Max Bemis parla di Moon Knight, eroe Marvel alle prese con personalità multipla e mente ossessiva, sempre in difficoltà a distinguere realtà e psicosi, eletto del dio egizio della Luna, Khonshu. Lo sceneggiatore ha parlato delle trame attualmente in corso e della sua visione del personaggio. Ecco le sue dichiarazioni più significative:

 

Moon Knight #196, copertina di Becky Cloonan

Non ho un piano vero e proprio in mente per le storie. Tendo a non pianificare molto. La vicenda mi viene in mente a singhiozzi, e molto è improvvisato. C’è una componente di struttura su cui devo per forza lavorare, in quanto scrittore professionista, ma penso che tutti i piani che abbiamo fatto siano insiti nel primo numero.

Ho lavorato a stretto contato con i miei editor, Jake Thomas e Axel Alonso, e il risultato è che sono riuscito a dire la mia sulla serie. Sono un enorme fan di Moon Knight, soprattutto delle storie di Warren Ellis, che credo siano la vetta del personaggio. Quindi voglio scrivere il miglior fumetto possibile.

All’inizio di questo arco narrativo, Marc era semplicemente un padre che cerca di vivere una vita da padre. E uno bravo. Non so se sia migliore di me, ma è un bravo papà e sono molto orgoglioso di lui. Si tratta però di un individuo ossessionato, quindi essere un padre può far paura e volevo che questo emergesse tramite la figura di Moon Knight. Dato che ho affrontato problemi mentali e traumi personali, credo che Marc ami Diatrice e spero che continui in futuro.

 

Bemis parla del rapporto tra Spector e Diatrice come di una versione un po’ variata di quello tra lui e sua figlia. Persino alcuni dialoghi sono direttamente ispirati alla vita reale. Attualmente, l’antagonista principale di Moon Knight si chiama Collective, una mente collettiva frutto di un esperimento fallito che sta intrappolando le personalità di Marc. Anche questa idea viene dal passato di Bemis, che ha visto il concetto di collettivismo utilizzato in forme incredibilmente egoiste, in passato, che ne hanno spesso inquinato le intenzioni più pure e generose.

 

Vivevo a Brooklyn quando è stata completamente gentrificata e quasi resa uno scherzo, invece che un luogo incredibile e vitale. Una cosa che mi faceva schifo e di cui infatti ho spesso cantato nei miei dischi, parlando della sensazione che lo spirito punk del quartiere venisse utilizzato per ragioni divisive, invece che in cerca di unità e comunità. Per me, Collective riflette questo concetto.

La personalità che più mi piace di Moon Knight è quella di Jake. C’è una parte di me che è davvero molto distante da lui, ma resta una parte fondamentale dell’equazione che è l’identità del personaggio e non sapevo che me ne sarei innamorato tanto, scrivendolo. Mi ha colpito molto in fretta, perché è una specie di stereotipo di quel che rappresenta.

 

Bemis paragona Jake a Matches Malone, l’identità civile alternativa di Bruce Wayne.

 

Jake è l’opposto del Marc Spector originale, a suo modo, ma in un certo modo potrebbe anche essere più compassionevole di lui. Può essere un tipo piuttosto oscuro, a volte, e nella mia visione di lui è qualcuno che, quando non lo vediamo, fa cose che probabilmente troveremmo terribili e ingiustificabili. Adoro il fatto che ci sia una parte di lui che scende a compromessi con la morale, pur di fare quel che deve.

Secondo me, esiste da qualche parte il vero Marc Spector, e credo che sia la sua personalità principale. Lui è la somma di tutte quante, ma c’è un nucleo nella sua identità che è rappresentato dal modo in cui appare a se stesso nella propria mente. Tutto il resto fa certamente parte di lui, ma c’è una componente che è imbevuta di coscienza superiore e potere. E il bello è che non è Khonshu, ma lui in persona.

 

Bemis considera Moon Knight uno dei più grandi personaggi della Marvel, anche se certamente abita gli ambienti più bizzarri del suo universo narrativo.

 

Moon Knight è uno di quei personaggi che cerchi, da fan della Marvel, quando vuoi quasi sentirti fuori posto, non a tuo agio. Per me, a un certo livello, somiglia a Batman. Quando leggi le sue storie, adori il fatto che sia un pazzo f****to, come me del resto. E adoro il fatto che la Marvel abbia accettato la malattia mentale come una componente importante delle sue storie. E credo che non sia da oggi.

Anche da ragazzino, a prescindere da Moon Knight, leggevo le storie Marvel sapendo di avere un disturbo bipolare, e pensavo che Norman Osborn non fosse cattivo in quanto pazzo, ma cattivo e basta. Saper distinguere tra una persona buona, ma folle, e una persona malvagia è una cosa grandiosa. Per questo mi sono sempre immedesimato molto in Moon Knight e spero di aver dato il mio contributo.

 

 

 

Fonte: Newsarama