Original Sin

Original Sin

Siamo onorati e molto felici di potervi proporre la chiacchierata che abbiamo avuto oggi con Mike Deodato Jr., da anni uno dei disegnatori più famosi del comicdom americano e uno degli artisti di punta attualmente in forza alla Marvel Comics. A Lucca era ospite di Panini Comics, che ringraziamo per la cortese e amichevole disponibilità, per presentare e promuovere il numero zero di Original Sin, il nuovo evento Marvel che scava nel passato degli eroi della Casa delle Idee e che ci svelerà, pian piano, il lato oscuro delle Meraviglie.

Siamo qui con Mike Deodato Jr.. Grazie mille per l’intervista. Com’è andata, sinora, a Lucca.

Mi sto divertendo molto, la città è magica, la gente davvero amichevole e le ragazze bellissime, spero che mia moglie non legga l’intervista (sorry Mike, confidiamo che non sappia l’Italiano).

Anche quelle vestite normalmente, non solo le cosplayer?

Sì, esattamente. Sto adorando questa esperienza ed è un onore essere qui, perché questa per me è una manifestazione leggendaria. Ne ho sentito parlare spesso in passato dai colleghi e ho sempre sognato di essere qui. Ed ora eccomi. Gli artisti e autori italiani sono grandiosi e sono una fonte di ispirazione enorme per me e… nonso. Spero di porter tornare.

Grazie mille. Sono sicuro che tu sia una fonte di ispirazione per loro tanto quanto lo sono per te. E forse anche di più. Sei qui soprattutto per la promozione del numero zero di Original Sin, e hai lavorato con Jason Aaron. Com’è andata e come ti sei trovato a lavorare con il suo stile narrativo?

L’unica volta in cui avevo già lavorato con lui era un fumetto per i Brooklyn Nets, un albo sul basket NBA, e devo confessare che non avevo mai letto nulla di suo prima d’ora, perché fatico a leggere cose che non riguardino i progetti su cui lavoro personalmente. La parte triste di essere un professionista. Ma lo trovo grandioso e lo script per Original Sin è splendido. Soprattutto il finale, di cui alcuni si sono lamentati, ma che io trovo poetico e grandioso. Tutto l’evento è diverso dagli altri della Marvel, molto personale e io ne sono oroglioso e onorato di essere stato scelto. Si tratta del mio primo grosso evento ed ero davvero coinvolto nel cercare di portare qualcosa di nuovo. Ho cercato di trasformare le pagine del fumetto in una sorta di puzzle, per creare l’idea di un rompicapo che avesse a che fare con il mistero della storia. Credo, onestamente, che si tratti di uno dei miei migliori lavori di sempre.

Sono d’accordo con te, il tuo lavoro è stato davvero notevole. A proposito di punti chiave della tua carriera, ultimamente hai avuto modo di lavorare sugli Avengers di Hickman. Ha portato uno stile narrativo molto più epico sulla serie. Credi sia giusto dire che hai adattato il tuo stile a questa componente, rendendo i personaggi meno sottile e longilinei di quanto tu non sia abituato a fare, più muscolari e quadrati?

Solo in parte. In realtà la mia principale preoccupazione, su Avengers e non New Avengers, era cercare di renderli più luminosi del mio solito, più splendenti, perché la mia visione di quella serie era, come ai detto, più eroica ed epica. Brillano, in qualche modo. In New Avengers, invece mi sono trovato più aderente con il mio solito modo di procedere. Ma io amo provare cose nuove e mi piacciono entrambi gli stili. C’è una piccola finestra di libertà che la Marvel mi concede, per provare cose nuove, a causa di quel che i fan e la casa editrice si aspettano da me, ma ogni volta che la trovo aperta, ci metto impegno per innovare. E sì, sono abituato ad adattarmi ai singoli autori con cui lavoro.

Oltre che con molti sceneggiatori, hai lavorato con quasi tutti i personaggi della Marvel Comics. Io mi sono innamorato di te con Elektra, tanti anni fa.

Dovevi essere un ragazzino, immagino.

Sì, in effetti ero molto giovane, andavo ancora a scuola. Ma tu, invece, ti sei innamorato di qualcuno dei personaggi marvel in particolare? Ne hai uno che preferisci?

Hulk e Wolverine Deodato

Hulk e Wolverine disegnati da Mike Deodato

Sono diviso tra due personaggi, nella mia vita. Da un lato  Hulk su cui ho lavorato assieme a Bruce Jones e Wolverine, su cui ho lavorato nel ciclo di Daniel Way. Adoro Wolverine e vorrei tornare a lavorarci. Mi hanno promesso alla Marvel che me lo avrebbero assegnato nuovamente, ma…

Be’, forse sarai tu a riportarlo in vita.

Lo spero tanto. Semmai dovessero reintrodurlo (ne siamo certi, Mike, tranquillo), ho detto alla Marvel che voglio assolutamente tornarci. Ma non si sa mai, in questi casi. E con Hulk, Bruce Jones ha scritto un grande ciclo e ho adorato l’idea di renderla una storia horror, in cui si suppone che tu abbia paura del Gigante di Giada.

Sì. Speravo che citassi Hulk, perché tu e Bruce Jones lo avete davvero reso diverso da chiunque altro e il tuo tratto era spettacolare su quella serie. Ultimamente, invece ti abbiamo visto sulla copertina di S.H.I.E.L.D., mentre gli interni erano di Carlos Pacheco. Ti vedremo come disegnatore sui progetti legati ai personaggi nati dalla serie tv, oppure no?

