Lucca Comics & Games 2016: tra le novità di BAO Publishing c’è il secondo volumetto di Das UPgrade. Della prima uscita della bizzarra storia di Ulf S. Graupner e Sascha Wüstefeld vi avevamo già parlato in una recensione. Ora ecco il secondo capitolo della vicenda di Ronny, ex eroe dei dissidenti della Germania Est, che con i suoi poteri di teletrasporto portava i fuggitivi oltre il confine, coinvolto in una cospirazione allucinata e complessa, raccontata in modo non cronologico dai due autori tedeschi. Ringraziamo lo staff BAO che ci ha concesso di intervistarli.

 

Abbiamo letto il primo volume di Das UPgrade e lo abbiamo apprezzato molto. Oggi abbiamo avuto modo di leggere il secondo e lo abbiamo trovato ben confezionato, ma ancora più complesso del primo. Quindi attenzione perché le nostre domande potrebbero essere altrettanto complicate! Das UPgrade è disegnato in stile quasi disneyano, con un’estetica da fumetto per ragazzi, ma il materiale narrativo, in realtà è molto serio, arduo da seguire, sin qui, con temi decisamente adulti e immagini per un pubblico maturo. Questo contrasto è voluto e, se sì, qual è il suo scopo?

Das Upgrade #2, copertina di Ulf GraupnerWüstefeld – Semplice, vogliamo rendere il lettore ancora più confuso. No, a parte gli scherzi, si tratta del risultato di un miscuglio di stili dalla nostra infanzia. Il fatto è che, crescendo nella Germania dell’Est non avevamo moltissimi fumetti a disposizione, come succede anche al nostro protagonista, e lo stile che aveva l’unica rivista che ci arrivava ci ha influenzati in maniera importante e lo ritrovate tutto intero all’interno dei nostri disegni. Inoltre, noi abbiamo lavorato praticamente tutta la vita su progetti editoriali per bambini e questo, ovviamente, ha le sue conseguenze.

Graupner – Inoltre Ronny, il nostro protagonista, compare in età infantile per una parte importante, forse maggioritaria, della storia. Quindi, in qualche modo abbiamo voluto proporre ai lettori la sua prospettiva, mostrare il mondo pazzesco che affronta con i suoi occhi.

Wüstefeld – Inoltre, banalmente, questo è lo stile visivo che ci soddisfa di più. La nostra storia deve essere bella soprattutto per noi e appagare il nostro sguardo. E la scelta è guidata soprattutto da questo.

Graupner – E, inoltre, spessissimo tentiamo di mettere nei nostri fumetti tutti quegli elementi che vorremmo vedere negli altri, in quello che leggiamo, e che in realtà non troviamo.

La struttura della storia è complessa anche per il montaggio alternato con cui è condotta: sia Ronny che gli altri due personaggi importanti, ovvero il suo principale alleato e il villain della vicenda, compaiono in almeno tre momenti distinti della loro vita, in modo non cronologico. Ronny è un bambino, un giovane uomo, quindi un signore di mezza età. Per raccontare una storia del genere in due, immagino che abbiate dovuto collaborare molto da vicino e trovare una concordia notevole, dato che non dev’essere semplice non solo dare un’architettura agli eventi, ma anche aggiornare aspetto e linguaggio del corpo dei personaggi, a seconda del punto della loro vita che viene rappresentato.

Wüstefeld – Quando iniziamo un nuovo libro, cerchiamo sempre di avere tutta quanta la storia già scritta e te ne accorgerai in futuro, con i prossimi volumetti. In un lontano futuro, probabilmente [ridono].

Dieci libri sono già pronti, in termini di soggetto, ma ci rimane, ad ogni nuova uscita, da decidere come distribuirlo. Un po’ alla David Lynch, raccontiamo la vicenda di Ronny in modo non cronologico, come una sorta di collezione di eventi in disordine che il lettore deve in qualche modo riconnettere fra loro. Ogni volta che c’è una spiegazione per qualcosa, sei obbligato a tornare indietro nel volume, a volta addirittura in quello precedente, per verificare di aver già visto quel determinato elemento, di aver colto quel particolare e mettere assieme un nuovo tassello del quadro generale. Ma la storia procede per piccoli passi.

