Probabilmente, molti dei nostri lettori avranno seguito la polemica sui social e ancora lo stanno facendo. Per tutti gli altri, ecco un riassunto del polverone che si è sollevato qualche giorno fa attorno alla locandina di Lucca Comics & Games 2019, ancora non del tutto posatosi. L’illustrazione di Barbara Baldi, che vi abbiamo mostrato all’indomani dell’uscita, ha scatenato con il tempo una serie di critiche, la maggior parte delle quali ha il tono di un’accusa di plagio e di scarsa originalità.

In particolare, due sono gli elementi che hanno attirato l’attenzione di alcuni: lo sfondo, costituito da una fotografia del Teatro del Giglio, orgoglio della città lucchese e simbolo degli incontri più prestigiosi e ufficiali della convention, e il braccio da androide della macchina umanoide che campeggia in primo piano, uno dei due protagonisti centrali della locandina, fulcro del tema Becoming Human.

L’organizzazione di Lucca Comics & Games e la Baldi sono stati accusati di utilizzare materiale di cui non detenevano i diritti e di spacciare la locandina per originale. In particolare, il braccio meccanico in questione è una citazione diretta di un’opera realizzata da Vladislav Ociacia.

Le polemiche si sono fatte ancor più intense quando amplificate da Bleeding Cool, seguitissimo sito di critica e informazione fumettistica americano, che ha dedicato alla questione un articolo, parte di una rubrica che sottolinea i riutilizzi più o meno chiari nel mondo del Fumetto. A questo articolo e ai commenti scatenatisi sui social, Lucca Comics & Games ha risposto – in maniera probabilmente un po’ tardiva e solo in seconda battuta – con un comunicato ufficiale, che vi riportiamo:

 

Lucca Comics & Games 2019, locandina di Barbara Baldi

Dal 1966 Lucca Comics & Games è una delle principali manifestazioni dedicata al fumetto e alla cultura dell’Illustrazione, e da sempre lavoriamo con entusiasmo, passione e professionalità per meritare il posto che occupiamo. La tradizione di affidare l’immagine di ogni edizione a un artista in grado di interpretare il tema annuale con un poster è ormai consolidata.

Sin dagli anni ‘70 l’avventura di questi poster è una continua sperimentazione che ha regalato clamorosi risultati in termini di potenza visiva, mescolando disegni, fotografie e collage. Un esempio su tutti è il manifesto del ‘78 di David Pascal, cartoonist pubblicato su New Yorker e New York Times, vincitore (tra gli altri) nel 1977 del Premio della National Cartoonists Society nella categoria Comic Books – Humor. Nella sua immagine Pascal setta la scena proprio davanti al Teatro Del Giglio di Lucca: inserisce una foto della piazza, una cartolina, la colora e vi disegna sopra una folla tra la quale appaiono alcuni fra i più conosciuti personaggi dei fumetti dell’epoca. “Il manifesto, sottolineando la folta partecipazione, è un tributo al successo del Salone (…).

È un’affermazione perentoria della natura del fumetto e perciò del Salone: il suo essere – dover essere – soprattutto popolare. Per tanti, se non per tutti. Non area esclusiva per un’élite privilegiata, ma espressione figurativa e letteraria dove l’altezza della qualità non sia di ostacolo all’accesso.” (I Quaranta Ruggenti, a cura di Gianni Bono e Pier Luigi Gaspa Edizioni If)

Negli anni ‘90 vedono alternarsi manifesti puramente illustrati (come uno splendido Yellow Kid di Corrado Mastantuono usato sia nel ‘93 sia nel ‘94) a poster prevalentemente grafici, fino a manifesti totalmente testuali (1996). La grande storia cartellonista di Lucca si è poi rinnovata su spunto dell’artista argentino Ciruelo Cabral, che nel 2003 propone al Festival di Lucca di tornare alla grande tradizione come quel poster illustrato per Lucca dal suo grande connazionale Oscar Chichoni nel 1986.

