Abbiamo avuto il piacere di intervistare i più famosi gemelli dell’attuale panorama internazionale fumettistico. Grazie alla gentilezza dello staff BAO Publishing, a Lucca Comics 2015 abbiamo incontrato Gabriel Bà e Fabio Moon, tra gli ospiti più importanti della fiera di quest’anno, per parlare di Due Fratelli, la loro ultima graphic novel pubblicata dalla casa editrice milanese.

 

Two Brothers, anteprima 04Due Fratelli è una storia di gemelli che si trovano a troncare i loro rapporti e poi riprenderli traumaticamente dopo tanto tempo, a causa di una natura personale drasticamente differente che li separa in maniera netta. Ma questa è anche una storia di speranza o non c’è modo che una separazione di questo genere sia sanabile?

In questo caso siamo di fronte a un esempio di quanto diversi possano essere due gemelli e di quanto tutti quanti vogliano che essi vadano d’accordo. Dipende dal modo in cui la gente considera la natura stessa dei gemelli.

Non siamo abituati a pensare che possano essere tanto diversi e, qualora avvenga tra loro una separazione di questo genere, la consideriamo praticamente impossibile da risolvere. In qualche modo, il conflitto origina proprio dalla prospettiva che la gente intorno ha su di loro, dalla convinzione che due persone che hanno lo stesso aspetto non possano pensare e sentire in modo così differente ed essere vittima di un’incomprensione reciproca così radicale.

La storia è tratta dall’omonimo romanzo dell’autore Milton Hatoum. Avete trovato il compito di adattare una storia già esistente più complesso o più semplice rispetto alla realizzazione di una originale?

Molto, molto più difficile, perché abbiamo davvero adorato il libro e volevamo conservare quel che ci era piaciuto. E non si intende solo essere fedeli agli eventi, ma allo stile del romanziere, allo stile della sua narrazione, al modo in cui è riuscito a rendere poetica la sua prosa. Rendere questi aspetti e, allo stesso tempo, far sì che il fumetto funzionasse dal punto di vista visivo come doveva è stato un lavoro complicatissimo. Due fratelli è l’opera che ci ha richiesto più tempo in assoluto nella nostra carriera.

A proposito dell’efficacia visiva dei vostri fumetti, qual è il vostro metodo di lavoro in coppia? In che modo gestite i vostri ruoli e i vostri spazi come disegnatori?

Non ci dividiamo le pagine. Lavoriamo sempre assieme sulla sceneggiatura, che sia la nostra o quella altrui, discutendo tra noi le singole scene, le inquadrature. La regia della pagina è sempre frutto di un lavoro condiviso. Ogni volta, semplicemente, scegliamo chi dei due si occuperà di disegnare il volume. In questo caso è stato Gabriel a prendersi la responsabilità delle matite.

Il vostro stile visivo è molto vario, sia per quanto riguarda le differenze tra le singole opere che, a volte, lungo il corso stesso di una narrazione. Ad esempio siete passati, su Casanova, dal bianco e nero a un uso complesso e molto originale dei colori. Due Fratelli è un ritorno all’assenza dell’elemento cromatico. Vi trovate a vostro agio allo stesso modo con entrambe le soluzioni?

Ci piace moltissimo il bianco e nero. Ovviamente siamo consapevoli del potere evocativo e del valore dei colori come mezzo di comunicazione e, quando sappiamo che un progetto su cui lavoreremo li prevede, cerchiamo di utilizzarli in modo che abbiano senso rispetto alla storia e alle atmosfere, per enfatizzare lo stile visivo dell’opera e renderla diversa da ogni altra.

Ma per Due Fratelli abbiamo voluto il bianco e nero per poter fare uso di uno stile diverso, far scomparire gli oggetti e gli elementi del disegno nella luce o nell’oscurità. Siamo convinti che questa scelta abbia reso più poetica la storia e l’atmosfera, permettendo al lettore di creare una connessione più forte con gli eventi e i personaggi.

Questo perché il bianco e nero richiede uno sforzo maggiore a chi legge, un contributo più profondo al processo della narrazione, perché il mondo è in effetti a colori, per tutti noi. Decodificare e comprendere visivamente un libro in bianco e nero richiede una dedizione maggiore, ma una volta che essa diviene un fatto l’esperienza narrativa si fa più completa ed emozionante.

