li ho sempre amati. Facevano semplicemente parte della cultura dei ragazzi mentre stavo crescendo. Probabilmente lessi prima le strisce degli albi veri e propri. Ricevere il New York Times e il New York Daily News la domenica mattina era un gran rito a casa mia, e il secondo aveva una spettacolare sezione di fumetti a colori. È lì che ho imparato ad amare quella magica combinazione di parole e immagini. In termini di fumetti veri e propri, ricordo vividamente quando mio cugino mi regalò un lotto di fumetti che stesi sul pavimento del soggiorno fissando tutte le copertine con soggezione e meraviglia. Probabilmente avevo già iniziato a leggere fumetti, ma quel particolare momento è sempre rimasto con me, diciamo che forse è stato quello in cui sono passato da lettore occasionale a dipendente dai fumetti.

Il mio obiettivo originale era diventare illustratore, non scrittore. Ho passato buona parte della mia infanzia steso sul pavimento del soggiorno a disegnare. Dopo il liceo fui ammesso alla School of Visual Arts, ma alla fine non ci andai (è una lunga storia). L’altra mia passione era la musica: suonare la chitarra, scrivere canzoni, suonare nei gruppi. Ma lo storytelling è sempre stata una parte di tutto ciò, che si trattasse di creare il mio fumetto o di scrivere una canzone. E sono sempre stato molto portato per le parole, mi piaceva scrivere. Quindi, rimbalzavo in continuazione tra le varie forme di arte, musica e scrittura.

Presto mi resi conto che non avevo il sistema nervoso ideale per lo stile di vita del musicista. Sono uno che si sente più a suo agio a casa, immerso nella sua immaginazione. Penso che la vita on the road da musicista mi avrebbe ucciso. Quindi ci fu un momento in cui a) la band di cui facevo parte si sciolse e b) iniziai a lavorare come scrittore, prima come giornalista musicale, poi nei fumetti. E alla fine la scrittura è diventata presto la mia strada principale. Amo ancora la musica, suono ancora e scrivo canzoni (potete trovare il mio album degli anni ’90 How Many Lifetimes? su Spotify, Apple Music e altre piattaforme di streaming). Una delle cose più soddisfacenti che ho fatto durante il lockdown è stata realizzare una demo di una serie di brani recenti, tenendo d’occhio la possibilità di tornare in studio per registrare di nuovo. Quindi, la musica mi porta ancora una tipologia di gioia molto speciale.

Defenders #1, copertina di Kevin Maguire

Non ho mai pensato a me stesso come scrittore di fumetti. Sono uno scrittore, punto e basta. Questo significa raccontare storie in qualsiasi forma. Quindi scrivere per la TV e il Cinema è sempre stato un obiettivo.

Vendetti la mia prima sceneggiatura televisiva nello stesso modo in cui ho vendetti la mia prima sceneggiatura per un fumetto: feci un profondo respiro, corsi il rischio e scrissi una lettera. La CBS stava per riportare in vita Ai confini della realtà, e lessi da qualche parte che Alan Brennert era uno degli story editor. Non avevo mai incontrato Alan, ma sapevo che aveva lavorato nel Fumetto, e così gli scrissi a proposito della serie e lui fu così gentile da rispondere (oltre a essere uno scrittore brillante e vincitore di un Emmy, Alan è un ragazzo incredibilmente simpatico). Fu un processo lungo, ma, grazie ad Alan, riuscii a piazzare una storia per Ai confini della realtà. Essendo un grande fan della serie originale, potete immaginare che emozione sia stata.

Qualche anno dopo lavorai per la serie live-action di Superboy, prodotta da Stan Berkowitz. Lui e io siamo diventati buoni amici. Si era costruito una carriera di spicco nell’animazione e mi chiese di scrivere un episodio di Justice League Unlimited. Prima di allora avevo scritto un paio di episodi animati, ma all’epoca l’animazione non era una passione né un obiettivo. Mi divertii comunque moltissimo a scrivere per JLU (che rimane una delle migliori versioni di JL mai realizzate tra tutte le incarnazioni), a loro piacque il mio lavoro e continuarono a darmi altri incarichi. Fu allora che il mio amore per le sceneggiature delle serie animate si accese veramente, fino a diventare una parte enorme ed estremamente divertente della mia carriera.