Da quell’anno si alternano artisti provenienti da mondi diversi che rappresentano molteplici espressioni, spaziando dal massimo della tradizione alla ricerca di nuove forme e composizioni: la piratessa di Barbucci e Canepa (2004) è una delle prime immagini a utilizzare potentemente la colorazione digitale; poi c’è l’olio fotorealistico dei pittori statunitensi Rick Barry e Phil Hale (2009); e ancora il manifesto a quattro mani di Sara Pichelli e Laura Zuccheri (2012).

Una continua ricerca, che dal puro tratto fumettistico nel poster di Zerocalcare in occasione dei 50 anni del Festival (2016), va ad abbracciare nel 2017 lo stile dell’affiche cinematografico, grazie alla potente illustrazione pittorica di Michael Whelan, il primo autore vivente ad accedere alla Science Fiction Hall of Fame; per arrivare al 2018 con il primo caso di artwork generativo applicato ad un Festival, grazie alla creatività di LRNZ e al suo software in grado di generare oltre 11 miliardi di differenti poster.

Nel 2019, dopo la sperimentazione digitale di LRNZ, Lucca Comics & Games guarda all’innovazione tornando ad una rinnovata tradizione. Ecco che Barbara Baldi, premiata nel 2018 come Miglior Disegnatrice con il Gran Guinigi di Lucca e con il Premio Micheluzzi di Napoli, ha realizzato un poster intriso di ricerca in grado di tornare alle origini: Il Teatro del Giglio, sede delle conferenze del primo Salone di Lucca nel 1966 e centro delle attività culturali del Festival, è lo scenario di questa bellissima immagine che mostra un bacio fra un essere umano e un androide davanti alla platea del pubblico di Lucca.

L’artista non ha realizzato solo un’immagine, ma un vero e proprio racconto d’amore che incarna appieno il senso del tema Becoming Human. Un manifesto visivo ma anche un manifesto di intenti: il Festival come luogo analogico in cui interrogarsi su cosa significhi essere umani. Il poster 2019 è quindi un oggetto ibrido, nella tecnica e nelle intenzioni, un’illustrazione che cita la concept art e usa il photobashing, mescolando elementi fotografici a elementi illustrati digitalmente. Una tecnica tra collage e matte-painting, colma di easter eggs (più o meno immediate) da cogliere per capire il lavoro di ricerca che ne ha preceduto la realizzazione.

Ecco dunque (spoilers ahead!) tutta una serie di riferimenti e citazioni da scoprire: dalla posa che cita il classico Bacio di Klimt alle scarpe Converse della protagonista, dai riferimenti alla tipografia fantascientifica di Ghost in the Shell e Blade Runner (con un redesign del classico font Stop di Aldo Novarese realizzato da Zetafonts) al mecha design di Chris Cunningham per All Is Full Of Love di Bjork (grazie anche ai rendering 3d di Vladislav Ociacia disponibili su Shutterstock). Per finire con lo sfondo, basato su una foto gentilmente concessa del Teatro Del Giglio di Lucca, su cui l’autrice ha lavorato con pennelli e textures digitali per modificare luci e carattere.

E sempre grazie alle textures ecco apparire sulla pelle del volto dell’androide, il ben noto circolare labirinto di San Martino, uno dei simboli di Lucca. Per questa capacità di unire tecnica, stili, gusto e messaggio, il poster 2019 ha unito in un’esplosione di consensi giornalisti, addetti ai lavori, fan e pubblico.

 

Poster credits
Illustrazione: Barbara Baldi
Art direction: Studio Kmzero
Font: Stop di Aldo Novarese / redesign Zetafonts
3D arm model: Ociacia / shutterstock.com
Immagine del Teatro del Giglio per gentile concessione

 

Una risposta che chiarisce quindi un aspetto importante: Lucca Comics & Games e Barbara Baldi si erano premuniti di acquisire i diritti delle immagini e di rendere legali le citazioni fatte notare sui social e da Bleeding Cool. Una risposta che, tuttavia, non soddisfa proprio tutti dal punto di vista artistico e della valutazione dell’iniziativa.