Two Brothers, anteprima 06Anche grazie a scelte di questo genere, siete diventati molto famosi in un lasso di tempo piuttosto ristretto a livello internazionale. La fama che avete raggiunto sta in qualche modo contribuendo a stimolare una scena fumettistica brasiliana?

Un po’, ma non moltissimo, perché quel che facciamo non è esattamente simile a quel che fanno i nostri colleghi nel nostro Paese. Quindi abbiamo attirato l’attenzione soprattutto fuori dalla madrepatria. Certo, molti sguardi esteri si sono puntati sul fumetto brasiliano e alcuni autori nostri connazionali sono stati galvanizzati dal successo che abbiamo ottenuto.

Tutti sono felici del nostro successo, alcuni si dimenticano dei quindici anni di duro lavoro che sono stati necessari per raggiungerlo. Molti pensano sia qualcosa che si può ottenere nel giro di poco tempo e parecchi mollano quando si rendono conto che non è così.

Riassumendo, grazie al nostro esempio la gente è più curiosa nei confronti del fumetto e del mestiere di fumettista, in Brasile, ma nessuno, per quanto ci pare di vedere ora come ora, è disposto a sopportare la fatica che facciamo noi per migliorarci e diventare sempre più professionali.

Nessuno è altrettanto devoto alla missione di diffondere il messaggio, far capire alla gente quanto possano essere meravigliosi i fumetti in ogni angolo del mondo. Questo è probabilmente lo sforzo in più che noi facciamo: cerchiamo di parlare di fumetto con chiunque, ogni volta che possiamo, nei nostri viaggi e in Brasile.

Sì, ci siamo accorti di questo vostro impegno come ambasciatori. Due fratelli, stessa passione, in un Paese che non ha esattamente una grande tradizione in questo campo. Da dove nasce questa comunione di intenti? Forse dalla vostra famiglia?

No, assolutamente no. I nostri genitori non sono interessati all’arte. Il fatto è che abbiamo sempre amato raccontare storie e, da gemelli, crescendo assieme lo abbiamo fatto assieme. Disegnare è una delle cose che sin da piccoli ci permetteva di creare una connessione tra di noi e contemporaneamente segnare la differenza che c’era nelle nostre visioni, nel nostro stile.

Da lì, la scelta di raccontare visivamente, di farlo disegnando. Ci è sempre sembrata una cosa molto naturale, che veniva da sé ed è questo il motivo per cui, ogni volta che possiamo, cerchiamo di tornare a lavorare in coppia.

Lavorare con altri artisti, con Matt Fraction su Casanova o con Gerard Way su Umbrella Academy, è molto diverso per noi. Perché la relazione e la connessione reciproca che abbiamo e sappiamo trovare attraverso il linguaggio del fumetto è unica.

Avevamo già pronta una domanda su Umbrella Academy e ci date l’imbeccata. Avete dichiarato recentemente che la serie sta per tornare e proseguirà per almeno un paio di cicli narrativi. Quando la potremo leggere? Siete felici di poter tornare a questo splendido fumetto?

Umbrella Academy arriva l’anno prossimo. Stiamo realizzando le matite e c’è da dire che la sensazione è un po’ quella di guardare il trailer del nuovo film di Star Wars, ritrovando tutti gli elementi e i personaggi di una saga che hai amato. Quindi c’è grande gioia ed entusiasmo per il progetto. Poter tornare a disegnare quella storia ed espandere quell’universo è davvero una soddisfazione.

Tornando al vostro stile e alla vostra esperienza di disegnatori, quali artisti italiani avete avuto modo di conoscere da lettori? C’è qualcuno che apprezzate in particolare e che in qualche misura vi ha influenzati?

Il primo nome che viene in mente è Milo Manara e probabilmente è anche il primo che abbiamo visto e poi incontrato. Lo abbiamo conosciuto in Brasile un paio di anni fa e poi incontrato ancora a Napoli quando siamo stati ospiti. Si tratta di un artista spettacolare ed amiamo il suo lavoro.

Un altro disegnatore che apprezziamo moltissimo è Sergio Toppi che non ha mai pubblicato nulla nel nostro Paese, ma il cui stile abbiamo potuto ammirare in una mostra nel 2003. L’incontro con la sua arte ci ha davvero cambiato la carriera.

Ora come ora, Gipi è in cima alle nostre preferenze. Il suo lavoro è davvero impressionante ed è un artista unico di cui dovete andare fieri.