E quei punti di connessione che dovremo cercare e usare come guida per capire davvero la storia sono stati sottolineati visivamente? Perché ci sono diverse scene e alcune location che in effetti rimangono molto impresse, nel fumetto. Lì dobbiamo cercare le svolte che un domani ci saranno chiarite?

Wüstefeld – Sì. Il nostro piano è quello di tornare indietro periodicamente a certi luoghi e certe situazioni, aggiungendo ogni volta un nuovo tassello del significato che hanno e del loro ruolo nella storia. In questo secondo libro ci sono diverse rivelazioni, ma ancora di più sono quelle suggerite. Siamo un po’ spaventati dal fatto che alcuni nostri amici siano stati in grado di decifrare in anticipo le nostre scelte, ma questo ci rassicura, perché significa che stiamo seminando indizi ovunque e che chi ha un occhio particolare per i dettagli li ritrova nella storia. Questi primi due possono lasciare decisamente confusi, il terzo volume darà diverse spiegazioni. Comunque il nostro vero problema è sempre realizzare volumi che siano divertenti di per sé, che intrattengano singolarmente.

A proposito del modo in cui volete essere intrattenitivi: in Das UPgrade c’è ironia e comicità, ma non si tratta di un fumetto comico di per sé. Anzi, si tratta di un dramma. Quindi la domanda è: ma voi volete davvero farci ridere, durante la lettura?

Wüstefeld – Sì, devo dire. Quando si vede Ronny da piccolo, c’è ovviamente più luce nelle sue storie e c’è più comicità, per quanto ci siano, anche in quel periodo della sua vita alcuni eventi piuttosto tristi, che danno poi origine ai suoi traumi da adulto. Ma è più tardi che per lui le cose diventano complesse, che il suo stato d’animo si fa oscuro e la sua vita è o del tutto deprimente o un caos vero e proprio. Tant’è che, a un certo punto della scrittura, io stesso non mi rendevo più conto della direzione che stavo prendendo e ricordo un momento in cui, pesando a quel che stavo facendo alla vita di Ronny, mi sono sentito davvero male per lui.

I cambiamenti nell’esistenza del vostro protagonista sono evidenti e vengono anche sottolineati dal suo aspetto, dal suo modo di fare, da una serie di avvertimenti grafici importanti. C’è stato un grande studio su questo elemento del personaggio?

Graupner – Devo dire che tutto quanto è venuto molto da sé. Da un lato perché io ho un approccio molto istintivo con il disegno e non ho particolare bisogno di progettare quel che realizzo. Dall’altro dipende dal fatto che molti degli eventi e parecchie delle scene che vedere capitare a Ronny, soprattutto da bambino, sono presi di peso dalla nostra vera infanzia. Nel secondo volume, ad esempio, c’è una scena che abbiamo preso pari pari da qualcosa che capitava spessissimo a Sascha, da bimbo. Attingiamo moltissimo alla nostra esperienza personale e quindi è più naturale, anche per me, trovare delle soluzioni visive.

Wüstefeld – Esatto. C’è davvero molto di noi nei nostri personaggi e anche dei luoghi della nostra infanzia e della nostra vita a cui, magari, non pensavamo da tempo, ma che ci sono tornati alla memoria mentre lavoravamo alla storia e che abbiamo usato parecchio.

Ronny, come dicevamo prima, è un uomo adulto molto, molto triste, perché crescendo, con la caduta del muro di Berlino, non trova più un senso ai propri poteri, sente di non avere più un ruolo nel mondo. Un tempo, la sua capacità di teletrasportarsi lo rendeva l’eroe dei dissidenti, di chi voleva lasciare la Germania Est. Oggi, invece, non ha nulla per cui vivere, parrebbe. Si tratta di una metafora delle difficoltà del popolo della D.D.R. dell’epoca nell’integrarsi con l’Occidente?

