Jim Starlin, architetto per eccellenza del cosmo Marvel che fu, creatore del personaggio di Thanos e, ad oggi, sceneggiatore del progetto Dreadstar Returns, di cui dovreste già sapere molto, ha risposto a parecchie domande in una recente intervista, che riguardano la sua carriera di ieri e di oggi.

 

 

Eccovi le sue dichiarazioni più interessanti a partire proprio da quelle su Dreadstar Returns, finanziato tramite un crowdfunding di grande successo e ora disponibile in volume. Jim Starlin è già al lavoro sul prossimo capitolo della saga fantascientifica: Dreadstar vs. The Inevitable.

 

Jim Starlin – Non avevo raccontato storie di Dreadstar per venti e qualcosa anni, forse trenta e non disegnavo da tempo a causa del mio infortunio alla mano, che poi si è sistemato da solo, ma questa è un’altra storia. Non avevo voglia di lavorare per le grandi case editrici, perché le cose sono abbastanza folli da quelle parti. Parlo del periodo prima della pandemia. Anche allora, per me sarebbe stato troppo strano. E, insomma, era il momento giusto. Assieme a Rob Mars stavo già lavorando a Dreadstar Omnibus.

Dreadstar Returns, copertina di Jim Starlin

A un certo punto mi sono trovato seduto a un tavolo, dopo una convention, a disegnare le storie, e mi sono accorto che la mano non aveva più dolori né crampi come capitava da tempo. Quando sono arrivato a cento pagine di fumetti, sapevo che non le avrei inchiostrate io, quindi ho contattato Jamie Jameson che ha accettato di occuparsene. Da lì, tutto è stato un’avventura.

Lei è una persona splendida con cu collaborare. Durante il nostro periodo insieme su Dreadstar Returns, lei ha preso il Covid ed è quasi morta, quindi questa storia è stata decisamente faticosa, per lei, anche solo per aver dovuto sopravvivere fino alla sua conclusione. Specialmente con un capo pazzo che continuava a dirle che voleva una nuova pagina inchiostrata per il giorno dopo, per avere qualcosa da colorare. Ancora oggi mi manda delle occhiatacce, ricordandosene.

Quando si riguarda alle proprie vecchie storie, non si sa mai cosa aspettarsi. Se ripenso alle mie prime su Captain Marvel, sono orripilato dall’idea di anatomia che avevo allora. Il personaggio aveva più costole di qualunque essere umano che si sia mai visto. Con Warlock ero migliorato un po’ perché avevo preso lezioni di anatomia all’Art Students League a New York. Stavo iniziando a inchiostrare me stesso, all’epoca, ed era un periodo di transizione perché non sono mai stato entusiasta delle mie chine, come spesso succede ai disegnatori. So che anche per Jack Kirby era così.

La fase che sto affrontando con Dreadstar è un nuovo passo nella mia carriera. Le prime storie erano dipinte, non erano realizzate a penna e china, ma come dei veri dipinti a cui lavoravo con un sacco di riferimenti fotografici. Tornando alle matite e alle chine, con il nuovo volume, mi sono trovato a realizzare alcuni dei miei migliori inchiostri di sempre. Dopodiché ho lavorato a una storia intitolata Pawns, diventata storia di supporto di Dreadstar, e mi sono trovato a fare un grande lavoro disegnando a penna. Ed ecco un nuovo passo per la mia carriera.

Dopodiché mi sono preso un periodo di pausa, in cui non sentivo più il fuoco dentro di me. Tornando a lavorare su Thanos, ecco che le mie matite sono migliorate ancora, ma non sono tornato ad appassionarmi finché non ho perso l’uso della mano. Quando tornai a disegnare, volli diventare il miglior disegnatore possibile. Abbiamo spremuto dal mio lavoro più di quanto sia mai stato possibile in passato. Credo sia la prima volta in cui procedo a un’analisi della mia crescita come artista, ma le cose sono andate così.

 

 

Fonte: ComicBook