Marco Checchetto è sempre più parte integrante dello sviluppo dell’universo di Star Wars, e dopo aver firmato L’Impero a pezzi, Obi-Wan & Anakin e il prologo del crossover La Cittadella Urlante, ha da poco ultimato la miniserie dedicata al Capitano Phasma. Non solo: la sua bravura nel creare scenari spettacolari l’ha portato a lavorare su Old Man Hawkeye, prequel della celebrata saga Vecchio Logan.

In occasione della recente Lucca Comics & Games 2017, dove ha presentato l’edizione in volume di Life Zero, abbiamo fatto il punto della situazione con questo grande artista del Fumetto italiano e internazionale. Ringraziamo lo staff di Panini Comics per la disponibilità.

 

Ciao, Marco e bentornato su BadComics.it!
Cominciamo da “Old Man Hawkeye”. Qual è stata la tua reazione quando hai saputo di doverti relazionare con gli scenari introdotti da “Vecchio Logan”, di Mark Millar e Steve McNiven?

La telefonata è arrivata quando ormai mi accingevo a iniziare una nuova miniserie legata a “Star Wars”. Un giorno mi ha chiamato Axel Alonso, che mi voleva a tutti costi su questo progetto. Si tratta di una serie molto importante per la Casa delle Idee: esordirà nel 2018 e sarà composta da dodici numeri, quindi è persino più lunga di “Vecchio Logan”, che ne conta otto. Mi hanno in pratica pregato di abbandonare “Star Wars” e di entrare in questa nuova avventura. Adoro Logan, adoro l’universo creato da Millar e McNiven, e adoro il protagonista, Clint.

Cosa significa per un artista confrontarsi con un personaggio il cui character design è già ben codificato e amato dai lettori?

La serie è ambientata cinque anni prima rispetto a quanto narrato in “Vecchio Logan”, quindi Occhio di Falco non è ancora cieco come nella miniserie originale. Partendo da questo status quo, mi sono approcciato al character design di Clint cercando di riportarlo a essere un supereroe; in fondo, quando lo incontriamo per la prima volta ha ancora voglia di esserlo. Cinque anni nel passato, dunque, sarà ancora in forma e la sua voglia ancora più viva. Per carità, è anziano e sta perdendo la vista, ma è ancora in grande forma. Quindi, via gli occhiali, gli ho sciolto i capelli e ho realizzato un look più “tecnico”, passami il termine.

Nella miniserie, vuole vendicare gli altri Avengers prima che il glaucoma gli faccia perdere definitivamente la vista.

Anche in questa occasione, come per i tuoi lavori sulle varie miniserie legate a “Star Wars”, ti muovi all’interno di un universo narrativo ben codificato ma che allo stesso tempo ti permette ampio spazio di manovra.

Credo che questo sia uno dei motivi per il quale sono stato scelto, quando si tratta di creare qualcosa di nuovo chiamano me! [ride] Ovviamente ne sono felice, così come lo è Lucasfilm per tutte le cose che ho inventato per il nuovo universo. A questo punto credo che anche la Marvel abbia deciso di sfruttare queste mie competenze.

Tornando a “Old Man Hawkeye”, sto lavorando a tanti nuovi concept art di eroi e ambientazioni completamente inedite.

Non ci puoi dire nulla riguardo alla storia?  

Posso anticiparti una cosa: in “Vecchio Logan” abbiamo visto lo scheletro di un Giant Man adagiato sullo sfondo, mentre Logan e Clint erano a bordo della loro jeep: vedremo come è arrivato lì quello scheletro…

Passando a quanto realizzato per Lucasfilm, possiamo affermare che, oltre a progettare nuovi elementi, sei diventato il disegnatore ufficiale dei prequel e sequel dei capitoli della nuova trilogia di “Star Wars”. Dopo “L’impero a pezzi”, lo scorso settembre ha esordito “Capitano Phasma”, scritto da Kelly Thompson, che si svolge dopo la conclusione di “Star Wars – Episodio VII: Il Risveglio della Forza”.

“Captain Phasma” è una bella miniserie che punta i riflettori su un personaggio che in “Episodio VII” non fa una grandissima figura! [ride]

È stato complicato realizzare questa storia perché non potevamo mostrare troppo del personaggio e dovevamo lasciare tutte le sorprese e i momenti clou ai film. Però nel fumetto Phasma guadagna personalità diventando un villain a tutto tondo, un personaggio per niente positivo.

La partecipazione a così tanti progetti legati a “Star Wars” ti tiene molto impegnato. Hai paura che questo possa limitarti nel tuo stile e impedirti di prendere parte a progetti completamente diversi?

Il coinvolgimento in queste serie mi tiene impegnato ma allo stesso tempo mi gratifica. Passo la maggior parte del mio tempo a lavorare sacrificando la mia vita sociale, però le gratificazioni che sto ricevendo sono così tante che tutto viene ripagato. Non mi ritrovo soltanto a disegnare delle storie ma partecipo attivamente alla creazione di quelli che poi saranno mondi o personaggi che ritroveremo anche in altri media. Per esempio, alcuni personaggi da me creati li puoi trovare in un videogame di “Star Wars”, e questa cosa è molto bella, mi spinge a continuare su questa strada.

L’ultima volta che ci siamo incontrati, un anno fa, abbiamo parlato del tuo lavoro su “Gamora”. Cosa ricordi di quella esperienza?

Si è trattato di una miniserie di cinque numeri che affrontava un pezzo del passato di Gamora. È stata sicuramente una bella esperienza, ma non si trattava di un personaggio nelle mie corde. I Guardiani della Galassia sono molto lontani da quello che mi piace, ma sono stato comunque contento di prendere parte a questa miniserie.

Mentre le tue collaborazioni con la Marvel e la Lucasfilm proseguono, continua a restare vuota la casella di tue proprietà intellettuali. Una di queste, “Life Zero”, è stata presentata per la prima volta a Lucca Comics ormai un paio di anni fa.

Quando ho lavorato a “Life Zero” non ho mollato nessun impegno in Marvel, ritrovandomi così a lavorare il doppio rispetto a quanto ero solito fare normalmente. È stato assurdo, ma oggi posso dire di avere un personaggio tutto mio di cui sono veramente orgoglioso.

Immaginare di poter rivivere un periodo come quello è impensabile. Nell’immediato futuro non so se riusciremo a fare qualcosa: sia io che Stefano [Vietti – NdR] siamo così impegnati da non avere il tempo di pensare a qualcosa di nostro. Posso dirti, però, che sicuramente in futuro tornerò a lavorare a qualcosa di mio.

 

Marco Checchetto e Pasquale Gennarelli