Al Ewing, Jim Zub e Mark Waid tornano sul luogo del delitto, dopo aver condotto i Vendicatori a uno scontro potenzialmente mortale durante Avengers: Senza Tregua. Una miniserie in dieci parti e scritta a sei mani si profila all’orizzonte per gli Eroi più potenti della Terra. I tre ripescano il personaggio di Voyager, che formerà un team di cui faranno parte Hulk, Ercole, Occhio di Falco, Spectrum, Visione, Scarlet e Rocket Raccoon per sconfiggere un potente malvagio.

Gli sceneggiatori di Avengers: No Road Home hanno risposto alle domande di Comic Book Resources in merito:

 

Avengers No Road Home, anteprima 01

Zub – Quando abbiamo costruito l’architettura di Senza Tregua, ero onestamente intimidito. Al e Mark hanno dato vita ad alcuni dei migliori albi della Marvel degli ultimi anni e non volevo essere l’anello debole della catena. Per fortuna, siamo andati parecchio d’accordo e le cose sono andate molto bene. Questa volta, il senso di camerateria è stato istantaneo. Sapevamo di cosa eravamo capaci ed eravamo a nostro agio nell’incorporare le idee degli altri nelle nostre, per trovare una storia di cui saremmo stati fieri.

Waid – La prima cosa che abbiamo deciso era che non avremmo ripetuto noi stessi. In Senza Tregua abbiamo raccontato la storia più gigantesca che potessimo immaginare, con il cast più ampio che potevamo gestire senza bruciare la sceneggiatura. Questa volta, abbiamo voluto scegliere un cattivo molto preciso e rendere la minaccia verso i personaggi un po’ più personale.

Ewing – Lavorare con Mark, Jim e il resto del team la prima volta è stato così divertente che la decisione di rifarlo è parsa, almeno a me, quasi inevitabile. L’idea immediata è stata quella di scegliere un percorso pressoché inverso, che significa una trama più contenuta e più mistica, rispetto alla grande epica cosmica del primo giro. Dopodiché, anche questa volta, le cose sono diventate più grosse ed ampie rispetto all’idea iniziate. La storia si è evoluta man mano, organicamente, come amo che succeda.

 

C.B. Cebulski ha assistito a tutto il processo creativo, dalla selezione del cast fino alla progettazione dell’intreccio. Sua la decisione di includere un personaggio imprevedibile come Rocket Raccoon nel gruppo; scelta apprezzatissima da Jim Zub, che si diverte sempre moltissimo a scrivere il procione spaziale, così come Waid è grato per l’opportunità di avere Clint Barton e i suoi dialoghi sotto mano, mentre Ewing ringrazia per l’opportunità di dire la sua su Ercole e, ovviamente, Hulk.

 

Avengers No Road Home, anteprima 02

Ewing – Scrivere lo stesso personaggio horror che racconto in Immortal Hulk in un contesto super eroistico è stata una sfida interessante. Sta con il team, ma non fa esattamente parte del team. In generale, agisce per scopi piuttosto collaterali. Non a caso, tra tutti questi strani Avengers, considera Rocket Raccoon come il suo migliore amico, mentre il suo peggior nemico è Occhio di Falco, con cui scambierà qualche parola.

Zub – Abbiamo giurato segretezza. Posso solo dirvi che ci è stato concesso di riportare sulla scena alcuni personaggi che mancano da tempo. Quando Tom Brevoort ce lo ha permesso, pensavo stesse scherzando e sono rimasto di sasso nel realizzare che lo avremmo fatto davvero. Si tratta di qualcuno che ho decisamente a cuore e il fatto di poter contribuire a raccontarne le nuove storie è per me qualcosa di incredibile. Non vedo l’ora che tutti leggano quel che abbiamo progettato.

I principali avversari di No Road Home sono sostanzialmente nuovi, ma sono connessi a una porzione dell’Universo Marvel che conosciamo sin dagli anni Sessanta. Io ho sostanzialmente delineato i contorni principali dei nemici e del loro leader, dopodiché Al ha fatto delle folli ricerche per inserire una mitologia di background, mentre Mark ha dato una ripulita a tutti gli angoli.

Waid – Credo che il nemico principale di questa storia sia il più spaventoso che abbia avuto l’occasione di scrivere negli ultimi anni. E quando scoprirete cosa ci sia in ballo, nel caso in cui vincesse lui, anche voi avrete i brividi sulla schiena.

Zub – Il cast è certamente più ridotto, ma in qualche modo la prospettiva è più ampia che in Senza Tregua. Voyager ha visto in anticipo l’arrivo, o il ritorno, di un male terrificante e, prima che possa anche solo avvertire gli Avengers, un gruppo di esseri di grande potere lancia un attacco. I nostri eroi si troveranno tutti assieme per capire chi si nasconda dietro questa minaccia e come sventarla. La missione li porterà a visitare luoghi inaspettati e li metterà alla prova con la possibilità non peregrina che qualcuno non sopravviva.

Waid – Il cast è più selezionato in modo che la storia possa includere momenti più personali, ma state a vedere. Prima del finale ne accadranno delle belle.

Ewing – Vedremo dei luoghi dell’Universo Marvel familiari a lettori vecchi e nuovi, provenienti sia dalle epoche classiche che da quelle moderne. Uno in particolare vi farà esplodere la testa.

 

Tutti e tre gli sceneggiatori sono impressionati, come da copione, delle tavole di Sean Izaakse e Paco Medina per No Road Home. Quel che è meno prevedibile è un sostanziale omaggio implicito a Stan Lee, che trova posto nel finale della saga. Ecco come lo annuncia Mark Waid:

 

Waid – So che è una cosa surreale e so che suonerà uguale a tante altre dichiarazioni, ma vi giuro che ho scritto, del tutto per caso, la mia parte dell’ultimo numero appena prima di sentire della morte di Stan. Si tratta di scene pianificate molto tempo prima, ma hanno tutta un’altra eco evocativa, ora che Stan Lee ci ha lasciati.

 

 

 

Fonte: Comic Book Reosurces