Parlando di quel che succede internamente al mondo dei comics, possiamo dire che uno dei cambiamenti più interessanti e importanti riguarda il fatto che le super star del Fumetto americano oggi sono gli sceneggiatori, e non più i disegnatori come negli anni Ottanta e Novanta?

Invincible Iron Man #6, copertina variant di Neal Adams

Si può sostenere. Alcuni lo credono fermamente. Ma nel mondo della cultura tutto scorre, come l’acqua. Non possiamo prevedere il futuro e i cambiamenti che porteranno. Ad esempio, ecco una cosa a cui fare attenzione: c’è un sacco di gente, alla DC Comics, molta più che in passato, che scrive e disegna le storie a fumetti. Artisti che sceneggiano le loro stesse storie. Che cosa sarà mai successo? Gli scrittori non hanno più il potere assoluto sulle decisioni che riguardano la storia. Sempre più spesso, sono i disegnatori che raccontano. Anche perché, cosa fondamentale, gli artisti si sono accorti del fatto che gli scrittori sono pagati molto meglio, soprattutto in relazione al tempo di lavoro.

Stanno iniziando a chiedersi se hanno davvero bisogno di sceneggiatori, se non possono loro stessi a fare il loro mestiere. Siamo al punto di partenza di questo cambiamento epocale all’interno del mondo dei comics. Sarà giusto? Sarà sbagliato? Be’, è una delle correnti che si muovono in questo mare immenso e mai immobile. Io stesso sono tornato, recentemente, a lavorare in questo mondo: improvvisamente riprendo in mano il personaggio di Deadman e la gente nota il mio lavoro.

Su cui lei aveva il totale controllo creativo.

Esattamente. Non è strano? Una generazione ha lasciato il suo segno sul Fumetto americano e ora sta lasciando il posto a un’altra. Quindi che cosa accadrà quando Olivier Coipel inizierà a scrivere le sue storie? Quando Stuart Immonen si metterà a sceneggiare? Non ho la capacità di prevedere cosa accadrà, e le decisioni sono prese molto al di sopra di me, ma qualcosa sta cambiando.

Per noi, in Italia, è strano questo discorso, perché siamo abbastanza abituati agli autori completi.

Ma questo non è sempre vero, no?

No, ma tanti maestri hanno quella fisionomia lì: Hugo Pratt, Andrea Pazienza, Benito Jacovitti… Anche tanti grandi fumettisti contemporanei scrivono e disegnano assieme.

Ma sono certo che ci siano anche moltissimi fumetti che non sono di una sola persona.

Quando lei era giovane c’era uno stile piuttosto stabile e riconoscibile nel mondo dei comics…

Stai dando per scontato che io non sia più giovane. Fa’ attenzione, perché molti ti direbbero che essere giovani non abbia nulla a che vedere con l’età. C’è chi è vecchio prima dei trent’anni. E, nel nostro mondo, la questione non è quanti anni hai, ma se sei passato, se non entri più nell’immaginario e negli interessi del pubblico. Ed io non penso affatto di essere passato.

Quello che è successo negli ultimi trent’anni è questo: abbiamo più artisti e sceneggiatori che mai e sono più talentuosi e abili che mai. E ci sono un sacco di persone con cui ognuno di noi deve competere, persone di enorme capacità. Quando ero ragazzo, non è che ci fossero tanti bravi disegnatori. Non molti. Oggi, invece, ce ne sono un sacco. Ogni giorno, mi chiedo se io sia ancora in grado di competere con loro. E, vuoi saperlo? Ogni giorno mi rispondo di sì, in un ambiente incredibilmente competitivo.

Ed è vero che c’è molta più varietà in termini di stile di disegno, rispetto ai vecchi tempi?

Assolutamente.

E può essere che sia così perché le grandi case editrici hanno abbracciato e accettato le istanze del Fumetto più indipendente, più underground, incorporandole?

Batman/Teenage Mutant Ninja Turtles #1, variant cover di Neal Adams

No. Le major non hanno l’intelligenza e il buon senso per accogliere proprio nulla. Vedi, gli editori non hanno mai inventato niente. Non fanno altro che rispondere a quel che dice il mercato. Se piace, lo fanno. Non sono gli editori che hanno deciso che Harley Quinn potesse diventare un personaggio famoso in tutto il mondo: è stato il mercato, il pubblico, sono stati gli autori e i disegnatori. Tutto quel che succede nella cultura viene dal dialogo tra chi crea e chi legge e compra.

Gli editori, se riescono, se ne accorgono e agiscono di conseguenza, ma non hanno la capacità di vedere, prevedere, capire o interpretare. Sono burattini. E non ti parlo di chi lavora dietro le quinte, ma a contatto con la narrazione e l’arte, non ti parlo dei Jim Lee o dei Dan DiDio, ma di chi sta sopra di loro, che prende le decisioni su come vanno spesi i soldi. Sono ciechi di fronte a quel che succede tra i lettori o nella società. Il loro lavoro è quello di contabili, che sanno cosa sta facendo guadagnare e cosa no. Se c’è varietà, quindi, non dipende affatto dagli editori.

Sarei scioccato di vedere un editore che prevede una tendenza. Non hanno la minima idea di quali siano le loro stesse risorse. Sono sempre i creativi, alla ricerca di nuovi approcci, nuovi stili, nuove maniere per migliorare quello che fanno, a capire in anticipo e a dare vita a nuove tendenze. E questo fa parte della competizione di cui ti dicevo prima e, contemporaneamente, dell’impossibilità di prevedere da dove verrà la prossima novità che ci farà saltare tutti sulla sedia.

Negli anni Cinquanta, nessuno si aspettava Elvis Presley, un tizio bianco che cantava come un nero. Ma, se lo guardi con la prospettiva di oggi, sembra ovvio che prima o poi saltasse fuori uno così. Insomma… era Elvis. Impossibile immaginare la storia della Musica senza di lui. Eppure, nessuno lo aveva immaginato, nessuno lo aveva previsto.

 

Wonder Woman #49, variant cover di Neal Adams (matite)