Autrice de Il blu è un colore caldo, Julie Maroh fa ritorno con Corpi Sonori, graphic novel edita da Panini Comics. Nella sua ultima prova, la giovane fumettista francese adotta una nuova forma di racconto realizzando tante storie brevi non connesse tra loro ma accomunate da un fil rouge: l’amore.

In occasione della recente Lucca Comics & Games 2017, abbiamo avuto la possibilità di conversare con Julie e lasciarci condurre nel suo mondo interiore, un viaggio nella crescita e nella maturazione di un’artista inquieta.

Ringraziamo Maria Rosaria Giampaglia e lo staff Panini Comics per la disponibilità.

 

“Il blu è un colore caldo” presentava un’unica storia lunga di formazione, mentre con “Corpi Sonori” hai prodotto tanti racconti brevi. Cosa ti ha portato a modificare il tuo modus operandi?

“Corpi Sonori” è nato nel 2009, quando ancora stavo terminando i precedenti romanzi grafici. Spesso mi venivano in mente frammenti di dialoghi, situazioni non necessariamente legate a personaggi specifici già sviluppati. Siccome reputavo quel materiale buono, ne prendevo nota su un taccuino. Solo nel 2013, terminato quanto stavo scrivendo, mi sono potuta immergere completamente in queste storie brevi riprendendo tutti i diversi spunti e creando un volume uniforme.

Ho voluto che il progetto mantenesse un’impostazione frammentata perché nel periodo che intercorre tra quando ho iniziato a prendere nota di queste idee e la loro realizzazione la mia coscienza politica e femminista ha preso forma, è cambiata.

Sebbene i singoli capitoli siano autoconclusivi e abbiano una forma diversa, sono tutti legati da un tema, l’amore, attorno al quale ruotano le vicende personali dei tanti protagonisti di “Corpi Sonori”. L’amore viene raccontato in tutte le sue forme, spesso anche forti, crudi, viscerali. È un tema che pensi di aver esaurito o hai ancora tanto da dire a riguardo?

Corpi Sonori, copertina di Julie MarohÈ un argomento con così tante sfaccettature che non credo di aver dato fondo a tutti gli aspetti di cui voglio continuare a parlare. “Corpi Sonori” è sicuramente un buon campionario, ma lascia aperte tante altre porte da esplorare.

L’intento era quello di accostare storie canoniche – come quella di una coppia formata da persone eterosessuali che stanno insieme sin da quando erano adolescenti, che crescono, si sposano, hanno dei figli e vivranno per sempre felici e contenti – ad altre totalmente diverse, agli antipodi, senza però esprimere un giudizio né offrire alcuna gerarchizzazione.

Nella mia prossima opera, l’amore non sarà il tema centrale. È sempre presente ma trattandosi di un racconto storico ho voluto mantenere un equilibrio tra l’amore, la politica e la religione. Non ci sarà un tema dominante, saranno argomenti corali.

Ci sono stati incontri o letture che hanno contribuito a formare la tua coscienza politica e femminista in questi ultimi anni?

Questa è una domanda complicata in quanto la mia presa di coscienza e il mio pensiero sono figli di diverse fonti e letture. Sintetizzare il tutto è davvero complicato. Posso dirti che sono molto interessata al corpo dal punto di vista politico e alle relative tematiche sociali. Paul B. Preciado, Michel Foucault e Marcel Mauss sono tre nomi tra i tanti che mi hanno ispirato lungo il cammino.

“Il blu è un colore caldo” è stato adattato in un film, “La vita di Adele”, che ha ricevuto un ottimo riscontro di pubblico e critica. Credi che “Corpi Sonori”, con la sua natura frammentaria, possa diventare in un film? C’è qualche storia in particolare di questo volume che secondo te è più adatta al grande schermo?

Mi fa strano che questa domanda mi venga sempre posta. Quando realizzo un romanzo grafico lo concepisco come un libro, un fumetto, un’opera finita. Non ragiono su come potrei adattare eventualmente la mia sceneggiatura per farla diventare un film o una serie televisiva. Mi concentro solo sull’idea di ciò che ho in testa.

La tua nuova opera si intitola “Corpi Sonori”, ma leggendo il volume non troviamo molti rimandi alla musica. Qual è il messaggio nascosto, dunque, dietro a questo titolo?

Volevo trovare un titolo che esprimesse al contempo il desiderio – fisico e sessuale – che proviamo e il desiderio che proviamo nel ricercare il piacere in sé. Grazie a questo duplice desiderio il nostro corpo è come se vibrasse per le emozioni, proprio come vibra uno strumento che produce musica.

Mi rendo conto che tutto ciò sia molto astratto, un concetto personale difficile anche solo da esprimere a parole. Si tratta di un mio processo di creazione molto preciso che mi ha aiutato a realizzare le storie di “Corpi Sonori” per un motivo particolare, non casuale.

Quale delle due forme di romanzo – quello di formazione o la raccolta di racconti brevi – senti più tua? “Corpi Sonori” è figlio di una scelta ponderata o hai adattato la tua scrittura alle idee che hai avuto?

La cosa fondamentale per me è la prima intuizione: dove vuoi portare il lettore con la tua narrazione, e soprattutto come lo fai. Non ho degli stilemi che applico alla storia. È lei stessa che mi suggerisce nel suo sviluppo il modo ideale per esprimermi su uno specifico argomento. Il prossimo fumetto sarà un dittico, qualcosa che non ho mai fatto prima. Vedremo cosa salterà fuori.

Non solo la scrittura ma anche il tuo stile artistico è cambiato tra i due fumetti che hai firmato. In alcune sequenze di “Corpi Sonori” adotti soluzioni surrealiste, segno di un processo di maturazione notevole. Dove ti sta conducendo la tua crescita personale sotto l’aspetto artistico?

Il blu è un colore caldo, copertina di Julie MarohProprio perché ogni progetto è a sé, l’istinto mi suggerisce in corso d’opera quale forma espressiva sia quella giusta, la chiave di lettura adeguata. Il prossimo lavoro sarà totalmente diverso dai precedenti e, ancora una volta, a guidarmi sarà l’istinto.

Ogni volta che scrivo qualcosa, nel mio cervello si accende uno schermo in cui appaiono le immagini della storia. Il mio immaginario si anima e proietta quello che voglio dire, quello che voglio esprimere.

La difficoltà è quella di rendere concrete queste immagini. Per me è come un lutto permanente, causato dal dolore che provo nel non riuscire a dare una forma compiuta alle mie idee: hai un’immagine chiarissima nella mente ma non riuscirai mai a esprimerla nella sua interezza. È un lutto.

C’è un eterno tendere a un fine che non raggiungerai mai, per quanto tu ti possa sforzare. Durante questo processo, però, possono esserci delle piacevoli sorprese.