Scrivere fumetti, anche quando lavori su personaggi iconici come Spider-Man e Batman, consente allo scrittore un’enorme libertà in termini di narrazione; puoi davvero lasciare la tua impronta unica, profondamente personale, su questi personaggi. E il processo creativo è molto intimo: sei davvero solo tu, l’artista e il tuo editor. Se poi scrivi personaggi di tua proprietà, la libertà è totale. Siete tu e l’artista, creando mondi da zero senza nessun altro sulla vostra strada.

Spider-Man: L'ultima caccia di Kraven

Il lavoro in TV è molto più corale. Pianificano la loro stagione. Lo staff ha determinati ritmi che deve mantenere, certe storie che vogliono raccontare e come freelance io sono lì per aiutarli a realizzare quella visione. Faccio parte di una grande squadra, quindi mi tolgo il cappello da “visione personale” e mi metto il cappello da “giocatore di squadra”. Il paradosso, ovviamente, è che anche mentre realizzo la loro visione, devo renderla personale, devo contribuire con una buona parte di me stesso e del mio punto di vista unico al materiale della serie. Quindi in realtà si tratta di trovare una via di mezzo per servire la loro visione tramite la mia voce.

Considerando quanto tempo trascorro da solo in una stanza con i miei amici immaginari, è stato un vero piacere passare ore e ore a parlare di storie con persone come Stan, il compianto Dwayne McDuffie, Jim Krieg, Bruce Timm, James Tucker, Alan Burnett, Michael Jelenic, Kevin Burke e “Doc” Wyatt (solo per citarne alcuni). Questi sono scrittori di prim’ordine che conoscono a fondo l’arte della narrazione, quindi è sempre un momento interessante ed emozionante creare qualcosa con loro.

Negli ultimi anni, la maggior parte di ciò che ho fatto è stato nell’arena dei film DCAU. Superman: Red Son e Deathstroke: Knights & Dragons sono i più recenti, e il processo è simile a quello che ho descritto prima. Tuttavia, dal momento che abbiamo a che fare con storie autonome, a differenza di un episodio di una serie in corso, c’è ancora più spazio per lasciare un’impronta personale sul materiale. Ma resta comunque una collaborazione con i produttori, gli story editor, i registi, ecc. Tutti contribuiscono creativamente al progetto e il prodotto finale lo riflette.

A prescindere dal mezzo, una storia rimane sempre una storia. La modalità di espressione è diversa, quindi quella storia si svolgerà in modo diverso in un fumetto, una sceneggiatura, un romanzo. Ma l’essenza di ciò che rende grande una storia rimane la stessa. E può essere applicata a qualsiasi mezzo.

Con quarant’anni di carriera alle mie spalle, è dura scegliere una storia preferita! Alcune che mi vengono subito in mente sono: Moonshadow con Jon J Muth, Brooklyn Dreams con Glenn Barr, Abadazad con Mike Ploog, The Life and Times of Savior 28 con Mike Cavallaro, le mie numerose collaborazioni con Keith Giffen – Hero Squared in particolare –, i miei anni di lavoro su Spider-Man, in particolare L’ultima caccia di Kraven con Mike Zeck e Bob McLeod, la mia Spectacular Spider-Man con Sal Buscema e il ciclo di Doctor Fate con Shawn McManus. Ci sono tanti altri progetti che sono vicini e cari al mio cuore, e sono stato incredibilmente fortunato a lavorare con alcuni dei migliori artisti del settore, troppi per menzionarli qui.

E, naturalmente, l’avventura continua: al momento, sto sviluppando quattro nuovi fumetti creator-owned, discutendo di un nuovo film d’animazione e portando il mio laboratorio di scrittura online, quindi non si può mai dire di essere arrivati. Cosa di cui sono profondamente grato.

 

 

Fonte: Newsarama