Non credo.  A dire il vero, non lo so. Sto lavorando su Avengers e New Avengers, ma non ho idea di quel che mi faranno fare in futuro, non mi hanno ancora detto nulla.

Lo chiedevo perché mi è piaciuta molto la tua cover e trovo che la serie, in quanto spionistica, potrebbe giovare molto del tuo stile.

C’è una cosa che voglio dire: io avrei voluto realizzare i personaggi sulla cover in maniera che fossero molto simili alla serie televisiva, ma la Marvel mi ha dato indicazioni diverse. Credo sia per una sorta di protezione dell’immagine degli attori. Però (ride) sappiate che sarei in grado di disegnarli con il loro aspetto. Se così non è, non è per colpa mia.

Non avevo dubbi (rido). Potremmo invece chiederti della tua esperienza con Warren Ellis, con cui hai lavorato su Thunderbolts. Che ci racconti di un autore così grande?

Be’, dal punto di vista personale non lo conosco, perché non ci siamo mai incontrati e abbiamo lavorato a distanza, ma il suo lato professionale, cavolo, è davvero incredibile. Quel genere di autore che non si preoccupa di dirti quante vignette, con quali inquadrature precise vuole che tu renda la sua sceneggiatura. Scrive con una naturalezza impressionante e, quel che ti manda, in qualche modo è chiarissimo e perfettamente funzionale. Bruce Jones, per esempio era diverso, perché lui è anche un disegnatore e ti lascia una traccia precississima da seguire. Ellis invece assolutamente no, ma i suoi soggetti sono talmente perfetti che è quasi impossibile fallire con lui.

Una domanda personale, se posso. Abbiamo saputo della tua recente perdita, di tuo padre, Mike Sr. Non è un artista molto noto in Italia, quindi sarebbe interessante per noi sapere quanto ti abbia influenzato, nella tua carriera.

Mio padre era tutto per me, perché sono cresciuto osservandolo disegnare a casa. Quando tornava da un lavoro, io e mio fratello gli chiedevamo sempre di disegnare per noi. Portava tonellate di comics per noi, comprati in posti vintage, dove costavano pochissimo e ci ha educati all’arte del fumetto. Quando decisi di diventare disegnatore, a tredici anni, fu di grande supporto e addirittura ha pagato per stampare i miei primi fumetti indipendenti. Negli anni Ottanta abbiamo lavorato in un sacco di fumetti che lui scriveva e io disegnavo. Fu bellissimo, perché invece di sceneggiare, lui disegnava già la sceneggiatura, mi raccontava la storia in maniera grafica e poi io inventavo su di essa.

Era un artista del tutto diverso da te, vero?

Sì, totalmente, in termini di stile. Ma la sua influenza è stata piantare dentro di me il seme del buon gusto, cescendomi con Will Eisner, Al Foster e altri. Non fosse stato per lui non avrei avuto buon gusto.

A tal proposito, hai degli artisti non legati al mondo del fumetto che, in qualche modo ti ispirano?

Non credo… non mi viene in mente nessuno, sai? Credo di essere molto legato al mio mondo, sia dal punto di vista professionale che personale.

E invece quali cartoonists del passato e presente sono per te un esempio?

Moltissimi, devo dire. Ma soprattutto devo citare Neal Adams, Dick Jordan per gli inchiostri, Jim Steranko e altri ancora. Ma prendo spunto da ogni parte. Gli artisti di Heavy Metal negli anni passati e di Metal Hurlant, ad esempio. Da bambino, un sacco di artisti spagnoli e filippini degli anni ’70. Anche oggi continuo a scoprire disegnatori che mi ispirano, da Eduardo Risso a Frank Quitely.

Ma certo. Uno dei miei artisti preferiti.

Non credo sia visibile la sua influenza su di me, ma mi insegna un sacco di cose sull’uso degli spazi vuoti.

Certo il suo è uno stile molto diverso dal tuo, parecchio più pulito e luminoso.

Non disegnerò mai come lui, ovviamente, non voglio imitare il suo stile, ma mi affascina e sono ammirato dalla sua tecnica nell’utilizzo dei vuoti che per me sono davvero un problema. Cerco di imparare piccoli trucchi da lui, che è bravissimo in cose trovo difficili. La mia tendenza è di riempire tavole e vignette, perché è quel che ho imparato dai fumetti degli anni ’70. Ma le sue storie con Grant Morrison su quel cane bionico, We3…

Assolutamente, e anche il loro ciclo degli X-Men.

Esatto! Lo storytelling di entrambe quelle storie era incredibile. Wow!

Stessa cosa per l’episodio di Sandman che scrisse per Endless Nights, con quell’atmosfera sospesa che è così bravo a creare.

Ah sì? Non credo di averlo visto, cercherò di recuperarlo. Comunque per me è importantissimo e divertentissimo scoprire artisti che ti facciano dire “wow, questa cosa è bellissima e l’adoro anche se non sono in grado di rifarla”. on sempre sono in grado, quando vedo qualcuno che mi piace, di capire il perché di scoprirne i segreti. Ad esempio, in Eduardo Risso, ci sono talmente tante soluzioni, talmente tante idee che riesco a decifrarne solo una minima parte. Ma quando accade sono entusiasta, cerco di imparare e di uscire dalla stagnazione del mio stile, che è sempre un pericolo.

Grazie mille, mister Deodato per la disponibilità e il tempo che ci ha concesso.

Grazie a voi, è stato un piacere.