Anche Mark Millar è stato avvicinato da Substack, a quanto pare. La piattaforma online che ha attratto come il canto di una sirena tanti protagonisti del mondo dei comics si è vista rifiutare la propria offerta dallo sceneggiatore britannico, attualmente impegnato con Netflix nella produzione delle proprie serie e dei loro adattamenti.

 

 

Ecco quel che ha scritto in merito, nella propria newsletter l’interessato.

 

Magic Order 2 #2, copertina di Stuart Immonen

Mark Millar – Le fumetterie sono responsabili della mia intera carriera, ma mi hanno anche fornito un posto dove passare il tempo da ragazzo, dove ho sempre trovato il modo di farmi delle gran risate con persone che mi assomigliavano. Mi piacerebbe continuassero ad esistere e, personalmente, compro sempre e solo versioni cartacee delle cose che mi piacciono, perché, nel mio cuore, sono ancora un collezionista. Sono fatto così.

Non voglio in alcun modo denigrare chi legge in digitale o la gente che passa a Substack, che sono convinto sia una mossa coraggiosa e interessante perché cerca di raggiungere nuovi mercati (soprattutto chi non ha fumetterie vicine). Ma allo stesso tempo non posso non pensare al podcast che ascoltavo recentemente in cui un economista americano davvero interessante. Noi crediamo che le economie del mondo siano fuori dal nostro controllo, ma in realtà siamo noi consumatori a decidere le tendenze. Se vi piacciono i media alternativi, potete sostenerli con Patreon e altri mezzi, per assicurarvi che proseguano la loro opera, oppure prima o poi vi troverete costretti a seguire i media di massa, che potrebbero cacciarvi giù per la gola i loro programmi politici. Allo stesso modo, siamo noi a creare il futuro del mondo dei fumetti, investendo il nostro denaro.

Di nuovo, vedo un sacco di vantaggi nel modello digitale, specialmente se riesce a dar vita a costi minori per gli acquirenti, ma allo stesso tempo un mondo senza negozi di fumetti non è qualcosa che mi piacerebbe. A lavorarci sono uomini e donne cui devo la vita che faccio. Personalmente, se posso, voglio incrementare la mia presenza e dare in modo che gli attori delle nostre nuove serie TV, per esempio, facciano eventi o piccole comparsate, o realizzino poster per i miei fumetti, invece di twittare inutilmente come tutti fanno da una decina d’anni. Sono convinto che qualcosa di tangibile, come un poster valga un miliardo di post sui social, come promozione presso i fan.

 

 

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Fonte: Bleeding Cool