A Lucca Comics & Games, 2013 la storica rivista di critica e informazione fumettistica festeggia il suo trentacinquesimo compleanno.
Per celebrare l’importante ricorrenza, si sono riunite sul palco le quattro anime che negli anni si sono succedute alla guida della storica testata, rappresentate da un parterre d’eccezione, formato da Franco Spiritelli, Fabio Licari, Michele Masiero, Franco Busatta, Mauro Marcheselli, Marco Marcello Lupoi, Stefano Casini, Loris Cantarelli, Federico Memola, Sergio Rossi e Marcello Toninelli.
Una rappresentanza così importante non è strana se pensate che Fumo di China, oltre ad aver significato molto per tanti lettori, è stato il punto di partenza di un numero imponente di professionisti che oggi occupano alcuni dei posti più prestigiosi all’interno dell’industria.
Un lavoro quindi, ma anche un amore, nato a partire dai quattro fondatori nel 1978 e in grado, negli anni, di generare un circolo virtuoso di collaboratori che ancora oggi soffiano sul fuoco che alimenta la passione per il nostro mondo di carta e sogni.

Dalle pagine graffettate degli inizi, autofinanziate e distribuite a mano in librerie e fiere, e vendute in conto vendita, all’attuale, grande formato prodotto da Cartoon Club e distribuito in tutte le edicole, i relatori e amici di Fumo di China ricordano alcuni degli episodi più curiosi del lavoro da “fanzinaro”.
Mauro Marcheselli, direttore generale di Sergio Bonelli Editore, ricorda che, in una sua sfortunata previsione scritta in chiusura di un pezzo per Fumo, dichiarò: “I fumetti giapponesi in Italia non avranno mai successo!”.
Marco Lupoi, la cui collaborazione su Fumo è iniziata sul numero 17, ricorda il consiglio datogli da Andrea Plazzi, uno dei fondatori della rivista, all’epoca del suo primo articolo su quelle pagine, dedicato a Will Eisner: “Non fare il temino!”.
Franco Spiritelli racconta di quando cominciarono, in un panorama in cui la critica fumettistica era “fiacca” e priva di mordente. Il suo primo pezzo di Fumo ebbe invece come titolo “Milano Libri LADRI!”. L’intento dei fondatori era di raccontare gli autori bravi, e le opere migliori, quando invece la prassi dell’epoca era parlare solo degli amici. Serviva qualcuno che rompesse uno schema che limitava l’offerta di critica ai soli Crepax, Pratt e Manara. È proprio sulle pagine di Fumo che si parlò per la prima volta di Gianni De Luca, o Magnus.

Ci uniamo alle celebrazioni di questo sentito anniversario, che coinvolge tutto l’universo della critica fumettistica italiana. Qui sotto una galleria minima dell’importante parterre di oggi.

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