C’era Greg Capullo a Como, durante il Lake Como Comic Art Festival. Potevamo farci scappare l’opportunità di intervistare il disegnatore di Spawn quando eravamo adolescenti e l’artista che ha dato vita a un ciclo entrato tra i classici moderni di Batman, assieme a Scott Snyder?

Abbiamo incontrato un uomo divertentissimo, con un sacco di voglia di chiacchierare, che ci ha svelato particolari sui suoi colleghi molto interessanti e ci ha detto parecchio di come vive il suo lavoro di disegnatore. Buona lettura a tutti quanti.

 

BATMAN E IL RAPPORTO CON SCOTT SNYDER

 

Ciao, Greg! Benvenuto su BadComics.it!
Una collaborazione che definirei fruttuosa con Scott Snyder, su “Batman”, vi ha portati entrambi al successo negli ultimi anni. Una rivelazione per il personaggio che ne è uscito decisamente rinnovato e su cui ora stanno lavorando altri grandi autori. Com’è stato per te, che hai grande esperienza, lavorare con una nuova stella del Fumetto come Snyder? Oggi come oggi è forse lo sceneggiatore che la DC mette più in vetrina.

Batman #39, copertina di Greg Capullo

Sono entusiasta del successo di Scott, e credo che se lo meriti. Non abbiamo però iniziato benissimo la nostra collaborazione. Sono un artista della vecchia scuola, di formazione Marvel, il cui metodo è molto focalizzato sulla trama. Scott, invece, viene dalla prosa ed era abituato a sceneggiature lunghissime. Io sono abituato a lavorare con autori che, per lo più, mi potevano raccontare la loro sceneggiatura al telefono, dandomi coordinate sulle pagine, sulle azioni dei personaggi, sui dialoghi e lasciandomi lavorare. Sono passato da un atteggiamento estremamente rilassato a Scott, che mi mandava testi chilometrici e dettagliatissimi. E il mio primo bisogno è stato quello di levarmelo dai piedi.

Lui, però, era estremamente orgoglioso delle sue sceneggiature, della sua notorietà, e quindi era molto protettivo nei confronti del suo lavoro. Quindi, a un certo punto, siamo arrivati al fatto che lui era disposto a licenziarsi pur di non lavorare con me. E anche io ero pronto a presentarmi in ufficio e dire a tutti che dovevano scegliere: o lui o me. E sapevo che avrebbero scelto lui, ma ero lo stesso deciso a farlo. Oggi ci scherziamo, ma all’epoca fu durissima.

Comunicavamo solo via mail, e i dialoghi andavano così. Io scrivevo: “Non mandarmi tutta questa roba. Non mi servono tutte queste parole. Mandami solo le parti importanti”, e lui: “Tutte le parole sono importanti”. Io: “No. Non è vero”. E lui iniziò a mandarmi l’elenco di tutti i suoi premi, di tutti i suoi successi, per farmi capire che era bravo in quel che faceva. E io gli dissi: “Sono certo che la tua mamma sia molto orgogliosa”. E lui fu dolcissimo. Mi disse che in effetti era molto orgogliosa e che era un talento di famiglia. Io mi misi a ridere. Nemmeno capiva che lo stavo prendendo in giro.

01. Batman #50, di Scott Snyder, Greg Capullo e Yanick Paquette, copertina di Greg Capullo - DC Comics

Quando la nostra collaborazione cominciò, Bob Harras era l’Editor-In-Chief della DC Comics. Era stato il mio editor alla Marvel, ai tempi di “X-Force”, ed è lui che ha pensato che saremmo stati una buona squadra. Io non avevo mai sentito parlare di Scott Snyder e non sapevo cosa avesse in mente Bob, il quale, dopo il nostro pessimo inizio, ci disse: “Ma perché vi parlate? Lavorate assieme e basta, senza parlarvi!” Io e Scott non lo ascoltammo e iniziammo a parlare. Fu allora che capimmo, pian piano, che entrambi tenevamo molto al personaggio e che lo rispettavamo, che eravamo entrambi follemente ossessionati dal nostro mestiere, dalle nostre capacità. Con il tempo, lui iniziò a lasciarmi sempre un po’ più di spazio per lavorare e, ora come ora, abbiamo creato una sinergia che quasi ricorda quella rilassatezza che avevo a disposizione alla Marvel.

Devo essere onesto con te: non ho la minima idea del perché alla gente piaccia così tanto quello che abbiamo raccontato assieme. A volte ne discutiamo, io e lui. E Scott ha le sue idee. Una volta ha provato a sostenere che fosse merito della nostra amicizia genuina, che la gente percepisse il fatto che ci vogliamo bene dalle pagine delle storie. Non lo so. Magari è possibile. Ma non credo. Non so quale sia la ragione, ma sono contento di come sono andate le cose, perché ci sono un sacco di fumettisti di talento, e quel che li distingue gli uni dagli altri è la stima dei lettori. Non è una cosa che puoi controllare o creare in laboratorio. Un team creativo non nasce a tavolino come una boy-band. “Oh, questi ragazzi sono tutti carini, sanno cantare e ballare: la gente li adorerà”. Non va così. Sono grato del fatto che piacciamo alla gente e spero che la gente continui ad amarci.

Non vedo perché no. Avete attirato l’attenzione da subito, e il vostro successo è stato molto costante, nel corso del tempo.

Vero. Scott è un bravissimo scrittore e ha sempre delle idee molto interessanti. Io sono sempre molto attento ai miei disegni, al modo in cui disegno e alle scadenze. E Scott mi mantiene sempre interessato a quel che sto facendo. Finché riuscirà a interessarmi alle storie mentre disegnerò, credo che i nostri albi saranno interessanti anche per il pubblico.

 

 

Continua nella prossima pagina – segue: Spawn, Todd McFarlane e l’evoluzione dello stile