Il giornale satirico Charlie Hebdo è riuscito nuovamente a far straparlare di sé, anche se questa volta, purtroppo, tutt’altro che bene. Il foglio finale del settimanale uscito il 31 agosto scorso – con in copertina un’immagine sul burkini che titola: “Il sacco di patate che unisce la sinistra” – ha fatto infuriare soprattutto noi italiani.

La vignetta incriminata, firmata dal fumettista Felix reca la scritta “Sèisme a l’Italienne” (“Terremoto all’italiana”), riferendosi alla terribile catastrofe che ha colpito il nostro Paese lo scorso 24 agosto. Nell’immagine, le vittime del cataclisma vengono paragonate ad alcuni primi tipici della nostra cucina: un uomo insanguinato diventa un piatto di “penne al sugo di pomodoro” e una donna contusa delle “penne gratinate”. La terza figura è quella più forte: “lasagne”, per un cumulo di strati di macerie e persone sepolte.

Ognuno, su uno degli innumerevoli social, ha detto la sua. Noi di BadComics.it ribadiamo ciò che abbiamo sempre sostenuto a favore della Satira: è libera e deve far male. Un suo egregio esponente, che di Satira ne fa e ne capisce, Daniele Caluri, intervenuto su Facebook, ha scritto:

 

[…] mi fa piacere che molti di voi abbiano colto il punto della vignetta di CH e, anzi, lo abbiano spiegato meglio di quanto non avrei saputo farlo io, che ‘un son bòno a una sega. A tutti gli altri*:

• ogni vignetta è automaticamente riuscita? Ma nemmeno per idea.

• Ogni vignetta è legittima? Sì. Perfino quelle razziste, fasciste o eversive. Un paese maturo ha gli anticorpi per giudicarle per quello che sono.

• Affermare che comunque si ha il diritto di criticare anche aspramente, secondo il proprio giudizio (o, peggio, secondo il proprio gusto) una vignetta, è del tutto inutile e pleonastico. Quel diritto è implicito, e ribadirlo non aggiunge nulla alla discussione, salvo urlare disperatamente “Ehi, guardatemi, esisto anch’io”.

• La satira è fatta per tutti, non per i soli addetti al settore. Quella si chiama attività manustupratoria.

• Non capire una vignetta non vuol dire essere più stupidi. Ci si può rimanere male rispetto ad altri che invece l’hanno ben interpretata, certo, ma magari mancano solo alcuni strumenti di decodifica per riuscirci a propria volta.

• Più una vignetta è urticante e tocca nervi scoperti, più l’opinione pubblica fatica ad abbattere un’indignazione spontanea per poterne apprezzare il senso reale. Ci vuole un lavoro importante, dal punto di vista intellettuale, per superare la reazione di pancia e godere del risultato. Ma ciò è alla portata di tutti. O quasi.

• Non esiste il “secondo me la satira dovrebbe essere/dovrebbe fare/dovrebbe occuparsi di”. Esiste la satira, indipendentemente da quello che piacerebbe a voi.

• La satira NON DEVE far ridere (ops!). Non come obiettivo finale, almeno. La satira fa ANCHE ridere, la maggior parte delle volte. Ma a monte è finalizzata ad altro.

• Reclamare altre vignette per par condicio, tipo “Perché non fanno satira su quello o su quell’altro?” è quanto di più cretino possa capitare a chi la satira la fa, e anche a chi prova a interpretarla.

• Così come è cretino invocare fantomatici paletti dettati dal buon gusto. Il buon gusto e la satira sono come l’acqua con l’olio.

Questo in un paese ideale. Di certo non in uno come il nostro, in cui la stampa e i principali mezzi d’informazione cavalcano l’indignazione per una manciata di click di merda, anziché contribuire a spiegare perché quella data vignetta è stata fraintesa e provare, passo dopo passo, a fornire quegli strumenti di decodifica a che ne è privo o quasi.

* elenco suscettibile di integrazioni, mi sa.

 

Ora, ciò che possiamo chiederci è: la vignetta è automaticamente riuscita? A nostro parere non completamente, se il bersaglio era l’incapacità cronica italiana di porre veramente in sicurezza luoghi a rischio di eventi naturali drammatici, per poi piangerci addosso, dimenticare e indignarsi al prossimo disastro. È uno sport nazionale scoprire in seguito chi non ha fatto questo e quello, l’aveva fatto male, o addirittura illecitamente, intascando soldi pubblici. Ma passiamo oltre perché si rischia di andare fuori tema.

Una delle battute contenute nella stessa pagina dell’opera di Felix, concedetecelo, è venuta meglio:

 

Circa 300 morti in un terremoto in Italia. Ancora non si sa se il sisma abbia gridato “Allah akbar” prima di tremare.

 

Abbandoniamo dunque e sopratutto ogni rancore verso i cugini d’oltralpe, per cui talvolta dimostriamo un astio che per fortuna non è contraccambiato. Dopo la strage del 14 luglio avvenuta a Nizza, una delle disegnatrici sempre del famoso periodico, Coco, sul suo account di Twitter aveva postato una vignetta senza parole, ma molto eloquente. Vogliamo lasciarvi con quella, in nome di un’Europa unita… almeno nel dolore.

 

Nizza 14 luglio, di Coco