C’è una serie di documentari, sulla piattaforma Disney+, che i veri appassionati di fumetti Marvel non possono perdere, se non altro quelli che vogliono addentrarsi nei meandri della creazione e della gestione di personaggi, storie e prodotti. Si tratta di Marvel 616, un vero e proprio tuffo nel dietro le quinte che coinvolge editor, autori, artisti e figure di ogni genere della Casa delle Idee. Prevedibilmente, uno degli episodi più attesi era quello che riguarda Dan Slott, certamente un dei nomi di maggior peso, per quanto riguarda le responsabilità e i successi della Marvel degli ultimi dieci anni, data la sua gestione incredibilmente longeva di un personaggio come Spider-Man, che ha segnato grandi risultati al botteghino, ma ha anche causato grandi polemiche nel corso del tempo.

 

 

L’episodio di Marvel 616 che lo riguarda è quantomeno curioso, poiché, come ha fatto notare il sempre puntuto Rich Johnston di Bleeding Cool, contiene una serie di critiche piuttosto pesanti al suo operato e, in particolare, ai ritardi che tradizionalmente accumula nelle vesti di sceneggiatore. Cosa risaputa ai fan, che spesso lo vedono avvicendarsi ai testi con il fido Christos Gage, ma mai messa in luce con tanta trasparenza. Che sia proprio la compagnia per cui lavora a farlo, forse in un tentativo di autoironia sfuggito di mano, è singolare. E proprio questa condizione di Gage, sostanzialmente sempre in panchina e in attesa dei ritardi ha fatto un certo scalpore.

Tom Brevoort, una delle massime entità spirituali del comparto editoriale Marvel, commenta con Slott stesso questa abitudine ai ritardi, la necessità di chiamare Gage per evitare che ci siano pause nelle uscite e ritardi nel procedere delle trame. Si sottolinea, sempre con il sorriso sulle labbra e con l’evidente intento di sdrammatizzare, come lo sceneggiatore utilizzi ancora lo stile di scrittura tipico della Marvel, inventato da Stan Lee agli albori, proprio per risparmiare tempo. Niente. Il ritardatario Slott non può essere arginato.

Sarebbe tutto molto divertente per tutti, se non fosse che per qualcuno non lo è affatto. in particolare, per diversi autori e artisti che invece, come sappiamo bene, non hanno il privilegio di arrivare in ritardo ed essere premiati con un sostituto e una pacca sulle spalle. Alcune voci del mondo dei comics si sono levate con una certa indignazione. Comprensibile.

 

Marvel's 616

Ramon Villalobos – Gli editor non mi sono mai sembrati così gentilmente divertiti quando mi è capitato di sforare simpaticamente le scadenze. Sono invidioso di questo privilegio di Dan Slott.

Veronica James – Dan Slott in pratica commette degli abusi di potere sul posto d lavoro e bisognerebbe impedirgli di scrivere ancora fumetti.

Aleš Kot – Mi vengono in mente almeno cinque autori queer e rappresentanti di minoranze etniche, con un sacco di idee nuove e con specchiata etica del lavoro, che la Marvel potrebbe ingaggiare invece che dare a Dan Slott il potere di sforare costantemente le scadenze e maltrattare i propri team creativi, ma sembra che quell’Editor-in-Chief che fingeva di essere un cittadino giapponese non se ne curi.

Matt Sibley – Nessuno si rende conto di quanto tutto questo sia fot*@^£mente sbagliato?

J.A. Micheline – Credo che tutti noi si possa concordare di non parlare mai più di Dan Slott, dato che i suoi datori di lavoro paiono così divertiti dalla sua mediocrità.

 

A difendere in qualche modo Slott si levano altre voci, che propongono un punto di vista diverso sulla questione.

 

Kwanza Osajyefo – Ho lavorato nel mondo dei fumetti per dieci anni e questo documentario parla di come funzionano le cose. Gli autori o sono costretti a lavorare fino allo sfinimento a tarda notte per rispettare le scadenze, oppure qualche incarico improvviso, perché le cose da fare sono una miriade. Noi fumettisti ci diamo una mano, collaboriamo e lavoriamo spesso senza un grazie per un medium che amiamo tutti quanti, solo per poi sentirci criticati da fanboy senza nome e poser invidiosi che annegherebbero anche solo tentando di scrivere qualcosa ogni mese. Tante reazioni che vedo dimostrano che non sapere di cosa stiate parlando. E soprattutto mostra come mai tanti clown senza arte né parte non saranno mai nella posizione in cui si trova Dan, un grande sceneggiatore cui la Marvel fa ricorso per parecchie questioni che vanno oltre le storie a fumetti, come giochi, progetti televisivi e… attenzione… documentari. Quando devi girare un documentario, scrivere sceneggiature è più complicato!

 

Anche il collega disegnatore di Dan Slott sulla sua recente run dedicata a Iron Man 2020 ha levato il proprio scudo.

 

Pete Woods – Il punto è che Dan vende una carrettata di copie dei suoi fumetti e non è mai stato tanto in ritardo da rappresentare per me un vero problema. Se pensate che invece lo sia, date un’occhiata a Iron Man 2020 e controllate quanti disegnatori di riempitivo e letteristi ci abbiano lavorato. Perché questo è il vostro metro di giudizio riguardo il peso che uno sceneggiatore scarica sulle spalle dell’artista, no?

 

Commenti da parte dell’interessato non sono ancora pervenuti. Slott risponderà alle polemiche e cercherà di correggerne il tiro, oppure non si curerà di lor? Staremo a vedere se il dibattito prenderà una qualche direzione e quale.

 

 

Fonte: Bleeding Cool