Vi abbiamo già parlato di Vision: Director’s Cut, la nuova edizione del classico contemporaneo firmato da Tom KingGabriel Hernandez Walta e Michael Walsh. In questo articolo vi proponiamo le dichiarazioni di una componente fondamentale del successo della serie: la colorista Jordie Bellaire, ormai considerata una delle principali artiste del colore del Fumetto americano.

 

Vision #7, anteprima 01

Credo che il nuovo look di Visione, diverso rispetto a quello classico, più sgargiante, sia frutto soprattutto del grande lavoro di Gabriel Walta, del suo uso dei chiaroscuri e dell’uso delle nuove tecnologie di colorazione. Programmi come Photoshop permettono di creare effetti cromatici più sottili e sottotraccia.

Come team creativo, non abbiamo subito l’imposizione di usare il vecchio look, con colori brillanti. Potevamo utilizzarlo, come fatto nei flashback, ma avevamo libertà di sperimentare con tecniche e colori.

Avendo già lavorato con Gabriel su una grande storia come Magneto, ero preparata a lavorare con lui e non ci ho messo molto a capire come gestire la cosa, già durante le operazioni di studio del personaggio. Ragioniamo in maniera molto simile. Entrambi traiamo ispirazione dai film, soprattutto dai fratelli Coen, per il loro uso eccellente della semplicità di composizione e del colore. Anche lavorare con Tom King è stato un sogno. Ci ha lasciato enorme libertà e mi ha concesso di utilizzare i toni e le atmosfere che preferivo, fidandosi moltissimo del mio gusto.

Anche il lavoro sulle texture è merito soprattutto di Gabriel. Ha una tecnica davvero unica. Mi congratulo con la Marvel per averlo ingaggiato su una serie di così alto profilo, come questa. Anni fa non sarebbe successo, probabilmente. La sua arte è quel che rende questa serie un successo così incredibile, assieme all’impeccabile narrazione di Tom. Il che ha reso molto facile il mio lavoro, dato che li rispetto entrambi moltissimo.

 

La Bellaire ha dichiarato che le parti di flashback sono state le sue preferite da colorare. Grazie alla bellezza del personaggio di Agatha, di Virginia e della tecnica particolare con cui sono stati ritratti i ricordi di un androide.

 

Questa vicenda è raccontata come una tragedia. Una storia che parla della normalità, del dramma che rappresenta e della voglia di appartenere a qualcosa. Credo che parecchie persone l’abbiano trovata emozionate perché moltissimi di noi, segretamente, provano qualcosa di simile: il bisogno di sentirsi accettati, amati, rispettati, ma di essere se stessi, fedeli alla propria identità. Si tratta di un lavoro molto profondo e impegnato, nel panorama attuale dei supereroi. Ci siamo calati con convinzione nella parte oscura dell’animo, in maniera inaspettata.

 

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Fonte: Marvel