Karla Pacheco, sceneggiatrice di titoli come Spider-Woman e Fantastic Four 2099 è stata ospite della rubrica Marvel’s Voices, lo spazio del sito ufficiale della Casa delle Idee dove i vari autori possono proporre riflessioni più approfondite o piccoli saggi sul loro lavoro, i loro processi creativi o sui temi più disparati che ritengono importante condividere coi loro lettori.

La Pacheco ha deciso di usare il suo spazio per una riflessione sulla diversità e sulla rappresentazione delle figure BIPOC (“Black, Indigenous, and people of color“), categoria a cui lei stessa appartiene, e di cui riportiamo il testo integrale di seguito:

 

“Quindi… da dove vieni di preciso?”

“Essenzialmente dal Kansas! Anche se ho vissuto a Chicago, New York, Washington…”

“No. Intendevo tu. Le tue origini.”

 “Ah.”

È una domanda che ti fanno spesso, quando il tuo aspetto fisico e i tuoi lineamenti confondono la gente. Per essere più chiari, la gente che me lo domanda è raramente interessata ai miei pensieri, o alla cultura del mio stato o della mia città natale. Vedono i miei tratti, la mia carnagione, il mio cognome e non capendo immediatamente in qualche casella collocarmi e spuntano “altri”, sondano l’argomento in cerca di risposte. Quando ero più giovane rispondevo scherzando: “Una parte della mia famiglia era venuta con la Pinta, la Niña e la Santa María, un’altra era venuta sulla Mayflower e il resto era già qui.

Invecchiando, mi sono stancata di spiegare una storia di famiglia e un retaggio da cui, per buona parte della mia vita, ero rimasta separata. A un certo punto ero tornata a rispondere semplicemente “dal Kansas”, per poi rimanere a fissare l’interlocutore finché non si sentiva tanto a disagio quanto me.

Per la maggior parte degli individui multirazziali o multietnici, l’identità può essere qualcosa di complicato. La vita in famiglia non serviva a fare più chiarezza. Quando partecipavo a una riunione del lato materno in Kansas, vedevo dei frammenti di me stessa riflessi nei volti dei miei cugini, ma soltanto frammenti. Avevamo lo stesso mento, la stessa risata chioccia, ma io spiccavo come un pollice marrone. A molti di noi è stato chiesto in vari modi “Che cosa sei?” per tutta la vita. Personalmente, la mia risposta è sempre stata “È complicato.” Quella sensazione di identità complicate e di storie di famiglia e di retaggi ancora più complicati è uno dei motivi per cui mi identificavo nelle storie e nei personaggi dei fumetti Marvel.

I mutanti, gli incidenti scientifici, gli esperimenti medici fuori controllo, gli alieni e le divinità (a prescindere dalla razza o dalla specie) sono i miei personaggi preferiti. Mi sono sempre piaciuti i personaggi come Wolverine, Spider-Woman, Jessica Jones e Deadpool, personaggi che non appartengono necessariamente all’uno o all’altro lato dell’equazione umana. Alcuni assumono un’identità segreta, altri si nascondono e altri ancora aderiscono a un’organizzazione con lo scopo di proteggere le persone che hanno meno potere di loro. Come me, questi personaggi sono tipi tosti e dalla parlantina sciolta che non sempre sanno quale sia il loro posto, ma sanno chi sono. Alla fine, questi personaggi dimostrano di avere sensazioni complesse, conflitti personali, insicurezze e un nucleo di rabbia legati alle loro circostanze.

Questa è una delle ragioni per cui è stato entusiasmante riversare la mia identità e le mie esperienze di vita come autrice BIPIC nelle mie opere. Dalla fuga di una frustrata Misty Knight alla scoperta di una comunità di compagni esuli in Secret Empire: Brave New World #4, all’espressione delle mie lotte personali con le disabilità fisiche in Fearless #2, sono sempre riuscita a espandere l’Universo Marvel scrivendo storie di personaggi dai background diversi, le cui identità sono una parte naturale della storia e un riflesso del mondo attorno a noi… anche se si tratta di un futuro distopico come in Fantastic Four 2099.

Oggi sono davvero fiera ed entusiasta di vedere non solo il mio lavoro, ma quello di così tanti autori BIPOC riflettere la loro cultura, le loro storie e i loro background nei fumetti che tutti conosciamo e amiamo. Per esempio, avere un albo come Marvel’s Voices: Indigenous Voices #1, e vedere autori BIPOC come Rebecca Roanhorse, Darcie Little Badger e il mio “cugino” del Nordovest Pacifico Jeffrey Veregge offrire la loro incredibile interpretazione dei miei eroi preferiti non solo mi diverte, ma genera in me una forte sensazione di orgoglio, nonché la sensazione di appartenere a una comunità da cui mi sono sempre sentita separata. Questo è il vero potere non solo della narrazione, ma anche della rappresentazione.

Quindi… per rispondere alla domanda:

“Da dove vieni?”

Dal Kansas, sì. Ma anche da Wundagore, Asgard, Krakoa, Latveria e Wakanda.

“Cosa sei?”  Sono quella che rende il vostro mondo più grande, più colorato, più doloroso, più gioioso e reale… e questo include l’Universo Marvel e i personaggi che amo così tanto.

 

 

Fonte: Marvel