Christopher Cantwell ha portato a termine la sua run di dieci numeri sul Dottor Destino ed è riuscito nel compito di colpire il pubblico e la critica, che lo ha premiato con una candidatura agli Eisner, con la sua storia su uno dei cattivi più contraddittori, affascinanti, deprecabili e allo stesso tempo comprensibili del Fumetto americano. Il tutto anche grazie alle matite di un certo Salvador Larroca.

 

 

I lettori americani ritroveranno presto il Victor Von Doom di Cantwell sulle pagine di King in Black: Iron Man/Victor Von Doom, spin off dell’evento Marvel che sta tenendo il pubblico con il fiato sospeso. Ma intanto, ecco le dichiarazioni dello sceneggiatore, pronto a salutare il personaggio:

 

King in Black: Iron Man/Doctor Doom #1, copertina di Salvador Larroca

Cantwell – Sin da subito, avevo in mente l’idea di un Destino che aveva visioni di una vita migliore. Visioni perfettamente legittime, perché Victor ha sempre avuto scintille di nobiltà e virtù all’interno del suo cuore nero e assolutamente contorto. Presto, quell’idea divenne una domanda: e se questo bel futuro fosse una realtà altrettanto possibile del presente che conosciamo? Il concetto di universo alternativo è abbastanza abusato nel mondo dei fumetti e in un sacco di storie di genere, ma mi piaceva l’idea di ribaltare il luogo comune affermando che la nostra è la versione peggiore della realtà, che noi viviamo in un universo parallelo che fa schifo. Il 2020 ci ha dato un sacco di motivi per pensarlo e, ovviamente, non sapremmo di vivere nell’universo di m**da fino a che non potessimo vederne una variante migliore.

Invece che provarne ribrezzo, la desidereremmo, nonostante i nostri enormi difetti e limiti. E per me, Destino non sarebbe affatto diverso. Ho pensato all’Universo Specchio di Star Trek, la realtà alternativa in cui la Federazione è malvagia e Spock ha il pizzetto. Anche Buffy l’Ammazzavampiri e Angel hanno raccontato qualcosa di simile, quando ci hanno mostrato che tutti i personaggi che amavamo erano morti, orribilmente feriti oppure trasformati in vampiri malvagi.

King in Black: Iron Man/Doctor Doom #1, anteprima 01

La vita è meravigliosa è uno dei miei film preferiti e uno dei primi esempi che mi vengono in mente che propongono quest’idea nelle storie popolari. George Bailey vede un mondo in cui lui non esiste e quel mondo è orribile. Pottersville è corrotta, suo fratello morto, la gente vive negli slum, la Building & Loan è collassata. Alla fine, lui non desidera altro che tornare a Bedford Falls.

Volevo raccontare questo tipo di storia ma al contrario e farlo dal punto di vista di Pottersville. Per come la vedo io, il Victor Von Doom buono della realtà di “Bedford Falls” inizia ad avere orribili visioni di un mondo in cui non è mai diventato un uomo giusto. Questo succede non appena il buco nero Formicaleone si crea nello spazio del nostro universo. Allo stesso tempo, il nostro Dottor Destino inizia a intravedere una vita migliore. Il momento è lo stesso in cui Kang inizia a farsi vedere, ed è implicito che anche lui abbia visto entrambi i mondi. Si mostra in continuazione presso i due Dottor Destino a causa del suo complesso legame genetico con entrambi.

 

Una storia che coinvolge anche altri esseri di grande potere, come M.O.D.O.K., Mefisto, Blue Marvel e, soprattutto, che gioca con il concetto di legame quantico: quando viene creato un buco nero nel nostro universo, se ne crea uno bianco in un altro ed entrambi i lati iniziano ad essere confusi per quanto attiene alla realtà.

 

Cantwell – Io non credo affatto che non ci sia nulla di bene nel Dottor Destino. Lui lo afferma. Buffo quanto la gente faccia confusione tra queste cose, nel mondo dei comics. Destino dice che in lui non c’è un’oncia di bene, ma noi abbiamo appena letto dieci albi in cui sembra esattamente il contrario. Nelle pagine finali lo vediamo piangersi addosso e cercare di giustificare quel che ha fatto. Potrebbe addirittura nascondere un po’ di senso di colpa reale e lo vediamo ritirarsi nuovamente dietro la propria maschera. Il che non prova affatto che sia eternamente condannato alla malvagità, bensì che in lui alberga una buona dose di codardia. E deve ancora ammetterlo a sé stesso.

 

 

 

Fonte: AITP