A criticare lo spirito artistico della locandina è stato proprio LRNZ, citato da Lucca Comics & Games nel suo comunicato, che ha affidato il messaggio che segue alla propria pagina di Facebook:

 

Lucca Comics & Games 2018, locandina di LRNZ

Premesso che è disgustoso il linciaggio all’artista del poster che è venuto fuori in questi giorni. Alla persona e all’artista. Da disegnatore, concept artist, fumettista, designer, autore dell’ultimo poster di LC&G e che quindi si è fatto portavoce del mondo del fumetto.

Per essere chiari. Ora che finalmente c’é un comunicato ufficiale e che possiamo farla finita con i comizi su argomenti risolti da 100 anni, tipo se sia lecito copiare o no. Il problema non é l’autrice del poster e il suo modo di lavorare, che é sempre stato quello, evidentissimo anche a un ipovedente. Non é il fatto che l’autrice abbia fatto un collage non dichiarato.

Il problema sono il committente, l’editore dei suoi libri e la critica. Le giurie dei premi che danno due premi, cosa abbastanza inedita nello stesso anno, al miglior disegno, un premio tecnico, a un non disegnatore. Il problema sono i disegnatori, il committente e la critica che non vedono l’immagine.

Non vedono che in quel poster ci sta la foto di una cantante, una signora che se ne sta andando, un vigile del fuoco, tutti disinteressati alla scena clou dell’immagine e gridano agli altri disegnatori che non capiscono il linguaggio dell’immagine digitale, autodenunciando la loro incapacitá di analisi formale. Che perdono l’occasione di creare un cyborg inedito, che faccia immaginario a se, appoggiandosi all’immaginario di qualcun altro.

Il problema sono Lucca, la critica, i fumettisti e l’editore che parlano di photobashing come se fosse questo il caso, come se fosse la nuova frontiera del fare immagini di fantasia. Senza accorgersi che stanno commentando un’immagine sostanzialmente memetica. Il problema é Lucca che ammette candidamente di aver richiesto l’autorizzazione per quell’immagine normalissima, con la luce sbagliata e anche un po’ controproducente chiamandola “splendida foto del teatro del giglio”. Che non é riuscita a fare fare una foto di proposito, a luci spente, a teatro vuoto e ben illuminato. A farlo diventare un luogo della mente.

Lucca Comics & Games 2018, locandina di LRNZ

Sempre Lucca che annovera fra le citazioni dell’opera delle normalissime scarpe da ginnastica al pari di un quadro immenso di cui non c’é l’ombra (il bacio di Klimt). Il problema sono la critica e il committente che non vedono che nella composizione il soggetto é messo all’angolo. Che il protagonista visivo é comunque l’uomo, non la macchina e che il senso dell’immagine é rassicurante perché smentisce la premessa di messa in discussione di cosa sia umano. Umano é la donna.

Troppo umano é il mondo dei fumetti, tutto e lo so che questa lettera aperta mi costerà carissima. É troppo umana l’organizzazione di Lucca che non prende le distanze da un artista che dice a chiunque faccia osservazioni suoi suoi disegni che sono dei segaioli, e dal suo editore che va a bullizzare sui social network altri artisti chiamandoli ignoranti, rosiconi, piccini, bimbi senza entrare mai nel metrito della questione, come un ministro dell’interno qualunque. Persone che hanno il legittimo diritto di commentare quella che é senza dubbio la piú grande svista di tutto il sistema fumetto da quando lo frequento.

E io ho il dovere verso me stesso e quei pochi che ancora credono che disegnare sia un modo splendido di vivere, di liberare l’immaginazione senza i confini di vigili del fuoco e signore che si alzano e se ne vanno, di foto sciatte, di immaginari altrui come scorciatoie e non come parti vitali di un metalinguaggio.

Ho il dovere in quanto portavoce della manifestazione dello scorso anno, innamorato delle persone dell’organizzazione che ho conosciuto, di insistere a dire che è un luogo di creatività, stracolmo di gente creativa, gentile e colta, di prendere le distanze da tutto quello che é stato detto su questa immagine che vi ricordo, é l’immagine ufficiale del cuore pulsante della creativitá per immagini italiana e europea.

 

 

 

Fonte: Lucca Comics & Games