Una piccola celebrazione di una coppia storica. In occasione dell’uscita statunitense di Captain America: White, che segna il ritorno di Jeph Loeb e Tim Sale, la Marvel dedica loro una carrellata dei lavori che i due hanno realizzato per la casa editrice, in cui disegnatore e sceneggiatore li commentano secondo la loro visione personale

 

Loeb Tim e io siamo persone molto diverse, ma ci sono certi punti fermi che ci accomunano e ci hanno resi amici stretti. Quel che non si può negare è che siamo degli inguaribili romantici e che ci piace molto questo aspetto dei comics, quasi da soap opera.

Quando abbiamo iniziato a collaborare, ci siamo resi conto che molti “primi amori” dei lettori erano stati uccisi da quella che ai tempi era la continuity contemporanea e volevamo ricordare a tutti quanti che il primo amore non si scorda mai.

 

Daredevil Yellow, copertina di Tim SaleDaredevil: Yellow

 

Loeb La scena della steak house è realmente accaduta a mio padre, che somigliava molto a Jack Murdock. Quando proposi la scena della piscina con quelle battute su Helen Keller, non pensavo che la Marvel l’avrebbe mai approvata. Resta una delle mie preferite.

Ai tempi, avevamo scritto tante scene drammatiche e tornare all’azione fu divertente. Joe Quesada mi chiamò per dirmi che gli era piaciuto molto come avevamo spiegato l’approdo al costume rosso.

Sale – Il mio primo fumetto realizzato ad acquerelli e fu Matt Hollingsworth a mostrarmi come si poteva fare. La considero una commedia romantica, un’ode al rapporto tra padre e figlio e alla città di New York.

 

 

 

Spider Man Blue, copertina di Tim SaleSpider-Man: Blue

 

Loeb Sicuramente il più difficile da scrivere, perché le storie originali erano pazzesche. Ma le scene nell’attico e quella sul finale con Mary Jane hanno ripagato la fatica.

Ho adorato scrivere il personaggio di Harry quando era ancora amico di Peter; ha reso Flash ancora più idiota e più divertente. E poi, ovviamente, il piacere di vedere Tim disegnare il Goblin.

Sale Splendida storia, con il tocco speciale di Jeph alla fine. Studiare lo stile di John Romita mi ha insegnato moltissimo su come si disegnano le figure femminili.

 

 

 

Hulk Gray, copertina di Tim SaleHulk: Gray

 

Loeb – Fu l’inizio del mio innamoramento per le storie di Hulk. Il mostro che vuole solo essere amato. Che figura ricchissima. Fu una gioia parlare dell’estrema indipendenza e contemporanea dolcezza di Betty.

Adorai la parte del dottor Samson, che Tim rese splendidamente. E la mia scena preferita è quella in cui Hulk sostiene che Iron Man sia un Robot. Mi fa sorridere ancora oggi.

Sale – Fu divertentissimo. Una delle storie più personali di Jeph e, per quanto ne so, la prima in cui il rapporto Ross-Betty-Hulk sia stato del tutto chiarito. Ho adorato realizzare le scene con Bulk e il deserto. E anche quelle vignette con il coniglietto.

 

 

Fonte: Marvel