L’Alta Repubblica regna: molti dei prodotti legati a questo progetto editoriale targato Star Wars e sviluppato su varie piattaforme mediatiche, dai fumetti ai romanzi ai libri per ragazzi, si sono assicurati posizioni vincenti nelle classifiche di vendita. Sul fronte fumettistico è l’omonima serie Marvel, Star Wars: The High Republic, a reggere la torcia. Il team creativo composto da Cavan Scott e Ario Anindito ha l’impegnativo ma entusiasmante compito di immaginare un’era passata e inedita dell’universo starwarsiano dove i Jedi e il lato luminoso della Forza svettano, ma anche di riproporre temi, atmosfere e sensazioni che i lettori sappiano riconoscere come fedeli allo spirito della saga.

Scott fa il punto della situazione sulla serie, sul suo approccio e sulle sfide creative che il progetto comporta:

 

Star Wars: The High Empire #4, copertina di Phil Noto

Scott – Star Wars per me è cominciato con i fumetti, in particolare la serie Marvel degli anni 70 e 80 (il che spiega il mio amore per un certo contrabbandiere dalle orecchie lunghe e il pelo verde). Ma prima di immergermi nella scrittura di questa serie sono tornato indietro e ho riletto alcuni classici degli anni 90 (ora tutti disponibili sull’app Marvel Unlimited che mi ha salvato dal ritirare fuori i miei pesanti Omnibus). Ho riletto soprattutto Star Wars: Republic, Star Wars: Tales of the Jedi e Star Wars: Knights of the Old Republic.

In fondo al cuore sono sempre stato un fan dell’horror, come anche il nostro artista Ario. Per questo primo arco narrativo ci siamo ispirati, tra gli altri, a Children of the Corn, di Stephen King, cercando inoltre di evocare la claustrofobia di film come Alien e Outland. Il tutto nella speranza di contribuire con qualcosa di nuovo al concetto. Una delle nostre idee iniziali era proprio quella di lanciare la serie mostrando tutto lo sfarzo e le circostanze di questa nuova era sfavillante per poi catapultare i nostri eroi nell’esatto opposto dello scintillante Starlight Beacon dei Jedi.

Avevo già lavorato con altri scrittori per vari progetti, ma mai su questa scala. Mi ricorda gli aspetti migliori della sceneggiatura dei fumetti, vale a dire la sensazione di fare parte di una squadra anziché essere semplicemente qualcuno che crea da solo. Alcuni dei momenti migliori sono nati quando sono affiorati non dico dei disaccordi, ma delle situazioni in cui, per esempio, io lavoravo a qualcosa per il momento e buttavo là nel gruppo: “questo influisce sui progetti di qualcun altro?”. Speri sempre che la risposta sia no, ma uno degli altri autori [Claudia Gray, Justina Ireland, Daniel José Older e Charles Soule – NdR] ti risponde: “Scusa, non puoi usare questo e quello perché stanno facendo qualcosa di completamente diverso allo stesso tempo nel mio libro”. E lì viene il bello. Tutti insieme iniziamo a sparare una raffica di idee e prima di accorgercene abbiamo una soluzione che è di gran lunga migliore del concetto originale.

Star Wars: The High Empire #4, anteprima 01

Ho sicuramente la sensazione di avere imparato molto dagli altri autori. Abbiamo tutti metodi e stili diversi, e grazie ad alcune conversazioni su come si costruisce una storia mi hanno permesso di scoprire nuovi approcci anche alle mie stesse storie. Parliamo tra noi ogni giorno, cosa che a volte è una vera e propria iniezione di energia quando c’è una scadenza che incombe e i tuoi livelli di energia stanno calando. All’improvviso, Daniel condivide un’illustrazione del suo fumetto per ragazzi della IDW o Justina condivide una sezione del suo prossimo romanzo young adult, e sei pervaso da una nuova ondata di entusiasmo.

