Chi è Matt Wilson? I lettori di Daredevil avranno riconosciuto il nome del colorista, da ormai qualche tempo, della loro serie Marvel preferita. In occasione della fine del ciclo di storie, celebratissimo, di Mark Waid e Chris Samnee, Newsarama ha dedicato un’intervista al meno trionfale, ma non certo marginale protagonista di una delle storie di supereroi più belle degli ultimi anni, per farsi raccontare qualche segreto del suo apprezzatissimo lavoro.

 

Daredevil #18, copertina di Chris SamneeSapevo che sarebbe stata dura, quando sono salito a bordo della serie sostituendo Javier Rodriguez, perché lui aveva fatto un lavoro splendido, facendo cose che non avrei mai immaginato di vedere su Daredevil. Colori brillanti e saturi che non avrei mai pensato di usare io stesso. In alcuni casi, avessi deciso io, ci sarebbero state delle texture, ma la colorazione risultava invece piatta. Bellissimo. Decisi che avrei continuato su quella strada.

Due coloristi, però, non sono mai uguali e non sarei stato in grado di replicare quel che Javier aveva fatto. Quindi ho deciso che era un’opportunità, per me, di imparare. Mi sono riletto l’intera run di Mark Waid su Daredevil diverse volte, cercando di capire dove e quando certe tecniche di colorazione venivano usate. Una volta afferrato cosa funzionasse così bene, ho incorporato quegli elementi nel mio stile naturale e mi sono buttato.

Conosco bene Chris Samnee, con cui ho collaborato spesso. Abbiamo parlato della mia volontà di mantenere il tono estetico e mi ha aiutato molto sapere a memoria cosa gli piace e cosa no, conoscere da vicino le sue abitudini.

Così come mi ha aiutato avere già un’idea degli obiettivi che avevo in mente, in parte codificati da chi era giunto prima di me. Alcuni trovano difficile adattarsi a un’atmosfera visiva altrui o già stabilita. Per me non è così. Mi è servito a non correre rischi inutili. Ovviamente ho inserito degli elementi molto personali nella mia colorazione, ma diciamo che avere un riferimento forte è stato comodo.

10. Ikari (Devil & i Cavalieri Marvel, Daredevil vol. 3 #23 - 27)Se qualche difficoltà ha trovato, Wilson la identifica nel doversi occupare di storie molto realistiche. Abituato a mondi di fantascienza, ambientazioni spaziali e sorprendenti, passare ai vicoli e alle strade di Hell’s Kitchen poteva essere uno shock. Ha dovuto cambiare le proprie abitudini: la scelta dei colori da utilizzare per un panorama del genere è molto più delicata rispetto a una battaglia tra navi spaziali con laser saettanti.

Di nuovo, mi ha soccorso il fatto che fosse Chris il disegnatore. Lui ragiona anche con le luci in termini narrativi e drammatici. Con un lavoro sulle matite così ben strutturato da cui partire, ho trovato facilmente l’ispirazione e il mio compito è risultato non solo più facile, ma anche più bello in termini estetici.

Il colore distintivo di Daredevil lo abbiamo gestito un po’ come fanno su Hellboy alla Dark Horse, puntando sulla sua potenza iconica invece che sul realismo cromatico: il personaggio è sempre in rosso, a prescindere dalle condizioni di illuminazione dei dintorni.

A volte il rosso che ho usato aveva più magenta che giallo o viceversa, ma le variazioni sono minime ed era quasi sempre un colore saturo. Questo ha aiutato molto soprattutto nelle scene di azione di Daredevil, che fa le sue acrobazie in risalto su uno sfondo desaturato, il che lo rende più facile da seguire.

Daredevil, Matt Wilson 03

Wilson ha parlato anche delle palette, di volta in volta basate sul colore dominante del personaggio o su quello di un elemento della storia. Nel caso delle storie con l’Uomo Porpora e la sua famiglia, ad esempio, ci sono stati degli adattamenti in tal senso.

In quel caso ho deciso per uno schema ternario di viola, verde e arancione, tre colori equidistanti fra loro nello spettro e che funzionano bene assieme: il viola per i personaggi, un arancio molto caldo per le luci di scena e verdi molto freddi per gli sfondi degli interni. In altri casi ho fatto scelte diverse, cercando di adattarmi alle situazioni. L’intento è sempre quello di rendere il racconto più fluido, dando una direzione precisa al mio lavoro.

 

 

 

Fonte: Newsarama