Wüstefeld – Assolutamente. Il fatto è che un sacco di gente, all’epoca, si è sentita proprio come lui, colpita da uno shock culturale che io capivo fino a un certo punto. Molti dei nostri concittadini hanno faticato moltissimo nel vedere le opportunità che l’unificazione apriva a tutti noi. Per me erano abbastanza evidenti, a partire da una libertà di movimento assolutamente inedita per noi, ma diversi tedeschi dell’est si sentirono privati della propria identità, del posto che occupavano nel mondo. La depressione colpì moltissima gente.

Inoltre, la storia procede tramite immagini molto strane, anche disturbanti in molti momenti. Anche queste sono delle metafore di quanto strano dovesse sembrare all’epoca entrare in quello che poteva sembrare un mondo nuovo e sconosciuto?

Graupner – No. In questo caso, le immagini disturbanti del fumetto vengono soprattutto dalla mente di Ronny e sono, semmai, una manifestazioni del suo mondo interiore complesso e traumatico. Nel terzo numero, inoltre, sarà molto più chiaro come e da dove giungano nemici ed amici, quale sia la fonte dei loro poteri e di quelli di Ronny stesso. Il mondo in cui si svolgono le sue avventure avrà molto più senso senza cercare significati allegorici.

Wüstefeld – L’immaginario che mettiamo in scena è sempre molto connesso al personaggio, al suo stato di depressione. Non saprei nemmeno dirti come mai siamo finiti a raccontare una storia così particolare e con contenuti tanto disturbanti, ma l’atmosfera visiva ruota tutta attorno a Ronny e alla sua personalità.

Ronny era, in parte un supereroe ed ora non lo è più. Si tratta di una critica alla figura del supereroe in generale, che non è mai stata così popolare? Molti dicono che siamo nell’epoca della nostalgia e che per questo i supereroi facciano tanto successo, ma che in realtà siano figure che non hanno più lo stesso ruolo di un tempo nella nostra società.

Graupner – Al cinema la loro popolarità dipende soprattutto dalla possibilità di realizzare film credibili dal punto di vista tecnico e visivo, grazie alla grafica digitale. La chiave che li ha portati al successo è certamente questa.

Wüstefeld – Dal punto di vista del loro ruolo nella nostra società, io credo invece che abbiano ancora molto da dire. Le cose non sono semplici in Occidente, in questo momento. Non che lo siano mai state, ma forse in passato si viveva in una realtà meno complessa, che la gente normale decifrava più semplicemente. Oggi, con le difficoltà della vita di tutti i giorni, dal lavoro che è sempre meno, in Italia come anche in Germania, anche se da noi non sembra, e con le minacce al nostro stile di vita che fatichiamo a comprendere, abbiamo bisogno di una figura risolutiva e forte che ci salvi. Credo che ci sia molto di questo nella figura dei supereroi di oggi.

Forse non in Ronny, ecco, che potrebbe ancora essere utile agli altri, ma non lo fa più. Ed è questo il nucleo di quel che raccontiamo su di lui: perché un uomo che ha aiutato tante persone per lungo tempo ora ha deciso di non farlo? Non vede le possibilità davanti a sé e si concentra solo sulle cose che non può o non vuole più fare.

Ultima domanda, che facciamo a tutti quanti i nostri ospiti: state leggendo qualcosa di particolarmente bello, che volete consigliare ai nostri lettori?

Wüstefeld – Personalmente, ho visto in una vostra libreria una ristampa recente di Jimmy Corrigan di Chris Ware e non mi viene in mente consiglio migliore.

Graupner – Se posso deviare dai fumetti, io sono un appassionato di romanzi di metà del secolo scorso e giù di lì. Voi in Italia avete Emilio Salgari, uno dei miei autori preferiti. Sempre ricco di sorprese.