Abbiamo parlato molto delle atmosfere di Camelot, non solo delle tradizionali ambientazioni arturiane, ma anche di quelle dell’America dei primi anni 60, una terra (o nel nostro caso una galassia) ricca di opportunità e progresso. È qualcosa che non abbiamo mai visto nel canone moderno di Star Wars, quindi è stato emozionante esplorare quest’epoca da ogni angolazione, da quelli che si immergono in questo senso del meraviglioso a quelli che pensano che forse, solo forse, questo non è il modo in cui dovrebbe girare la galassia.

Per la serie Marvel in particolare ho pensato che la nuova Jedi Keeve Trennis fosse una grande opportunità di esplorare come ci si senta a essere un Jedi in un’epoca in cui gli occhi della Repubblica sono puntati su di te. Questi Jedi non si nascondono tra le mura del Tempio, stanno fuori assieme al resto del popolo. E soprattutto hanno un forte legame con esso.

Star Wars: The High Empire #4, anteprima 02

C’è un momento importante nel numero #3 in cui Keeve è così presa dalla sua missione, che quasi non nota che il bambino con cui si trova sta piangendo, ma quando accade mette in pausa tutto il resto per confortarlo e dimostrargli che lo capisce. Molti lettori hanno detto di essersi sentiti toccati da quel momento, cosa che mi ha fatto molto piacere sapere. Questo è ciò che significa essere un Jedi dell’Alta Repubblica. Ovviamente, questa apertura verso le persone e l’entusiasmo di entrare in empatia con loro possono anche essere usate contro i Jedi, man mano che la storia prosegue…

Quando Ario è salito a bordo, avevamo già molti concept art a portata di mano, per la verità anche più del solito per un progetto come questo, ma c’era ancora qualche lacuna. Sapevamo per esempio che aspetto avesse lo Starlight Beacon dall’esterno, ma non avevamo idea di come fosse all’interno. Èd è qui che Ario è entrato in gioco e ha fatto un lavoro incredibile. Abbiamo iniziato a lavorare insieme in una lunghissima chiamata su Zoom di due ore in cui l’ho aggiornato sulla filosofia alla base dell’Alta Repubblica e sulle scelte di design che avevamo fatto fino ad allora. Da lì ha estrapolato come sarebbe stato lo Starlight all’interno, o che aspetto avrebbero avuto le versioni dell’Alta Repubblica delle navette Jedi. I risultati sono semplicemente meravigliosi e hanno a loro volta ispirato diverse decisioni narrative.

Star Wars: The High Empire #4, anteprima 03

Uno dei miei momenti preferiti con Ario è stato quando gli ho chiesto di inventare un droide medico in una scena per il numero #3. Mi aspettavo di vedere il tipico droide autonomo, come ne abbiamo già visti nella trilogia originale, ma da quel genio che è, ha inventato questa incredibile e massiccia unità droide che pende dal soffitto del centro medico. Non manca mai di stupirmi. E nel numero #4… be’, vedrete Ario e il resto del team artistico interpretare alcune scene che sono state toccate altrove all’interno dell’iniziativa e introdurre una fazione classica di Star Wars nella linea Marvel di L’Alta Repubblica.

Avrò modo di riprendere anche la citazione di Obi-Wan nel film originale di Star Wars: “È un campo energetico creato da tutte le cose viventi. Ci circonda, ci penetra. Mantiene unita tutta la galassia”. Questa descrizione mi fa sempre pensare ai nodi celtici, che creano un intreccio infinito. Le linee si piegano tra loro, si incrociano passando sopra e sotto le une alle altre, ogni parte è collegata alla successiva e non si sa dove inizi o finisca il nodo. Penso che sia un’immagine perfetta per riassumere uno dei messaggi chiave che traggo da Star Wars, e cioè che stiamo meglio insieme, quando siamo legati gli uni agli altri. Quando proviamo a isolarci, è allora che tutto inizia a sgretolarsi…

 

 

Fonte: Marvel