In coda all’annuncio della nuova serie horror Family Tree, che partirà il novembre prossimo sotto le insegne di Image Comics, emergono i primi dettagli sul parto creativo del team costituito da Jeff Lemire ai testi e Phil Hester ai disegni. Horror sì, ma con un occhio di riguardo ai temi della famiglia e dei rapporti personali, spiegano gli autori, e anche un trattato sull’ansia, un tema che in un mondo messo sottosopra dal Covid-19 e dai relativi lockdown è tornato alla ribalta più minaccioso che mai.

Sceneggiatore e disegnatore parlano del processo creativo, del loro metodo di lavoro e dei temi portanti della miniserie:

 

Family Tree #4, copertina di Phil Hester

Lemire – Personalmente, sono semplicemente orgoglioso di aver lavorato con Phil, Ryan, Eric e il resto della banda per creare una storia originale. Sono un fan di Phil da molto tempo, quindi avere la possibilità di creare qualcosa da zero con lui è davvero grandioso. Questo mi rende più orgoglioso di qualsiasi singolo momento o aspetto della serie.

Hester – È stato molto bello avere la possibilità di lavorare con Jeff, francamente. Ammiro il suo lavoro già da tempo e sapevo che eravamo sulla stessa lunghezza d’onda a livello creativo, anche se non avevamo mai collaborato prima. Questo è un fumetto molto sentito, e penso che il mio lavoro, pur non avendo perso i suoi aspetti più strani, abbia trasmesso a dovere le emozioni della storia. È una delle tante serie che ho avuto la fortuna di fare ultimamente in cui non ho dovuto compromettere in alcun modo il mio stile o i miei obiettivi estetici. È un periodo fortunato per me.

Lemire – Penso che abbiamo costruito la storia in modo che sia pressoché impossibile per chiunque prevedere cosa stia per accadere. Ci sono molti colpi di scena e grandi cambiamenti che sconvolgeranno la serie non una, ma più e più volte. Non vedo l’ora di vedere le reazioni a quei momenti, terranno il lettore sulle spine. Per me è stato molto importante poter lavorare in tranquillità e non dover intervenire troppo nella dettatura della narrazione visiva della sceneggiatura, perché sapevo che Phil era un narratore esperto e che avrebbe fatto grandi cose con il materiale, quindi non ho avuto bisogno di dargli indicazioni in termini di layout o storytelling. Questo mi ha permesso di concentrarmi maggiormente sul personaggio e sulla trama.

Family Tree #5, copertina di Phil Hester

Hester – Io e Jeff siamo entrambi consapevoli degli obiettivi reciproci, da una tavola all’altra e da una vignetta all’altra. Lui sa cosa chiedere a un artista e io so cosa vuole vedere nella maggior parte delle scene e delle vignette. Devo confessare che per la maggior parte del tempo sono preoccupato che i lettori se la prendano con me per avere disegnato una scena quando Jeff avrebbe fatto strike se l’avesse disegnata personalmente. Mi sento spronato a provare tecniche nuove e ad adottare approcci che forse non avrei mai preso in considerazione prima. Devo pensare: “Cosa farebbe Jeff?” e poi trovare un’altra strada, tracciare sentieri inesplorati per entrambi.

Lemire – Penso che la migliore narrativa sia proprio quella che affianca l’horror o qualsiasi elemento di genere con un dramma umano e genuino, e con altri elementi contrastanti innalzano la dimensione dell’orrore e la rendono ancora più realistica. Se non ti appassioni ai personaggi e non investi nelle loro vite e nelle loro storie, sarà molto difficile per te preoccuparti quando un momento horror li minaccerà. È solo una questione di come approcciarsi alla narrativa di genere, in questo caso l’horror, da un punto di partenza più emotivo e personale.

Hester – Ho usato uno stile artistico consapevolmente claustrofobico e pruriginoso. Credo che lo renda più concreto e realistico in molti modi. Se questa serie fosse stato disegnata da un artista più didascalico. sarebbe potuta apparire vagamente ridicola, come se stessimo girando un film horror moderno sull’illuminatissimo set di una soap opera. Rendendo tutto più cigolante e vacillante, spero di essere riuscito a “intrappolare” in un certo senso i lettori, oltre che la famiglia. Ci ritroviamo accalcati assieme a queste persone disperate, quindi quando arriva la catastrofe, è un’esperienza condivisa.

Family Tree #1, copertina di Phil Hester

Lemire – Penso che sia un’affermazione ovvia dire che viviamo tutti in un’epoca di forte ansia. Tutto questo è stato scritto ben prima dell’attuale pandemia, ma anche prima del Covid vivevamo tutti in modo tremendamente stressante. Ora siamo finiti fuori scala. Quindi l’orrore può davvero essere uno sfogo, un modo per elaborare l’ansia e modellarla in esperienze narrative che hanno senso per noi e che ci permettono di esprimerla e di sbarazzarci di essa, anche se solo per un breve periodo.

So che fa questo effetto a me come scrittore, e spero lo faccia anche per i lettori. È proprio di questo che parla la storia, di ciò che può fare a pezzi una famiglia oppure avvicinarla. Molte delle mie opere trattano questo tema e in questo caso gli elementi horror sono metafore amplificate di questi stessi temi. Ripeto, si tratta di impartire alla storia un nucleo emotivo, di farne una storia in cui i lettori possano identificarsi, affinché l’horror abbia un impatto ancora più forte.

 

 

Fonte: CBR