Parla Kelly Thompson, sceneggiatrice che si sta prendendo sempre più responsabilità alla Marvel. Captain Marvel, ovviamente sulla bocca di tutti in questi giorni, dopo l’uscita del film, Uncanny X-Men, Rogue & GambitMr. and Mrs. X sono i titoli principali a cui è legato il suo nome, firma anche di A-Force e Hawkeye, Jessica Jones e West Coast Avengers.

Il sito ufficiale della Casa delle Idee l’ha intervistata riguardo la sua storia, la sua carriera, la sua identità di sceneggiatrice.

 

Rogue & Gambit #2, copertina di Kris Anka

Il mio accesso al Fumetto è avvenuto per due vie. Leggevo Archie, e credo che sia stato importante, perché mi ha insegnato sin da quando ero ragazzina come si leggono i fumetti, decisamente un ostacolo per moltissimi che si avvicinano al nostro linguaggio più tardi. L’altra via è stata un cartone animato. Come moltissimi, a una certa età mi sono appassionata alla serie degli X-Men che mi ha gettata poi nel mondo delle pubblicazioni mensili. Uno sguardo al cartone e mi innamorai. Gli albi seguirono poco dopo.

Sono sempre stata, e anche oggi lo sono, interessata ai reietti, alle famiglie adottive, a quelle che ci creiamo noi. Credo che gli X-Men siano un’incarnazione di tutto questo, migliore di quasi ogni altro personaggio. E che per un adolescente questo sia un concetto facile con cui relazionarsi.

La prima volta che ho visto Rogue in costume, mentre prendeva a pugni una sentinella attraverso un supermercato, mi sono innamorata di lei. E quella relazione non ha fatto che intensificarsi quando divenni lettrice di fumetti. Cosa c’è di più vicino a un’adolescente di una donna che si sente intoccabile e del tutto sola?

Ho desiderato essere una scrittrice dacché ho dei ricordi. Quando avevo sei o sette anni ho scritto questa storia che parlava di due sorelle sirene e poi, insoddisfatta del solo testo, l’ho resa un vero e proprio libro con delle piccole copertine fatte da me. Credo che, fin da quando ero bambina, il desiderio non sia stato solo quello di raccontare ma proprio di pubblicare, condividere le mie storie. Non so da dove sia scaturito, solo che sono molto grata di averlo. Non ricordo un periodo in cui non abbia sognato di creare qualcosa. Molta gente va in cerca per tutta la vita di qualcosa che ama, che l’appassioni. Alcuni non la trovano mai.

 

Dopo un poco entusiasmante e poco proficuo percorso universitario in graphic design, la Thompson ha lasciato gli studi per iniziare a scrivere, non per lavoro ma per passione, senza pensare che questa potesse diventare la sua professione. I romanzi Young Adult sono stati le sue prime prove. Poi il trasferimento a Los Angeles e alcuni incarichi come realizzatrice di storyboard, fino alla sua prima graphic novel indipendente, Heart in a Box, che l’ha introdotta nuovamente al mondo del Fumetto. In cui è rimasta anche come critica.

 

Credo che nulla possa insegnarti a scrivere buoni fumetti come leggere un sacco di buoni fumetti e un sacco di pessimi fumetti, con il compito poi di recensirli. Ti porta ad esaminare il lavoro che funziona e quello che non lo fa. Ora, a rileggere alcune delle recensioni che scrivevo mi viene il voltastomaco, ma non cambierei nulla di quel che ho fatto, perché mi ha davvero aiutato a formarmi come scrittrice. Inoltre, ho intervistato un sacco di bravi artisti che mi hanno dato un sacco di consigli.

Io, Matt Rosenberg e Ed Brisson siamo grandi amici, sono due dei migliori, due persone con cui amo lavorare, quindi sono molto felice di aver scritto con loro Uncanny X-Men. Solo dopo aver accettato l’incarico mi sono resa conto che lavorare con due cari amici potesse essere rischioso: e se le cose fossero andate malissimo e avessimo iniziato a detestarci? Fortunatamente è andata diversamente.

 

Uncanny X-Men #1, copertina di Leinil Francis Yu

 

 

Fonte: Marvel