La formula era già stata collaudata con successo nella miniserie Spider-Man: Life Story. Un capitolo per decennio, dalle origini ai giorni nostri, che raccontasse attraverso un filo conduttore la crescita e l’evoluzione del protagonista nell’arco della sua carriera. Ora tocca alla Prima Famiglia Marvel raccontare la propria saga collegando tra loro le pietre miliari che hanno toccato nel corso dei decenni. La miniserie di sei numeri Fantastic Four: Life Story, curata dal team creativo composto da Mark Russell e Sean Izaakse, rivisita la storia della famiglia di Reed Richards come se fosse un grande adattamento cinematografico, prendendo gli elementi e i personaggi base e fondendoli in una nuova presentazione stilistica che metta in evidenza i temi centrali, magari impartendo una nuova risonanza alle storie classiche.

E tra i temi cari ai Fantastici Quattro non possono mancare quelli legati alla famiglia, alla disfunzionalità e alla sopravvivenza. Russell presenta così la sua opera:

 

Fantastic Four: Life Story #1, copertina di Daniel Acuña

Russell – Una delle cose che amo di Fantastic Four è che tratti prima di tutto i rapporti tra i personaggi, piuttosto che i loro poteri. Ma un ingrediente chiave di ogni relazione è il tempo, dove “tempo” è un’altra parola per indicare la posta in gioco. Quindi avere la possibilità di mostrarli mentre invecchiano in tempo reale e lasciare che i loro rapporti si evolvano in modo significativo in sei numeri conferisce alla loro storia una dimensione extra, io credo.

È un’opera leggermente diversa dalla maggior parte delle mie perché non è apertamente satirica. Fantastic Four: Life Story parla soprattutto del modo in cui un trauma crei una famiglia di sopravvissuti, e di come la nostra famiglia non sia necessariamente composta dalle persone che scegliamo; anzi, a volte non riusciamo davvero a sopportare di avercele sempre intorno, ma restano comunque una famiglia semplicemente perché ci capiscono meglio degli altri. Quindi questa storia parla più di come questi personaggi crescano insieme e si separino dopo essere sopravvissuti a uno strano incidente che li ha legati per il resto delle loro vite. Probabilmente è una storia più emotiva di quanto i lettori si aspettino.

Fantastic Four: Life Story, copertina di Sean Izaakse

Nessuno che scriveva le storie dei Fantastici Quattro negli anni 60 ha pensato: “Bene, questa è una storia sui Fantastici Quattro ambientati negli anni 60”. O negli anni 70, 80, eccetera. Non hanno collocato consapevolmente i personaggi in un punto preciso della storia perché non era ancora storia. Quindi nel realizzare un progetto come questo io posso farlo in modo più intenzionale. Posso guardare al passato con il senno di poi, scegliere gli eventi e gli atteggiamenti che sono stati importanti per quei decenni, l’influenza che hanno avuto negli anni a venire, e ho permesso ai Fantastici Quattro di vivere nel mondo di quell’epoca. Potremmo dire che la prima metà della serie parla di come il mondo, in quei tempi mutevoli, abbia influenzato i Fantastici Quattro. La seconda metà parla invece di come i Fantastici Quattro abbiano cambiato il mondo.

Fantastic Four: Life Story, copertina di Sean Izaakse

Per me è una storia di famiglia costruita sulla sopravvivenza. Questi personaggi devono affrontare le conseguenze di un disastro che ha fatto deragliare le loro vite e allo stesso tempo li ha trasformati in alcuni degli individui più celeberrimi del pianeta. È come se fossero sopravvissuti a un incidente aereo e fossero diventati i Beatles nello stesso giorno. Quindi, che lo vogliano o no, non hanno nessuno a cui rivolgersi se non gli uni agli altri per dare un senso alla loro strana tragedia. Sono stati molto fortunati a ottenere dei poteri diversi che si completino a vicenda, invece di diventare semplicemente quattro Torce Umane. Avere questi poteri complementari mi dà l’opportunità di metterli in situazioni in cui non sai mai chi risulterà decisivo.

L’invisibilità di Susan potrebbe sembrare il meno utile tra i poteri in termini di potenza, ma esistono situazioni in cui è immensamente più prezioso degli altri. Per di più ti consente di giocare con la mente del tuo avversario in un modo che gli altri non fanno. Sue potrebbe essere nella sua stessa stanza nella sua forma invisibile, oppure potrebbe essere da qualche altra parte a fare qualcosa di completamente diverso. Quindi i loro poteri complementari aumentano esponenzialmente il numero di situazioni in cui qualcuno si rivelerà risolutivo.

Quello che spero è che i lettori abbiano la sensazione di leggere una serie non solo sui personaggi che amano, ma un racconto generazionale su una famiglia e su come i suoi componenti si siano aiutati a vicenda a sopravvivere.

 

 

 

Fonte: Newsarama